Gomorra. Non più solo attualità ma un prodotto crossmediale nato dall’evoluzione del libro di Roberto Saviano, già adattato ad opera cinematografica da Matteo Garrone. Gomorra racconta una ferita aperta dell’Italia, la lotta fra clan camorristici nei territori partenopei. 30 settimane di riprese, tre registi (Stefano Sollima, Francesca Comencini e Claudio Cupellini) per un prodotto seriale già venduto in 40 paesi, e che sarà trasmesso in anteprima da Sky Atlantic HD a partire dal 6 maggio. A raccontare lo sforzo produttivo sono stati i protagonisti stessi e i produttori del serial.
Ecco cosa è emerso dalla conferenza stampa:
Andrea Scrosati (Vice presidente di Sky Italia) : «Negli ultimi 10 anni le serie tv sono dove si è sviluppata la creatività, sia in termini di recitazione che della costruzione di storie, anche complesse grazie alla struttura della serie stessa. Arrivano oltre 120 serie ogni anno dagli USA ma sono poche quelle che rimangono impresse. Il nostro obiettivo era entrare in questa categoria. C’è stato un incredibile riscontro internazionale, lo testimoniano i giornalisti esteri presenti in sala. Siamo felici perché questo dimostra che il nostro paese ha quella vivacità creativa e produttiva riconosciuta a livello internazionale ».
Riccardo Tozzi (Presidente Cattleya e ANICA): «Un gran successo internazionale dovuto alla capacità di padroneggiare e contaminare il linguaggio del genere. Il nostro cinema del dopoguerra ha un radicamento nella realtà, e credo che nel processo cominciato con Romanzo Criminale, che si dispiega in Gomorra, ci sia un confronto spietato con il vero, non declinato in un racconto sociologico, ma totalmente immesso nei meccanismi narrativi di genere ».
Stefano Sollima (Regista e supervisore artistico): « La difficoltà è stata portare in un formato seriale un romanzo complesso come quello di Saviano. Abbiamo deciso di adottare un punto di vista diverso in ogni episodio. Questa differenziazione degli sguardi ci ha aiutato a rendere il racconto più oggettivo. Il primo arco narrativo è quello di Pietro, il capo clan, che ho curato io. Si passa poi alla successione con la moglie e ci sembrava giusto un punto di vista femminile, ed è stato diretto dalla Comencini. L’ultimo tratto è il regno di Genny il figlio del boss, di cui si é occupato Claudio Capellini. Con un’unica linea narrativa non avremmo rispettato il romanzo di Saviano».
Claudio Capellini: «Abbiamo vissuto per un anno intero a Napoli perché non è che siamo stati presi per fare episodi che avrebbero composto la serie, abbiamo partecipato alla genesi stessa della serie. Gomorra è estremamente moderna per la capacità di mettere a fuoco tantissimi aspetti».
Roberto Saviano: (intervento video) «Raccontare la realtà con rigore è l’unico modo per raccontare le maschere epiche. La sfida era stare li è raccontare quello. Il rischio di emulazione è improbabile, perchè quei fatti già avvengono. La parte buona di Scampia soffre nel sentir raccontare queste storie, ma solo parlandone partono risorse con cui affrontare questa situazione. Raccontare tutto ciò è una scelta, no una speculazione. ».
Come siete stati accolti dagli abitanti di Scampia e dei quartieri in cui avete girato Gomorra?
SS: «A Napoli c’è sempre un enorme partecipazione di pubblico. Giri con 2 persone davanti la telecamera e magari ne hai 300 dietro. E’ un entusiasmo che piace. Poi alle 10,30 di mattina hai già preso 97 caffè con tutti quelli che la gente ti ha offerto! Un’accoglienza meravigliosa durante tutto l’anno delle riprese ».
Non credete che ci sia il rischio di empatizzazione con i personaggi così come è avvenuto per Romanzo Criminale?
SS: «C’è una grande differenza con Romanzo Criminale, che aveva un a componente di fantasia e invenzione. Gomorra è più legato alla realtà. Romanzo Criminale era ambientato in un periodo diverso, 25 anni fa, i protagonisti tornavano a fine giornata nelle loro ville, non come qui. Ed è davvero difficile empatizzare con i protagonisti di Gomorra».
RT: «In Romanzo Criminale la storia assumeva uno spazio ben preciso, rilegato a un epoca non troppo lontana ma comunque distante. Per questo motivo avevamo uno spazio di libertà morale maggiore. Qui abbiamo reagito in maniera opposta, siamo partiti dal reale. Oggi non c’è il fico e il cretino di turno, esiste la realtà che è molto più complessa. L’elemento di mitizzazione che c’era nella storia di Romanzo era legato al materiale del passato. Li c’è lo potevamo permettere, qui non ce lo siamo permessi in nessun modo ».
Avete avuto problemi nel girare nei territori della Camorra?
RT: «Non ci sono venuti a cercare, siamo potuti andare nei vari territori, abbiamo discusso su quello che stavamo facendo ma nessun accostamento da parte della criminalità organizzata».
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