In occasione dei venticinque anni della graphic novel 300, pubblicata nel 1998, Frank Miller è stato protagonista di un incontro mattiniero al Lucca Comics & Games, presso il Teatro del Giglio e condotto dal grande illustratore Simone Bianchi. Questi gli stralci più significativi della chiacchierata:
Quando è nato tutto
«Nel 1964, a sette anni, ho visto il film L’eroe di Sparta. Poi l’ho rivisto molte altre volte, l’ultima delle quali con mio padre e mio fratello al cinema. Di solito gli eroi, nei film, vivevano; qui invece gli eroi morivano, era uno shock. Mio fratello chiese a mio padre: “Ma sono morti?”. E mio padre disse “Ho paura di sì”. In quel momento l’intero mio approccio a come raccontare storie è cambiato. Un eroe non è un calciatore che deve vincere una partita, è qualcuno che fa la cosa giusta a ogni costo».
Il processo di scrittura
«Per prima cosa dovevo decidere come presentare il tutto. La battaglia dura tre giorni. Ma prima e dopo c’erano tanto storie da raccontare che erano il fulcro emotivo di quei tre giorni. Un problema era che non potevo concepirla come la vicenda di un eroe, perché gli eroi erano 300. Quindi dovevo usare il “noi”. Un punto di vista collettivo, come uno sciame di api. Questo ha dato inizio al processo creativo».
Il formato orizzontale delle tavole
«La battaglia avveniva sulla terra, con due eserciti che si correvano incontro, molto grandi, specie quello persiano. Il tutto sullo sfondo di uno spettacolare panorama greco… Ecco perché per dare l’idea dei combattenti e dei movimenti dei guerrieri, quello orizzontale mi sembrava il formato ideale. Ma non solo: anche per mostrare la forma delle armi, le lance, era ideale. Non costruisci una macchina in verticale…».
I fumetti sono anche oggetti
«A scuola feci un test attitudinale. Io sapevo già che volevo fare il fumettista ma il test disse: “architetto o artista”. E infatti ho un approccio molto strutturale all’arte, immagino le storie anche come oggetti, sapendo da principio come si presenteranno alla fine».
L’intelligenza artificiale
«Mi interessa capire cosa possono fare le AI per facilitare certe procedure ma… non credo possano disegnare, creare storie o parlare come un umano. Né tanto meno possono riprodurre i piccoli difetti che ci rendono umani e interessanti».
Fumetto e altri media
«Non considero i media in modo comparativo ma c’è una dignità nel fumetto che va conservata, una comodità “fisica” nel fruirli, nel portarseli appresso, che annulla quella distanza che, ad esempio, i film impongono. Poi ognuno dovrebbe scegliere il media più giusto per la storia che vuole raccontare. Chi scrive o disegna non si deve sentire inferiore agli altri media. Cinema e fumetto sono fratelli, hanno punti di forza e punti deboli, devono convivere senza penalizzarsi a vicenda».
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Foto: Stefania M. D’Alessandro/Getty Images
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