Fumetti da ridere che fanno stare bene
telegram

Fumetti da ridere che fanno stare bene

I nuovi lavori di Gipi e del duo Arnone e Albertini ci ricordano che la risata non è un limite, ma una risorsa. una necessità primordiale che spesso trascuriamo

Fumetti da ridere che fanno stare bene

I nuovi lavori di Gipi e del duo Arnone e Albertini ci ricordano che la risata non è un limite, ma una risorsa. una necessità primordiale che spesso trascuriamo

Abbiamo bisogno di ridere, e non lo sappiamo.

Le uniche storie che vale la pena di leggere non sono le storie che ci parlano di tormenti e oscurità, che ci trascinano giù, nell’abisso dei ricordi e delle tragedie, e che non lasciano il minimo spazio alla speranza. Ci siamo convinti di questa cosa, e chissà perché.

I fumetti di cui abbiamo bisogno sono anche altri; sono quei fumetti che riescono – con una tavola, uno scorcio; anche solo con una battuta – a fotografare la vita per quella che è. E cioè un insieme di alti e bassi, di risate e pianti, di gioia e disperazione. Se manca il bianco, il nero non ha alcun senso. E se il nero non ha senso, non possiamo apprezzare nemmeno la lucentezza del bianco. È così che una storia come quella di Gero Arnone ed Eliana Albertini, La vita della mia ex per come la immagino io, pubblicata da minimum fax, assume un altro ruolo e un altro peso. Leggendola, si ride. E si ride tanto, di gusto, fino a sentire le lacrime agli occhi e i dolori alla pancia.

C’è Arnone che fa Arnone, che usa la sua ironia, il suo sarcasmo, e si getta a capofitto tra qualunquismi e luoghi comuni, e non si tira mai indietro: avanza sempre, a testa alta, menando fendenti e affondi. Freddure, frecciatine, battute. I disegni di Albertini sanno amalgamare i toni, ordinarli, trovare un senso a qualunque cosa. Sono semplici, puliti, immediati. E, a modo loro, equilibrati. Seguono la musica delle parole, e a un certo punto si fanno avanti per sostituirla, per tenerla ferma: bene così, ma ora andiamo avanti noi.

Barbarone sul pianeta delle scimmie erotomani! di Gipi, prodotto da Rulez, è il primo volume di una trilogia, e che meraviglia: ogni vignetta è piena di eccessi e assurdità; è piena di battute e punzecchiature, ed è ricca di una comicità intelligente e mai banale, e di dettagli. Perché Gipi è sempre Gipi, e quindi il disegno e le immagini occupano una posizione privilegiata, di primo piano. Sono la sostanza stessa del racconto. Mentre leggi, guardi; e mentre guardi, senti le voci dei vari personaggi. Tutte diverse e, allo stesso tempo, simili. La fantascienza, qui, è come un ponte. Tra quello che Gipi dice e vuole dire, e anche tra quello che vediamo e alla fine capiamo.

Barbarone è come un viaggio: sia in senso letterale, perché è esattamente ciò che fa il protagonista; sia in senso più sottile e insinuante, perché dall’inizio alla fine il lettore deve prepararsi a cambiare. La risata non è un limite, ma una risorsa. E lo è ovunque, in qualunque linguaggio e formato. Lo è al cinema, in Tv e, ovviamente, lo è nei fumetti. La nostra è una necessità primordiale, che spesso mettiamo meschinamente a tacere con un’alzata di spalle: ora no, ora non è il momento giusto per ridere. E invece sì: dobbiamo sempre ridere, se ne abbiamo la possibilità; e dobbiamo circondarci anche di storie così, esilaranti e acutamente oscene. Perché prendersi troppo sul serio, delle volte, rischia di diventare un peso, una responsabilità, e non uno spunto costruttivo.

Dobbiamo ridere di noi, della nostra pochezza e mediocrità, per poter migliorare.

 

© Rulez (1), © minimum fax (1)

© RIPRODUZIONE RISERVATA