Un’avvertenza: se siete stomaci deboli, se avete meno di 18 anni, se sangue e interiora vi fanno schifo o se amate i film lenti, meditativi e filosofici abbandonate pure qui la lettura. I film di cui vi stiamo per parlare, Deadball e Zombie Ass, sono agli antipodi di tutto quel che vi piace normalmente. Se invece avete coraggio, seguiteci
Follie di Mezzanotte: anche se le proiezioni cominciano in realtà intorno alle 22, il nome di questa sezione del Future Film Festival non potrebbe essere più appropriata. Follie, come quelle che si facevano ai tempi delle grindhouse e dei primi, storici splatter in cui si faceva di tutto per infrangere ogni regola di buonsenso e buongusto. Un tempo questi prodotti arrivavano dall’America, oggi che ci siamo aperti al resto del mondo è il Giappone il Paese a cui guardare se ci si vuole godere un’ora e mezza di arti amputati e fontane di sangue. Quest’anno, il Future ne presentava due. Ecco una piccola recensione in anteprima di entrambi.
Deadball è una produzione Sushi Typhoon: per chi conosce il cinema horror giapponese il nome dovrebbe essere garanzia di qualità, essendo stata fondata (tra gli altri) da Takashi Miike e avendo già prodotto perle come Mutant Girls Squad e Helldriver. Per chi non la conoscesse, si tratta di una casa di produzione dedita a splatter, horror, fantascienza folle e più in generale qualsiasi cosa a base di sangue che possa venire in mente. Nel caso di Deadball, la scusa per il massacro è il baseball: giocato da detenuti in cerca di riscatto sociale, piegato alle esigenze della malvagia preside della scuola, trasformato in uno sport letale in cui la sopravvivenza dei membri della squadra non è data per scontata (anzi). Protagonista e capitano della squadra è un pluriomicida dal lancio letale, che ha abbandonato il baseball dopo la morte del padre e viene convinto a tornare in campo con, ehm, uno stratagemma (che non vi spoilereremo). Il film è quindi la classica storia di sport come riscatto sociale e di violenza giovanile in carcere, ma declinato non solo nel modo più splatter possibile, ma anche – e qui sta la sorpresa – come una vera e propria parodia.
Parodia intesa come messa in scena dei luoghi comuni del genere, esagerati ed esasperati fino a deformarli e trasformarli in elementi di comicità: il protagonista cool-che-di-più-non-si-può che ogni tanto allunga la mano fuori inquadratura e la ritira con una sigaretta tra le dita, la preside cattiva talmente cattiva che diventa nazista, e così via. Lo stesso modus operandi dei vari Hot Shots e Una pallottola spuntata, con frequenti incursioni nella slapstick comedy e nell’autoparodia. Si ride, e si ride tanto, e ci si disgusta, e ci si disgusta tanto, perché il regista Yuday Yamaguchi non si risparmia né mutilazioni né esplosioni di sangue, come è giusto che sia. Ma si fa tutto questo molto bene, perché Deadball gode di una scrittura, di un ritmo e di una regia da grande parodia, scrollandosi di dosso quell’aria amatoriale che hanno spesso produzioni del genere. A fronte di un budget di appena 600.000$ è un mezzo miracolo: se siete fan della Sushi Typhoon, sappiate che siamo dalle parti del miglior film da loro prodotto fino a oggi.
Molto più difficile è parlare di Zombie Ass – Toilet of the Dead, soprattutto perché non esistono termini non volgari o censurabili per descrivere la maggior parte delle cose che succedono nel film. Noboru Iguchi, il regista (già autore di Machine Girl e del succitato Mutant Girls Squad), ha due ossessioni: il corpo femminile e il cosiddetto toilet humor. Per questo film gli è stato offerto un certo budget e assoluta libertà creativa. Iguchi ha deciso di sfruttarla appieno, dando vita a uno degli spettacoli più estremi mai trasmessi su grande schermo.
La storia, prima. Una ragazza che ha perso la sorella cerca di venire a patti con il dolore partendo per un weekend in montagna con un gruppo di conoscenti: l’amica carina, il suo fidanzato tossicomane, il nerd e la supermodella, che si è imbarcata nel viaggio per recuperare dallo stomaco delle trote di montagna un paio di parassiti intestinali. «Così non ingrasserò e sarò sempre bellissima» è la giustificazione. Peccato che le sue speranze vadano in fumo quando il verme che ingoia si rivela essere un mostro alieno che, passando per il posteriore, arriva fino al cervello trasformandola in zombie. E peccato che a controllare questi parassiti sia uno scienziato pazzo che vive lì vicino.
A questo punto finisce quello che si può dire sul film senza incorrere nella censura; di mezzo ci sono peti mortali, zombie che vivono immersi in vasche di escrementi, zombie che usano detti escrementi come arma, teste che esplodono e gli immancabili tentacoli. È un’orgia di scatologia e sesso, una scusa per Iguchi per mostrare splendidi deretani femminili tondeggianti squarciati dall’interno da vermi-trivella e per mischiare nudità e disgusto senza alcun freno né dignità. Chi scrive è avvezzo alle cose più estreme mai uscite dal Sol Levante, eppure non ha potuto fare a meno di pensare «questo è davvero troppo» in un paio di momenti. Perché sì, forze Zombie Ass è troppo, e molti lo etichetteranno come un film dimenticabile, fine a se stesso e offensivo. Poi ci saranno i pochi (saggi? Sciocchi?) che lo apprezzeranno, non si faranno respingere dal disgusto e se lo godranno per quello che è: un delirio di sangue, feci e interiora, divertentissimo e anche molto divertito (quando non autocompiaciuto). Di certo, qualcosa che nel cinema occidentale di oggidì non ha alcuna cittadinanza: questo, a modo suo, è già un traguardo.
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