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Dopo gli ultimi due episodi della trilogia di Bourne, Paul Greengrass e Matt Damon sono di nuovo insieme per un thriller “estremo”. Sullo sfondo della guerra in Iraq, dove l’arma più forte è la verità

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Dopo gli ultimi due episodi della trilogia di Bourne, Paul Greengrass e Matt Damon sono di nuovo insieme per un thriller “estremo”. Sullo sfondo della guerra in Iraq, dove l’arma più forte è la verità

«Trovare armi e salvare vite»: è il 2003 e Roy Miller (Matt Damon), ufficiale dell’esercito americano di stanza in Iraq, ha le idee chiare sugli obiettivi della sua missione. Peccato che intorno a lui non tutti la pensino allo stesso modo, e che le cose che scopre ficcando il naso in giro, dentro e fuori dalla green zone (la zona “sicura” di Baghdad, sotto il controllo USA), non corrispondano alla versione ufficiale: di terribili armi di distruzione di massa, in altre parole, non se ne trovano. In compenso, il clima di cospirazione si taglia col coltello, e più va avanti con le indagini, più Roy intuisce il coinvolgimento di uomini e istituzioni insospettabili, che hanno tutta l’intenzione di fermarlo. Adrenalina a sfondo storico, è questa la cifra cui ci ha abituati Paul Greengrass, da quando ci ha fatto vivere l’11 settembre a bordo dello United 93: dopo gli ultimi due capitoli (per ora) della saga di Jason Bourne, il regista ritrova il “suo” Matt Damon, e stavolta lo porta, e noi con lui, al centro di un conflitto che ha profondamente segnato l’immaginario collettivo dell’ultimo decennio. Non parlategli di war movie, però: «Questo non è un film sulla guerra in Iraq, è un thriller ambientato in Iraq, tutto un altro affare». Fedele all’idea che le spy-story più efficaci sono quelle che si svolgono in condizioni estreme, quando le leggi del vivere civile sono “sospese” e le contese morali e quelle belliche si intrecciano in un groviglio difficile da sbrogliare, Greengrass – che nel suo passato di documentarista, anche televisivo, ha fatto esperienza di molti teatri di guerra – si è ispirato a chi in Iraq c’è stato davvero, il giornalista del Washington Post Rajiv Chandrasekaran, che nel suo Imperial Life in the Emerald City: Inside Iraq’s Green Zone (di cui Rizzoli ha curato l’edizione italiana, Green Zone Il lato oscuro dell’impero americano a Baghdad, in libreria dal 9 aprile) ha raccontato la quotidianità nella zona verde di Baghdad. Non più di un canovaccio, indispensabile però per assicurare uno sfondo il più possibile realistico alle avventure del maresciallo Miller, che dopo aver cercato invano nel deserto i depositi di inesistenti composti chimici mortali, è costretto a indirizzare presto altrove le proprie indagini. Perché se Bourne andava a caccia della propria memoria, Roy – che dell’agente segreto è una sorta di “cugino” ideale – imparerà presto che ha qualcosa di ancora più difficile da trovare: la verità.

Uscita: 9 aprile Regia: Paul Greengrass Interpreti: Matt Damon, Greg Kinnear, Brendan Gleeson, Khalid Abdalla
Trama: 2003, Iraq: l’ufficiale dell’esercito americano Roy Miller è incaricato di cercare le armi di distruzione di massa del regime di Saddam Hussein. Ciò che scopre durante le sue indagini non corrisponde però alla versione ufficiale.
Online: www.greenzonemovie.com

Leggi il pressbook ufficiale di Green Zone

L’articolo è pubblicato su Best Movie di aprile a pag.74

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