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Francis Ford Coppola presenta Megalopolis a Roma: «Fare arte senza correre rischi è come fare figli senza sesso»

Nella sua Masterclass alla Festa del Cinema di Roma il cineasta svela ai giovani aspiranti registi i suoi segreti, dal processo di scrittura della sceneggiatura al lavoro con gli attori

Francis Ford Coppola presenta Megalopolis a Roma: «Fare arte senza correre rischi è come fare figli senza sesso»

Nella sua Masterclass alla Festa del Cinema di Roma il cineasta svela ai giovani aspiranti registi i suoi segreti, dal processo di scrittura della sceneggiatura al lavoro con gli attori

Francis Ford Coppola a Roma

Francis Ford Coppola arriva alla Festa del Cinema di Roma 2024 e nell’ambito della sezione indipendente Alice nella Città, dedicata alle giovani generazioni, non si è limitato a presentare il suo nuovo film Megalopolis (qui la nostra recensione dal Festival di Cannes) ma ha scelto di incontrare proprio i giovani studenti delle università e le accademie in una speciale Masterclass all’Auditorium – Parco della Musica Ennio Morricone.

Ma non chiamatelo Maestro: il leggendario cineasta italo-americano resta convinto che l’arte cinematografica sia ancora troppo giovane perché lui possa essere definito tale, e soprattutto che «il migliore insegnante resta sempre uno studente». E così, con lo spirito di chi non ha mai smesso di sperimentare e cercare costantemente nuove e più ardite sfide – come dimostra per altro il suo controverso, debordante e imperdibile ultimo lavoro – il regista procede a svelare i suoi più preziosi trucchi del mestiere.

«Le due componenti essenziali del cinema e il teatro sono la recitazione e la scrittura. Sappiamo che l’acqua è fatta di idrogeno e ossigeno e così allo stesso modo il cinema è fatto di queste due parti essenziali. Orson Welles diceva che puoi imparare le basi per fare cinema in un weekend, ma ci vuole il una vita intera per imparare queste due cose, scrivere e recitare. La cosa bella però è che più le fai e meglio diventi». Inizia così la Masterclass di Francis Ford Coppola, che si concede solo un breve sguardo al passato per dedicarsi poi totalmente all’idea di dare i giusti consigli a chi aspira a diventare un regista o un interprete.

«Quando avevo la vostra età studiavo teatro e volevo dirigere. Ho cominciato a diciassette anni e avevo un certo successo mentre ero al college, ma non avevo soldi e non avevo una ragazza, passavo il tempo a seguire le prove. Ho conosciuto Ėjzenštejn perché sono entrato per caso al cinema più vicino, non avevo idea di chi fosse. Ma lì ho capito che volevo fare film come quelli e tutto è cambiato. La mia carriera è iniziata per uno straordinario colpo di fortuna. In inglese si dice “Catching lighting in a bottle” [Letteralmente chiudere un fulmine in una bottiglia, assimilabile al nostro trovare la pentola d’oro alla fine dell’arcobaleno N.d.T.].

Il padrino era molto classico, simile a un dramma shakespeariano, e Apocalypse Now era l’esatto opposto. Ogni film che ho fatto aveva uno stile diverso. Questo mi ha permesso di arrivare fino a Megalopolis. So come si fa un gangster movie, ma quando ti cimenti con un film che non sai fare diventa il film stesso il tuo collaboratore, è lui a dirti come vuole essere fatto, in che direzione vuole che tu vada. E questo è quello che mi è successo con Apocalypse Now, Un Sogno Lungo un Giorno e adesso con Megalopolis».

«Non cominciate con i cortometraggi, il pubblico vedrà il vostro lavoro dopo otto mesi o perfino un anno. Piuttosto provate a dirigere uno spettacolo teatrale, un atto unico, anche con poche persone, uno o due personaggi in scena. Invitate il pubblico e capirete subito la loro reazione nei nostri confronti. I più grandi drammaturghi hanno fatto in questo modo» consiglia Coppola ai giovani. «Scrivere è qualcosa che bisogna fare tutti i giorni, nello stesso posto alla stessa ora. Il segreto è sapere cosa sia meglio per te. Io preferisco la mattina molto presto perché nessuno ha ancora ferito i miei sentimenti! Quando scrivi il tuo corpo secerne degli enzimi che ti portano a odiare quello che stai scrivendo. Perciò vi consiglio di scrivere almeno sei pagine al giorno, giratele e non leggetele. Il giorno dopo ancora sei. Quando arrivate a un centinaio leggetele tutte. Se iniziate a riscrivere non arriverete mai lontano. È molto importante non giudicare e non riscrivere finché non arrivate a buon punto. Quello che voglio dire è che dovreste scrivere senza mai giudicarvi».
 
«I registi di maggior successo da dove arrivano? Sono gli attori. Dagli albori del cinema gli attori sono diventati i migliori registi – prosegue Francis Ford Coppola. «Quello che amo fare con il cast è mettere tutti seduti intorno a un tavolo. Stiamo giocando, ci stiamo divertendo, e durante le prove nessuno può fare niente di sbagliato. Non usiamo neanche la sceneggiatura ma facciamo dei giochi. Amo fare improvvisazione. Voglio dare agli attori dei ricordi che appartengano al loro personaggio. Impongo solo di parlare in prima persona. Ho scoperto questo metodo mentre giravo Il Padrino. Tutti avevano paura di Marlon Brando… e io per primo! Abbiamo fatto una cena, mia sorella ha portato il cibo a tavola e credo questo abbia portato gli attori a conoscersi. Per questo uso sempre cibo o musica o danza, qualcosa che coinvolga i sensi nelle prove. Mangiando insieme realizziamo una scena. Deve essere divertente, noi esseri umani siamo il nostro meglio quando stiamo giocando. Non a caso in inglese si dice play».
 
«Nel futuro non ci saranno regole, sono sempre gli artisti che rompono le regole quelli che durano più a lungo nel tempo. Voi vivrete ancora una lunga vita, a meno che non finiate sotto un autobus vivrete almeno ancora cento anni e i vostri figli centocinquanta. Il cinema che faranno i vostri nipoti sarà molto diverso da Spider-Man e il cinema di oggi. Per questo per me… Fare arte senza rischi è come fare figli senza fare sesso» conclude Francis Ford Coppola, dopo aver stupito tutti coinvolgendo materialmente alcuni studenti di recitazione presenti in sala in una dei suoi fantastici giochi di improvvisazione. E quando è costretto a lasciarci, non può che salutarci con queste parole: «Ho ottantacinque anni e spero di vivere abbastanza a lungo per fare i film che nessuno vuole produrre. Nessuno voleva Apocalypse Now e viene proiettato ancora oggi. Essere nel film business non mi interessa, voglio fare film come forma d’arte».
 
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