«Girare Interstellar è stato un po’ come trovarsi a lavorare sul set di un piccolo film indie!». L’avreste mai immaginato? Probabilmente no, eppure sono parole di Matthew McConaughey, protagonista dell’ultima fatica cinematografica di Christopher Nolan, presentata ieri sera con una superpremière a Londra, preceduta da una conferenza stampa con i media. Sembra difficile credergli, visto il budget immenso di questa ambiziosa e visionaria avventura intergalattica (ben 160 milioni di dollari), ma non lasciatevi ingannare: quello che all’apparenza potrebbe sembrare un blockbuster incentrato su un incredibile – e terrificante – viaggio spaziale, si rivela essere soprattutto una storia di sentimenti che parla di come l’amore sia in grado di oltrepassare il tempo e lo spazio.
Il regista di Inception e della trilogia de Il Cavaliere Oscuro in conferenza stampa era sul palco al fianco di Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Jessica Chastain, a Mackenzie Foy, a Sir Michael Caine, e alla moglie, la produttrice Emma Thomas.
Il film – ha spiegato Nolan, col suo tono tranquillo e rilassato – avrebbe dovuto essere diretto da Spielberg a partire da una sceneggiatura del fratello, Jonathan Nolan, ma quando Christopher subentrò in cabina di regia decise di mettere mano allo script, alterandolo significativamente: invece che raccontare un rapporto padre-figlio, preferì quello padre-figlia.
«Sentivo che era un argomento a cui potevo relazionarmi facilmente, visto che sono anch’io genitore. Si trattava di una traccia molto forte. E mi piaceva l’idea di combinarla con questa ipotetica fine della razza umana, che in un futuro non troppo lontano potrebbe essere costretta a dover cercare un altro pianeta su cui vivere. Sono cresciuto nell’era d’oro dei blockbuster, quando uscirono titoli come Incontri ravvicinati del terzo tipo, che parlava dell’incontro tra gli esseri umani e gli alieni e lo faceva da un punto di vista familiare. Volevo cercare di dare, al pubblico di oggi, le stesse sensazioni che ho provato io in passato con quelle pellicole».
Spinto dal desiderio di fare attivamente qualcosa per salvare i propri figli, Cooper (McConaughey) intraprende un viaggio ai confini dell’universo a bordo di una gigantesca nave spaziale chiamata Endurance insieme ad un piccolo gruppo di piloti; tra questi emerge in particolare Amelia Brand, interpretata da Anne Hathaway, che si è fatta dirigere da Nolan per la seconda volta dopo l’esperienza ne Il cavaliere oscuro – Il ritorno.
«È stato un vero piacere lavorare con Matthew, che riesce a prendere il proprio lavoro sul serio e, allo stesso tempo, a restare normale e coi piedi per terra», ha commentato l’attrice nel corso della conferenza stampa a Londra. «Il fatto che fosse sempre professionale e concentrato a lavoro non ci ha impedito di farci grandi risate. Secondo me è un uomo e un attore fantastico. Peccato che non sia per niente attraente!», ha concluso suscitando ilarità tra i presenti, davanti ad un Matthew McConaughey sorridente e compiaciuto.
Per lui il 2014 è stato l’anno della svolta, con il riconoscimento della critica sia in campo cinematografico che televisivo. E chissà che, dopo il trionfo agli Oscar con Dallas Buyers Club, il personaggio di Cooper non lo faccia notare nuovamente dall’Academy. «Dallas era una pellicola molto piccola che abbiamo girato in un arco di tempo brevissimo, e molto velocemente. Interstellar, al contrario, è molto più grande, tanto che le riprese sono andate avanti per cinque mesi. Ma nonostante ci fossero dei set immensi, lavorare con Christopher Nolan ha un sapore intimo, naturale. Sono le stesse sensazioni che provi quando fai parte di un progetto più indipendente, dove non ci sono né tempo né tantomeno soldi».
Anche per Jessica Chastain, così come per McConaughey, Interstellar segna la prima collaborazione con Christopher Nolan. «Di solito non partecipo a film spettacolari, anzi. Ammetto che provo sempre un po’ timore quando sento parlare di prodotti ad alto budget. Temo che le relazioni tra i personaggi possano passare in secondo piano, a favore degli effetti speciali. Ma la cosa bella del lavoro con Chris è che i set sono tutti reali: questo significa che, in quanto attore, hai davvero delle cose davanti alle quali reagire, il che è fantastico! Non c’è un green screen, ma sabbia che ti soffia in faccia, reale. Come ha detto anche Matt, il lavoro era molto veloce. Giravamo due o tre ciak ed era incredibile, perché Nolan mi permetteva di fare quello che sentivo, senza impormi nulla che non sentissi naturale. Ha un tocco davvero delicato. Se voleva aiutarmi a trovare la giusta chiave di lettura, veniva da me e mi diceva una frase semplice. Verso la fine delle riprese, ad esempio, ricordo che mi disse: “Questo è il suo zen”, riferendosi al mio personaggio. E con quella nota piccolissima e squisita è riuscito a migliorare la mia performance in un modo che non avrei mai neppure immaginato. Anche se gli aspetti tecnici e visivi erano mozzafiato, non abbiamo mai perso la componente emozionale».
Michael Caine interpreta il professor Brand, padre di Amelia, nonché mente geniale dietro il progetto di salvataggio della Terra. Per l’attore britannico si tratta della sesta collaborazione col regista. «Passi la vita a recitare e ogni volta ti chiedi se il film a cui stai lavorando funzionerà oppure no. Ognuno di quelli che ho girato con Nolan è stato un successo, perciò ogni volta che mi chiede se voglio lavorare con lui accetto immediatamente, anche senza leggere la sceneggiatura. La prima volta che mi offri uno script venne a casa mia e mi disse che aveva qualcosa per me. Quando mi spiegò che si trattava di Batman, gli dissi: “Ma sono troppo vecchio per interpretare Batman! Che ruolo vorresti offrirmi?”. Lui allora rispose: “Voglio che interpreti il maggiordomo”. “E che tipo di battute dovrei recitare? Qualcosa come la cena è servita, vorrebbe un drink?”. Lui invece mi guardò e disse: “No, Michael, leggi la sceneggiatura”. Io naturalmente la lessi e compresi che non era il ruolo del maggiordomo che mi stava offrendo, ma quello del padre adottivo di Batman. Nulla è ciò che sembra con Chris, mai».
Al termine della conferenza stampa siamo stati tra i pochi fortunati a poter vivere la Oculus RIFT Experience (che si potrà anche provare in uno degli eventi del Lucca Comics): si tratta di un’esperienza virtuale della durata di circa quattro minuti che permette di camminare a gravità zero all’interno dell’Endurance, la nave spaziale al centro del plot, standosene comodamente sdraiati su una poltrona. Dalla parte interna della nave veniamo sospinti lentamente in direzione della cabina di pilotaggio, fluttuando, mentre da un oblò si intravede un pianeta sconosciuto. Un’esperienza fantastica!
Avete segnato la data sul calendario? Interstellar approderà nelle sale italiane il prossimo 6 Novembre. L’ignoto vi aspetta.
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