Pensavo che Grey’s Anatomy non avesse bisogno di presentazioni; questo fino a qualche mese fa: ne ero così convinto che ne avrei discusso con disinvoltura con mio padre (che in televisione oltre al calcio, ogni telegiornale nazionale e regionale, segue con passione il suo amico Chuck Norris); per strada, in coda alla posta con sconosciuti mi ritrovavo a fare battute “alla Grey’s”, tipo ingrandire le parole con il Mc della McDonald’s, inneggiare alla cattiveria della Yang come se fosse una mia amica e, quasi senza accorgermene, mi stavo trasformando in un piccolo “portatore sano di depressione allegra”: perché, in fondo, di questo sono fatti i protagonisti del medical drama. Non aspettatevi, adesso, che io riesca in due righe a raccontarvi il plot della storia: qui non siamo a Beautiful (scientificamente dimostrato, riassumibile in 6 minuti) dove, in sintesi,
«Cara Brooke,
hai un problema: si chiama perversione sessuale».
Come vi dicevo, ero tutto intento a vivere la mia metamorfosi, inconsapevole della grave dipendenza della quale ero prigioniero, quando mi sono imbattuto nello speciale di La7, per il lancio della ottava stagione in chiaro, inedita in italiano. E’ stato allora che mi sono reso conto che Grey’s non era il centro dell’universo: certo era importante per molti, fondamentale per pochi eletti ma per altri era come la doccia per gli adolescenti maschi tra i 13 e i 16 anni; così sconosciuta, a tal punto che la terra avrebbe continuato a girare su se stessa anche senza la nuova puntata subita o il quarto dei soliti sneak peek della puntata successiva. L’ho capito perché in quel limbo si parlava dell’ottava puntata come se fosse realmente inedita, come se ospiti e interlocutori davvero non sapessero che mentre in Italia ancora dovevano fare i conti con la crisi tra Derek e Meridith, noi fedelissimi con il cuore in America eravamo scioccati dalle conseguenze dell’incidente aereo: ops … in questi casi la parola magica è spoiler.
Insomma, mi sono messo di fronte ad uno specchio e mi sono detto: «Caro Gianrico, ma chi sei? In cosa ti stai trasformando?». Poi il post sul blog di Luca Maragno mi ha aperto gli occhi: lentamente, silenziosamente, inarrestabilmente si era insinuato dentro di me il virus del fanboy! Neppure le facce più spietate di rage faces potrebbero spiegare i miei sentimenti nei confronti di quello che ero diventato. Un misto di paura e disgusto.
Comunque, con il tempo ho accetto la cosa: sono qui a raccontarvi i 5 motivi per i quali Grey’s è diventato un cult; lo faccio per chi, come me, è nel tunnel e per chi potrebbe cascarci: questo post potrebbe farvi da anestetico.
5) Un matrimonio con il Post-It batte Il tempo delle mele
4) La stanza del medico di guardia
3) Se ti affezioni… muore
2) Shonda è Dio
1) Depresso è bello