Ghostbusters: abbiamo intervistato il regista di Minaccia glaciale, il nuovo capitolo in arrivo l'11 aprile
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Ghostbusters: abbiamo intervistato il regista di Minaccia glaciale, il nuovo capitolo in arrivo l’11 aprile

Il film ci riporta dove tutto ha avuto inizio: nella mitica caserma dei pompieri di New York, dove gli acchiappafantasmi dovranno fare i conti con un nuovo nemico

Ghostbusters: abbiamo intervistato il regista di Minaccia glaciale, il nuovo capitolo in arrivo l’11 aprile

Il film ci riporta dove tutto ha avuto inizio: nella mitica caserma dei pompieri di New York, dove gli acchiappafantasmi dovranno fare i conti con un nuovo nemico

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Per Gil Kenan, sceneggiatore di Ghostbusters: Legacy e regista di Minaccia glaciale, il nuovo film della saga rappresenta un tuffo nel passato che guarda al futuro. I giovani eredi degli acchiappafantasmi tornano a New York, nella celebre caserma dei film originali, scateneranno vecchie e nuove minacce spettrali e faranno la conoscenza dei “real Ghostbusters”. Lo abbiamo intervistato per fare quattro chiacchiere su questa nuova avventura. 

Arriviamo ai mitici Sony Pictures Studios nel cuore di Culver City dove veniamo scortati fino alla “Ghostbusters editing bay”, allestita oltre il cancello della sicurezza, oltre gli uffici amministrativi e oltre la screening room. Scendiamo nel basement dove ci attende, sorridente, il regista Gil Kenan. Ha l’aria da secchione e un look che potrebbe ricordare un giovane Paul Rudd (il protagonista di Ant-Man), anche se ormai è prossimo ai 48 anni. 

Kenan è stato accolto nella famiglia dei Ghostbusters, un’attività che lui definisce «a conduzione famigliare», nel 2021, collaborando alla sceneggiatura di Legacy, sequel ufficiale di Ghostbusters II e arrivato un quinquennio dopo una versione tutta al femminile del film (Ghostbusters, 2016). «Da grande amico di Jason e suo partner creativo, ho avuto il privilegio di essere presente in ogni fase del processo creativo di Legacy e ho potuto osservare l’orgoglio, l’emozione, la gioia che Jason e Ivan hanno provato come padre e figlio nel lavorare a un progetto comune» ci racconta Kenan che ora, con Ghostbusters – Minaccia glaciale, è stato promosso alla regia di un film del franchise.

Purtroppo Minaccia glaciale è anche il primo Ghostbusters senza Ivan Reitman, venuto a mancare nel 2022. Ciò nonostante, anche qui c’è il suo zampino. «Io e Jason – prosegue Kenan– avevamo già in mente la storia di questo film ai tempi di Legacy, sicché siamo riusciti a proporla a Ivan. La sua reazione è stata bellissima e ci ha fatto sentire come se avessimo il vento in poppa, dandoci la sua benedizione. Ora, da regista, posso solo sperare di aver fatto un film di cui poter essere orgoglioso. Jason, come produttore, mi ha sostenuto, protetto e incoraggiato, proprio come suo padre ha fatto con lui».

E allora entriamo un po’ più a fondo nel mondo di Ghostbusters – Minaccia glaciale, che riporta l’ambientazione a New York, nella sede della vecchia stazione dei pompieri del film originale. È da qui che si parte per seguire le avventure dei giovani eredi degli acchiappafantasmi – Callie Spengler (Carrie Coon), Phoebe (Mckenna Grace) e Trevor (Finn Wolfhard) – contro un nuovo nemico.

Iniziamo con una confessione. Com’è iniziata la tua passione per Ghostbusters? E ti ricordi quando l’hai visto per la prima volta?

«Mi sono trasferito a Los Angeles con i miei genitori nel 1984. Avevo sette anni. Quell’estate ci fu uno dei più grandi eventi cinematografici di sempre. Si svolgeva in uno dei più famosi cinema del mondo, il Grauman Chinese Theatre di Hollywood. Avevo un bidone di popcorn e una Coca Cola gigante, cioè il menù del mio primo film americano, Ghostbusters. È stata a tutti gli effetti un’esperienza trasformativa. Ero al contempo terrorizzato, elettrizzato, frizzato. Ho riso, anche se non capivo tutte le battute. Da allora sono rimasto un fan per tutta la vita».

Da dove arrivavi?

«Sono nato a Londra, poi con mamma e papà abbiamo vissuto a Tel Aviv, quindi da un mondo completamente diverso. Aggiungici che stavo imparando l’inglese, per me era tutto nuovo. Tornando al film, ero semplicemente incantato e sedotto dalle immagini: fantasia, horror, commedia, tutti elementi che fanno parte della mia formazione e del mio gusto cinematografico di oggi. Poi, sul più bello, arriva questo mostro, Zuul, un cane terrificante, e che cosa fa? Si trasforma in una donna meravigliosa! Ero al settimo cielo. È lì che ho pensato per la prima volta che il cinema avrebbe potuto essere un lavoro, ciò che il destino aveva in serbo per me».

Come mai ti sei messo in testa che volevi fare film?

«A quell’età non è che pensassi di essere in grado di fare un film, ma avevo capito che era possibile, che era un mestiere. Amavo il cinema e ogni anno che passava guardavo sempre più film. Li studiavo, li esaminavo e ogni volta che vedevo qualcosa di nuovo ed emozionante, ne prendevo nota. Ho cominciato a studiare per capire cosa c’era dietro, quali passi fossero necessari per farne uno, chi fossero le persone che scrivevano le storie, chi muovesse la cinepresa, quali gli attori, chi la musica. Da adolescente ho iniziato a leggere riviste di cinema, a imparare i nomi dei registi dei film che mi piacevano, anche solo per seguirli e capire cosa avrebbero fatto dopo. Tutti questi elementi hanno creato il cinefilo che sono diventato. Ho iniziato a prendere in mano la telecamera e a creare le mie storie, e questo mi ha portato ad andare a scuola e a ottenere i primi lavori fin dall’età di diciassette anni come stagista nelle sale di montaggio, proprio come quella in cui siamo seduti in questo momento. Senza saperlo avevo iniziato un rapporto tra me e il cinema che spero duri tutta la vita, e che dalla gioia di un bambino seduto nel buio della sala è evoluto nel desiderio di volerne realizzare uno».

Veniamo allora a Ghostbusters – Minaccia glaciale. Quali le prerogative rispetto al franchise?

«Di essere originale e portare avanti il mio cinema. Non volevo ripetere quello che era già stato fatto, piuttosto entrare in un universo narrativo a me congeniale, visto il mio amore per l’originale. In ogni caso, sia io che Jason [Reitman, ndr], essendo registi-scrittori, ci siamo avvicinati al film considerandolo come originale. Siamo partiti da una tabula rasa, pur conoscendo i nostri personaggi e le regole a cui dovevano sottostare, e tutto il mondo di Ghostbusters. L’ho considerata come un’opportunità creativa da non perdere. Sapevo che non c’erano aspettative dal punto di vista della direzione della mitologia per quanto riguardava il nostro cattivo e la trama dei nostri eroi. Creare ostacoli ai tuoi personaggi fa parte di quel processo necessario per emozionare il pubblico e tutto è parte del linguaggio visivo che si definisce per immagini da quello che scrivi. Ed è questa la parte più stimolante dell’inizio di un processo creativo, partire da una pagina bianca. Altro elemento di cui eravamo a conoscenza era l’idea di New York congelata, anche se era solo un concetto astratto sulla pagina».

Sapevate che prima o poi sareste tornati a New York?

«Sì, senz’altro. Per Ghostbusters: Legacy dovevamo andare via da New York City per ricontestualizzare cosa significasse per gli acchiappafantasmi essere degli acchiappafantasmi. Quindi era importante concentrarci nuovamente sulle storie e i personaggi della famiglia Springwood, e su Phoebe in particolare, consapevoli di doverci allontanre dall’idea di essere degli acchiappafantasmi. Questo, per definire la linea narrativa e concentrarci sulla storia di quel particolare personaggio. Risolto questo, il compito successivo era… come indirizzarli verso dove volevamo che andassero e farli interagire di nuovo? Farli risalire sul ring e chiedersi cosa significhi essere uno di loro? E ancora più nello specifico, cosa significhi essere un acchiappafantasmi a New York City quando la più grande minaccia mai affrontata è… mi fermo! Lo scoprirete guardando il film».

Anche perchè non credo che Bill Murray, Dan Aykroyd e tutti gli altri sarebbero andati a vivere in Oklahoma, vero?

«Esatto. Quando abbiamo scritto Legacy sapevamo già che c’erano degli spunti narrativi per gli acchiappafantasmi originali che avremmo voluto raccontare dopo. Per esempio, sapevamo che Winston Zeddemore, il personaggio interpretato da Ernie Hudson, aveva un ruolo vitale nel plasmare il futuro percorso degli acchiappafantasmi. Così come sapevamo che il personaggio di Dan Aykroyd, Ray, aveva un grande dono spirituale da condividere con i nostri giovani eroi. Erano input narrativi che avete intravisto in Legacy e che adesso vedrete in Minaccia glaciale, piccoli easter egg che passano da un film all’altro e che ti riportano indietro. Quindi sapevamo che saremmo tornati a New York e che la famosa caserma dei pompieri avrebbe svolto un ruolo importante nel dare una mano alla nostra famiglia a capire il vero significato dell’essere una moderna famiglia di acchiappafantasmi che vive a New York».

Cosa ci puoi dire su Bill Murray?

«Che Peter Venkman arriverà sul più bello, anche se non posso rivelarvi informazioni dettagliate sul suo ruolo e su cosa farà. Certo è che avrà una connessione molto esoterica, distaccata e filosofica à la Peter Venkman, per quanto riguarda quello che gli capiterà».

Minaccia glaciale perché?

«Lo scoprirete guardando il film. Posso solo anticiparvi che la scoperta di un antico oggetto scatena Garraka, una forza malvagia, e i vecchi e i nuovi acchiappafantasmi dovranno unire le proprie forze per proteggere la loro casa e salvare il mondo da una seconda era glaciale».

Mentre per quanto riguarda la musica?

«Sarà una sorpresa. Però posso dirvi che il nostro genio musicale è Dario Marinelli, compositore italiano eccezionale. Una delle prime conversazioni che ho avuto con lui è stata su come convogliare le sonorità di Elmer Bernstein nella nostra colonna sonora… Allora Dario si è rivolto direttamente a Peter Bernstein, il figlio di Elmer, e dopo averlo convinto si è avvalso della sua esperienza professionale e personale per aiutarlo a rintracciare nella partitura originale di suo padre i suoni precisi di alcuni sintetizzatori molto iconici e specifici che erano stati creati appositamente nel 1984».

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