Giffoni Film Festival 2018 risuona sulle note delle hit degli Abba: il 25 luglio è stato presentato in anteprima italiana l’attesissimo sequel Mamma Mia! – Ci risiamo, in uscita nelle sale il 6 settembre.
A incontrare i giurati e i giovani fan sul blue carpet c’era anche l’attore inglese Jeremy Irvine, new entry del ricchissimo cast nel ruolo di Sam da giovane. Il film infatti ci svelerà come la scatenata Donna (interpretata nei flashback da Lily James) ha conosciuto i tre padri di sua figlia Sophie, ovvero Sam, Bill e Harry. «È un film con tanto cuore, coinvolgente a livello emotivo quanto il primo. Tutto il mondo lo sta già adorando!», ha detto ai ragazzi di Giffoni.
Di seguito alcune curiosità sul film emerse durante l’incontro con Jeremy Irvine.
Come è stata l’esperienza di entrare in un cast consolidato come quello di Mamma mia?
«Bellissima, mi sono sentito molto accolto. Conoscevo già il regista perché ci avevo lavorato per il film Now is Good, ma ho anche dovuto affrontare un lungo processo di audizioni per convincere lo studio e ottenere la parte. Sono stato davvero fortunato a lavorare con così grandi attori. In particolare sono un fan di Colin Firth, è veramente un gentleman e adoro come si comporta sul set».
Secondo te come mai anche le nuove generazioni si appassionano alla musica di Mamma mia?
«Abbiamo avuto un’accoglienza davvero entusiasta soprattutto da parte dei giovani, il che è sorprendente. È molto bello contribuire a far conoscere la musica degli Abba anche alle nuove generazioni, ma in fondo Mamma mia! è un film che piace davvero a tutte le età. Credo che parte del merito sia nella ripresa del genere musical avvenuta negli ultimi anni, che permette di avere più budget per fare film di questo tipo, i quali di conseguenza sono di alta qualità. Io stesso non sono mai stato un fan del genere musical, ma ne sono usciti di così belli recentemente che mi sono appassionato».
Che tipo di preparazione hai dovuto affrontare per il ruolo di Sam?
«Ho fatto un po’ di preparazione vocale per le scene cantate, ma onestamente pensavo che sarebbe stata di più per un film dal budget così alto. Invece praticamente mi hanno fatto cantare tre pezzi davanti a Benny Andersson degli Abba ed è finita là».
È uscito da poco un film in cui reciti accanto a Kevin Spacey. Cosa pensi della situazione di Hollywood dopo lo scandalo #MeToo?
«Preferisco non commentare sui fatti legati a Kevin Spacey, ma dirò soltanto che sono contento che il film sia uscito lo stesso, perché è un’ingiustizia che per il comportamento orribile di uno solo ci debbano rimettere migliaia di altre persone corrette che hanno lavorato al film. Penso che il movimento #MeToo abbia avuto un impatto positivo: prima alle audizioni capitava di sentirsi chiedere qualcosa di non proprio corretto, ma adesso non più».
Tu hai iniziato giovanissimo con War Horse, in cui sei stato diretto da Steven Spielberg. Com’è stato avere lui come mentore?
«Sono stato incredibilmente fortunato. L’unico aggettivo con cui posso definire Spielberg è “paterno”. Io non avevo mai lavorato per il cinema prima di allora, perciò lui ha dovuto letteralmente guidarmi passo dopo passo e insegnarmi tutto. È stato un mentore favoloso e per me l’esperienza sul set di War Horse è stata un grande privilegio».
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