Sarebbe facile cominciare a parlare di Gina Carano con le “solite” battute sulla cattiva ragazza che mena le mani. Facile e sbagliato. Perché è vero che stiamo parlando di una campionessa di Mixed Martial Arts (MMA), la disciplina di lotta freestyle che spopola al cinema (si veda Warrior), nonché una che ha esordito al cinema con un film come Ring Girls, storia di cinque ragazze che vogliono diventare campionesse di lotta Muay Thai. Ma Gina Carano non è solo la versione da ring di Nikita: è anche una delle 100 donne più sexy d’America secondo il maschile Maxim e una personalità televisiva di spicco. Una tuttofare, ma anche una ragazza a cui il successo non ha dato alla testa: è semplice e diretta, come una lottatrice, ma anche insospettabilmente tenera.
Questo mese è al cinema con Knockout, action nel quale divide il set con stelle come Antonio Banderas e Ewan McGregor. E dove interpreta una soldatessa in fuga da un gruppo di uomini che la vogliono morta…
Quanto coraggio ci è voluto ad accettare un ruolo da protagonista?
«Parecchio! Steven Soderbergh s’è preso un bel rischio ad assumermi, e per questo lo ammiro molto, e gli sono grata perché mi ha regalato l’opportunità di una vita».
Quindi ammette di avere avuto paura…
«Be’, avevo appena perso il primo incontro della mia carriera nelle MMA: le avevo prese da una tizia di nome Cyborg ed ero molto depressa. Mi sentivo come se mi si fosse appena chiusa in faccia una porta, e improvvisamente dal nulla se ne apre un’altra. È ironico, ma Steven si è fatto vivo nel momento migliore per la mia carriera».
Chi vi ha messi in contatto?
«Ero a San Diego insieme al mio occhio nero, regalo di Cyborg. Mi chiama il mio agente e mi dice: “Ti devo far conoscere Steven Soderbergh”. Per me quel nome non significava nulla: non conosco il mondo di Hollywood, e la mia reazione è stata: “Non è il momento”. Lui ha replicato: “Fidati di me. Sta già prendendo il treno da Los Angeles, vallo a prendere e vai a pranzo con lui”. Sono andata in stazione e ho incontrato la persona più adorabile del mondo; aveva un cappello, un paio di occhiali, uno zaino da scuola… Abbiamo fatto colazione per quattro ore, quindi forse era un pranzo, non saprei! Ma so che abbiamo parlato di tutto tranne che di film».
Anche del suo occhio nero?
(ride) «Sì, anche un po’ di quello. Poi alla fine della chiacchierata mi dice: “Dobbiamo fare un film insieme. Ti va? Lo facciamo subito o mai più”. Due giorni dopo aveva trovato uno studio per la produzione e abbiamo cominciato a lavorare».
(Foto Getty Images)
Continua a leggere l’intervista sulla rivista. Best Movie di marzo è già in edicola!
© RIPRODUZIONE RISERVATA