Glass Onion: sotto il primo strato, niente. La recensione del sequel di Knives Out
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Glass Onion: sotto il primo strato, niente. La recensione del sequel di Knives Out

Benoit Blanc torna a risolvere un mistero nel nuovo giallo di Rian Johnson che schiera nel cast Daniel Craig, Edward Norton, Janelle Monáe, Kathryn Hahn, Leslie Odom Jr., Jessica Henwick, Madelyn Cline con Kate Hudson e Dave Bautista. Su Netflix dal 23 dicembre

Glass Onion: sotto il primo strato, niente. La recensione del sequel di Knives Out

Benoit Blanc torna a risolvere un mistero nel nuovo giallo di Rian Johnson che schiera nel cast Daniel Craig, Edward Norton, Janelle Monáe, Kathryn Hahn, Leslie Odom Jr., Jessica Henwick, Madelyn Cline con Kate Hudson e Dave Bautista. Su Netflix dal 23 dicembre

Glass Onion - Knives Out
PANORAMICA
Regia (2.5)
Sceneggiatura (1.5)
Interpretazioni (3.5)
Fotografia (2)
Montaggio (2)
Colonna sonora (2.5)

La bulimia produttiva di Netflix ha ragioni di mercato, ma anche conseguenze creative ormai da anni evidenti e che si riassumono non tanto in un eccesso di offerta, quanto in un “eccesso di sfarzo”. I film di Netflix sono spesso inutilmente ricchi e i registi che hanno saputo maneggiare questa ricchezza, districandosi al contempo nella stringente linea editoriale della piattaforma, non sono poi molti.

Il caso di Glass Onion, il sequel di Cena con delittoKnives Out del 2019, è abbastanza emblematico perché il film è una rutilante fantasmagoria in cui il giallo sembra solo uno degli ingredienti. Il capostipite era un gioellino in termini di “economia di immaginario”, dove la maggior parte del production value derivava da ciò che il film sapeva evocare – certi giochi di società come “Cluedo” o “Lupi e contadini” – più che da ciò che mostrava, un po’ come certe commedie romantiche dicembrine fanno con l’atmosfera natalizia. 

Attorno a questo sequel, a partire dal 2020, si è sviluppata una isteria industriale sbalorditiva: Netflix ha pagato 469 milioni (avete letto bene) i diritti per due sequel e 100 milioni a testa il regista Rian Johnson, il protagonista Daniel Craig e il produttore Ram Bergman, promettendo di investire per ciascun sequel almeno il budget del primo film (40 milioni) – anche se è abbastanza evidente, già a un primo sguardo, che Glass Onion deve essere costato molto di più.

E qui si genera il paradosso, perché un film che ha premesse economiche simili, premesse come minimo da franchise supereroistico, genera evidentemente in tutti un approccio creativo gigantista, come se “di più” non fosse soltanto “meglio” ma strettamente necessario.

Queste premesse sono evidenti ovunque e già nell’idea di partenza, quella di un multimilionario (Edward Norton) che invita sulla sua isola – in piena pandemia – quattro amici di vecchia data per parlare del suo nuovo progetto aziendale: una misteriosa fonte di energia basata sull’idrogeno e ottenuta dall’acqua marina. Tutti e quattro, scopriremo, hanno ragioni di detestarlo ma anche di tenerlo in vita ad ogni costo. Con loro ecco arrivare anche il detective Benoit Blanc (Craig), conosciuto nel primo film, con il suo pesante accento del sud e non si sa bene invitato da chi…

Il tono, rispetto a Cena con delitto, è più sfacciatamente comico e la location perde qualsiasi appeal realista: la cipolla di vetro del titolo è letteralmente ricreata sulla cima di una gigantesca villa nell’Egeo in cui il personaggio di Norton vive e da cui impartisce i suoi ordini attraverso un vecchio fax. 

Non c’è nulla di evocativo in Glass Onion, solo un enorme sfoggio di risorse produttive, che vanno dai moltissimi cameo prestigiosi (da Ethan Hawke a Hugh Grant fino a Serena Williams) alle impressionanti scenografie. Un’esibizione di forza invece di una esibizione di sottigliezza, che dovrebbe essere la natura di un whodunit. Così la commedia gialla diventa un fantasy comico, e il budget invece di quadrare, esplode: l’economia di scala che sostituisce quella di immaginario.

Non è un film detestabile Knives Out 2, ha i suoi momenti e due grandi interpreti come Norton e Craig, che garantiscono una buona dose di sorrisi. Ma dura troppo, è stucchevole nei suoi eccessi e il mistero è prevedibile. 

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