Ci sono autori e attori che spesso non si aggiudicano i giusti riconoscimenti a causa del carattere scontroso o di un cinema non per tutti. È questo sicuramente il caso sia di Leo DiCaprio, star dalla personalità spigolosa che non le manda a dire, sia di Paolo Sorrentino, regista di un cinema raffinato ed estetizzante, che fuori casa non piace a tutta la critica (quella francese per esempio è molto combattuta nei suoi confronti).
I Golden Globes 2014 hanno spalmato riconoscimenti un po’ a tutti premiando l’ottima annata di cinema e grandi affreschi d’epoca con grandi attori come American Hustle. Potete trovare il nostro approfondimento sui premi sul blog di Marita Toniolo a commento dei verdetti della Hollywood Foreign Press Association.
Ecco l’introduzione del post:
«Ecumenici, riparatori di “torti” e piuttosto prevedibili i Golden Globes 2014. I Globi d’oro – è tradizione nota – premiano un po’ tutti, cercando di non lasciare quasi nessuno a mani vuote, tanto che già a livello strutturale non esiste un unico Miglior Film, ma ben due: il Miglior Film Drammatico (che di solito è un indicatore potente per gli Academy Awards) e il Miglior Film Musical o Commedia, anomalia propria di questo premio cinematografico. Per comprendere al meglio il valore di questi riconoscimenti va ricordato che aprono la Award Season (la stagione dei premi) e che vengono votati dai giornalisti non americani residenti a Los Angeles (la Hollywood Foreign Press Association), rispondendo per questo motivo spesso a un gusto più europeo/internazionale che Usa e che sono diventati talmente prestigiosi (anche per l’inclusione dei serial Tv), da essere considerati a tutti gli effetti l’anticamera degli Oscar. Che 12 anni schiavo di Steve McQueen, lo Schindler’s List dei neri d’America, si aggiudicasse il premio come miglior film drammatico era nell’aria da tempo…».
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