«Scialla!» (Stai sereno in slang romanesco) è sempre stato il suo stile di vita, almeno fino a quando quell’esortazione non è diventata anche il titolo del suo fortunato esordio al cinema. Una passione «nata per caso ma coltivata ogni giorno» e trasformatasi in un’autentica rivelazione per questo 20enne (li compirà il prossimo 13 ottobre) che grazie al cinema sembra aver finalmente trovato la sua strada. Filippo Scicchitano non è mai riuscito a far decollare la carriera scolastica (dopo averne cambiati diversi, ha definitivamente lasciato il liceo) né la calcistica (maglia numero 16, ala sinistra), ma ora si tiene stretta quella d’attore: «Voglio continuare a fare questo lavoro, perché mi sta dando molte soddisfazioni». Tra le quali l’aver già calcato i prestigiosi red carpet di Venezia e Roma, incassando gli applausi di Nanni Moretti per il citato Scialla! e convincendo la critica con Un giorno speciale di Cristina Comencini.
Questo mese torna al cinema da protagonista nell’adattamento del bestseller di Alessandro D’Avenia, Bianca come il latte, rossa come il sangue, dove interpreta Leo, studente svogliato che si innamora di Beatrice, malata di leucemia. «Per fortuna è un’esperienza che non ho mai vissuto, anche perché credo sarebbe devastante» ci racconta quando lo incontriamo per parlare del film. Appena in tempo, visto che è in partenza per il Cile dove sarà ambientato il suo prossimo progetto, «l’opera prima di Alessandro Lunardelli, Il mondo fino in fondo, dove esplorerò la Patagonia insieme a Luca Marinelli (La solitudine dei numeri primi, ndr)».
Come è possibile che quando si trattava di mettersi sui libri la voglia non c’era e ora sei uno stacanovista?
(ride) «Be’, di positivo c’è che la mia insofferenza nei confronti della scuola mi è stata utile per costruire sia il protagonista di Scialla!, Luca, sia Leo».
Ma loro non ti hanno fatto tornare un po’ di voglia di studiare?
«Sono sempre stato una persona curiosa, però il cinema richiede disciplina, passione, dedizione: tutte caratteristiche che non pensavo di avere e che ho applicato anche ad altri aspetti della mia vita, riprendendo discorsi “momentaneamente interrotti”».
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(Foto di: Loris T. Zambelli-Photomovie)
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