La questione del genere di Godzilla ha affascinato fan e studiosi sin dall’uscita del primo film nel 1954. La creatura, conosciuta affettuosamente come il Re dei Kaiju, è diventata un’icona della cultura pop, ma il titolo di “re” è davvero appropriato? O forse sarebbe più corretto chiamarlo Regina dei Mostri?
Nel contesto del cinema occidentale, Godzilla è spesso percepito come un personaggio maschile. Tuttavia, la questione è più complessa. Ad esempio, la creatura ha dei figli: Minilla, introdotto nel film del 1967 Il figlio di Godzilla, solleva interrogativi su come questo sia nato. Godzilla ha deposto un uovo? C’è una madre? Situazioni simili si presentano con Baby Godzilla in Gojira VS Mekagojira, dove il piccolo è adottato e non un vero figlio biologico.
In origine, nei film giapponesi, il Distruttore di Città e gli altri mostri non avevano un genere definito. La lingua giapponese facilita l’uso di pronomi neutri, evitando etichette di genere come “lui” o “lei”. Tuttavia, nelle versioni doppiate in inglese, è spesso descritto come un maschio. Jeffrey Angles, che ha tradotto i romanzi di “Godzilla” e “Godzilla Raids Again”, ha spiegato che l’assenza di genere è più semplice da mantenere in giapponese rispetto all’inglese, dove l’uso dei pronomi è quasi inevitabile.
La scelta di attribuire un genere al Re dei Mostri è stata influenzata dalle traduzioni e dalle necessità linguistiche, piuttosto che da una decisione consapevole dei creatori giapponesi. Toho, la casa di produzione giapponese che controlla il franchise, ha espresso la preferenza per un Godzilla senza genere definito, vedendolo come un simbolo, più che come un’entità con caratteristiche sessuali specifiche.
Il franchise del MonsterVerse, iniziato nel 2014 con il film omonimo di Gareth Edwards, ha mantenuto l’idea del Gigante Atomico come maschio, un concetto consolidato anche nei film successivi come Godzilla e Kong – Il nuovo impero. Il regista Michael Dougherty ha confermato questa interpretazione, definendo Godzilla come “il Re dei Mostri”.
Tuttavia, alcuni film suggeriscono una riproduzione asessuale, come in Godzilla 2000, dove la creatura depone un uovo, continuando il ciclo vitale senza un partner. Questo elemento rafforza l’idea che la creatura trascenda le tradizionali definizioni di genere, assumendo una dimensione quasi divina, come suggerisce il film Shin Godzilla del 2016, la cui tagline è “Un dio incarnato. Una città condannata“.
Una delle eccezioni più curiose si trova nel film americano del 1998 diretto da Roland Emmerich, dove Gojira è rappresentato come una creatura capace di riproduzione asessuale. Questo approccio ha sollevato ulteriori domande sul genere della creatura, introducendo l’idea di un Re dei mostri ermafrodita, capace di riprodursi senza un compagno.
Insomma, il genere del Re dei Kaiju non è un aspetto definito con chiarezza all’interno del franchise: dipende dal contesto linguistico e culturale, dal film specifico e dall’interpretazione personale di chi è impegnato nella visione. Senza dubbio, però, questa ambiguità contribuisce a rendere Godzilla un’icona universale, capace di adattarsi a molteplici letture e significati.
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Fonte: SlashFilm
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