Green Book, la famiglia di Don Shirley contro il film di Peter Farrelly: «Una sinfonia di menzogne»
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Green Book, la famiglia di Don Shirley contro il film di Peter Farrelly: «Una sinfonia di menzogne»

I familiari di uno dei due protagonisti non hanno affatto apprezzato il modo in cui la vera vicenda è stata trasposta

Green Book, la famiglia di Don Shirley contro il film di Peter Farrelly: «Una sinfonia di menzogne»

I familiari di uno dei due protagonisti non hanno affatto apprezzato il modo in cui la vera vicenda è stata trasposta

Dopo aver conquistato gli Stati Uniti ottenendo ben cinque candidature ai Golden Globes, il 31 gennaio arriverà nelle nostre sale l’atteso Green Book, il nuovo film di Peter Farrelly che ripercorre la vera storia del rude buttafuori Tony Lip e del musicista afroamericano Don Shirley, che nel 1962 intrapresero un viaggio di lavoro nel sud degli States che segnò la nascita di una sincera e improbabile amicizia tra i due. Talmente improbabile che potrebbe non essere mai esistita?

È quanto hanno sostenuto i familiari di Shirley in una recente intervista con Shadow & Act, definendo il film una vera e propria “sinfonia di menzogne” e spiegando che in verità quell’amicizia tanto decantata nel lungometraggio non c’è mai stata:

«Avete chiesto che tipo di rapporto Don avesse con Tony? Beh, lo ha licenziato», ha rivelato Maurice Shirley, fratello del celebre musicista jazz: «La stessa cosa che fece anche con tutti gli altri autisti nel corso degli anni».

Inoltre, stando alle parole del nipote di Shirley, la famiglia dell’uomo ha scoperto dell’esistenza di Green Book solo grazie ad un post condiviso su Instagram dal protagonista Mahershala Ali, il quale – in seguito – ha contattato i parenti del suo personaggio scusandosi per non averli consultati prima. I familiari hanno poi aggiunto che il figlio di Tony, Nick Vallelonga, avrebbe chiesto a Shirley per trent’anni il permesso di poter girare un film sulla sua storia, non ottenendo mai il via libera da parte del musicista, che si è sempre opposto fermamente al progetto:

«Ho incontrato Nick per la prima volta alla premiere e gli ho detto: “Devo darti credito per la tua tenacia, perché hai cercato di fare questa cosa per 30 anni”, e fu allora che lui mi rispose: “Oh, sì, io e mio padre siamo andati a trovarlo [Don Shirley] e lui ci ha dato la sua benedizione per il film”, così io gli dissi che mi era molto difficile da credere.»

Oltre alla “falsa amicizia”, ad infastidire gli Shirley ci sono stati altri elementi ben precisi della trama, come l’allusione al fatto che il musicista fosse stato estromesso dalla sua famiglia o che ad un certo punto si fosse sentito in conflitto con le sue origini afroamericane; dettagli che i diretti interessati hanno smentito categoricamente definendoli “profondamente offensivi”.

Fonte: The Wrap

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