Dal teatro al cinema. Gaetano Bruno, palermitano “nato” dalla compagnia teatrale di Emma Dante (una delle poche registe teatrali conosciute in tutto il mondo) è un attore che nel tempo è cresciuto passando dal teatro al cinema e viceversa. Il suo volto è stato scoperto da Paolo Sorrentino (il regista che sta dirigendo Sean Penn in This is must be the place) mentre stava scegliendo i personaggi de Le conseguenze dell’amore. Bruno, con la passione sincera della professione, è uno dei coprotagonisti di Vallanzasca – L’eroe del male, il film di Michele Placido presentato fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia e che sarà distribuito da Fox il 17 dicembre. Ai lettori di bestmovie.it Gaetano Bruno racconta i segreti del suo mestiere.
Da quando hai iniziato il tuo lavoro di attore?
Gaetano Bruno: Ho frequentato la scuola dello Stabile di Palermo per due anni e subito dopo ho incontrato Emma Dante in un laboratorio teatrale. Poi sono entrato nella compagnia teatrale per un percorso che è durato 8 anni e che si è appena concluso. Ho iniziato con spettacoli come Mpalermu, Carnezzeria, La scimmia al Festino e abbiamo girato i teatri di tutto il mondo, dalla Russia al Venezuela. Il nostro lavoro di attori con Emma Dante era originale: lei portava la sua idea drammaturgica e noi improvvisavamo la storia fino alla stesura di un testo che si formalizzava giorno dopo giorno.
Come sei arrivato al cinema?
Gaetano Bruno: Paolo Sorrentino, insieme a Toni Servillo, venne a vedere Carnezzeria: era il nostro ultimo spettacolo dopo una tourneè di due mesi e noi attori eravamo stanchi. Ci contattò per un ruolo minore: dovevamo essere a Roma il giorno dopo. Trovai un pullmann e feci un viaggio che durò 13 ore. Dopo il provino Sorrentino mi disse: «La parte è tua». Al momento non ci credevo: molti registi ti dicono che sei perfetto e poi spariscono. Ma invece fu così. Per il film, per le persone che lo hanno realizzato, per Toni Servillo, il mio nel cinema è stato decisamente un ingresso fortunato.
Quando sei entrato in Officine Artistiche (agenzia che ha scoperto attori come Alba Rorhwacher, Michele Riondino, n.d.r.)?
Gaetano Bruno: Sei anni fa. Daniele Orazi e Federica Illuminati vennero a vedere, su segnalazione di un amico in comune, Mpalermu al teatro Vascello, uno spettacolo che è un’opera d’arte per la sua semplicità e la sua poetica. Il giorno dopo sono entrato in Officine Artistiche: giorno dopo giorno abbiamo costruito insieme un percorso professionale. Mi fa strano chiamarli i miei agenti: sono convinto che questo lavoro ha un senso se c’è uno scambio e si cammina insieme. Disprezzo individualismi ed egoismi perché mettersi in scena è diverso dalla smania del protagonismo, che invece fa desiderare il controllo sugli altri e avere le luci su di sé. La professione dell’attore acquista senso se nasce dal confronto con tutti gli altri attori, anche se fosse solo un monologo quello che l’artista deve interpretare.
Gaetano Bruno
Di solito sei sempre stato scelto nei film per ruoli da “cattivo”.
Gaetano Bruno: Credo che la sfida sia restituire ai personaggi la loro profondità. Peter Brook diceva che l’attore deve avere un piede nel fango, un pugnale nella mano e lo sguardo alle stelle: l’attore deve mettere in scena l’umanità, la poesia e le miserie che l’essere umano racchiude. Sono stati vari i ruoli che mi hanno affidato. Sono stato un rapinatore vigliacco killer ne La doppia ora, un perdente della malavita ne Il dolce e l’amaro, poi con Giuseppe Tornatore ho cambiato registro e sono diventato sindacalista in Baaria, mentre Francesca Comencini mi ha scelto come medico ne Lo spazio bianco. Il lavoro attoriale più interessante è quello di confrontarsi con personaggi lontani dal mio mondo. Cosa vuole raccontare la storia, il mio personaggio: è questo che mi interessa.
Attore di teatro e di cinema: quali sono le differenze principali per te?
Gaetano Bruno: Il teatro è una saetta che parte durante lo spettacolo e poi arriva a destinazione. Il cinema è uno strumento con il quale devi imparare a mantenere la concentrazione su più livelli e stare attento a tutto quello che ti circonda: l’ho capito durante le riprese de Il dolce e l’amaro. In una scena importante avevamo un forte confronto verbale con Luigi Lo Cascio e il regista mi dava indicazioni, mentre la parrucchiera mi sistemava i capelli e la sarta mi cuciva un bottone. Nel teatro hai le prove e lo spettacolo evolve di sera in sera. Credo che la vera dimensione dell’attore sia quella di dividersi tra teatro e cinema.
E in Vallanzasca?
Gaetano Bruno: Il mio ruolo è quello di Fausto, un amico di infanzia che viene reclutato da Renato Vallanzasca per costruire il suo percorso criminale. Essere al fianco di Kim Rossi Stuart e vedere la sua concentrazione, la sua abnegazione totale rispetto a quello che si stava facendo è stata un’esperienza bellissima.
Progetti futuri?
Gaetano Bruno: Per ora sto scrivendo un progetto teatrale insieme all’attrice Ersilia Lombardo. Sarà il nostro primo spettacolo da registi.