Hanno Ucciso l’Uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883 è senza dubbio tra le serie più gettonate del momento, capace di conquistare trasversalmente il pubblico di Sky, la critica e la stampa specialistica. E immancabilmente, si è tornato a parlare di una figura tanto sfuggente da sconfinare nel territorio del mito: uno dei personaggi più anomali nella storia della musica e dello spettacolo italiani. Stiamo parlando ovviamente di Mauro Repetto, soprannominato nei primissimi anni ’90 “il biondino degli 883”. Sul suo conto hanno circolato negli anni aneddoti degni degli alligatori nelle fogne di New York. C’era perfino chi diceva si nascondesse sulla stessa isola deserta di Jim Morrison, Elvis Presley e John Lennon. Ma il nostro Repetto, forte del successo degli episodi diretti da Sydney Sibilia e prodotti da Matteo Rovere per Groendlandia, torna oggi a dissipare assurdità e dicerie, per ricordarci i passaggi più incredibili della sua vera storia. Una parabola che, per molti versi, supera anche la più sfrenata immaginazione.
Attenzione! L’articolo contiene SPOILER su Hanno Ucciso l’Uomo Ragno
Elia Nuzzolo nella parte di Max Pezzali e Matteo Oscar Giuggioli in quella di Mauro Repetto sono forse l’elemento determinante del clamore suscitato dalla serie, capace di conquistare perfino quella porzione di ascoltatori che la musica degli 883 non l’hanno mai amata, e al massimo ricordano quelle canzoni trasmesse a tambur battente dalle stazioni radio: Non me la menare, Sei un Mito, Come mai, Nord Sud Ovest Est e naturalmente l’iconico tormentone Hanno Ucciso l’Uomo Ragno. Con gli ultimi due episodi dello show, iniziamo a comprendere come la notorietà abbia letteralmente travolto quei due ignari giovanotti di Pavia tra il 1992 e il 1993. E se il fenomeno 883 esplode aldilà della loro immaginazione, non è detto che tutto sia stato esattamente un sogno che si realizza. Mauro Repetto, infatti, si trova subito in una posizione scomoda. Benché sia a tutti gli effetti il co-autore di ogni singolo brano, nonché canti nei cori, sul palcoscenico resta difficile da collocare, e per questo viene immediatamente relegato al ruolo di ballerino.
La serie rende oggi giustizia alla realtà dei fatti, ma all’epoca la percezione di Mauro Repetto era decisamente più confusa, mentre l’ironia dei media (e della gente comune) sapeva farsi decisamente crudele. Tra i modi di dire dell’epoca, non a caso c’era proprio: “sei più inutile del biondino degli 883”. Secondo la versione ufficiale, nel weekend di Pasqua del 1994, Repetto comunica di sentire troppo forte la pressione del successo e i suoi ritmi. Secondo alcuni, c’erano state numerose discussioni con il talent scount e mentore del gruppo, Claudio Cecchetto. Secondo altri, la decisione del ragazzo arriva come un fulmine a ciel sereno. Fatto sta che Mauro Repetto, all’apice della notorietà, abbandona gli 883, e a nulla servono gli sforzi di Cecchetto e del suo migliore amico Max. Come lui stesso racconta in numerose interviste, nessuno sembra capire il suo gesto, a partire dal padre che gli dice: “Altro che Uomo Ragno, tu hai ucciso la gallina dalle uova d’oro!”. Vedremo forse questo momento fatidico nella seconda stagione della serie, al momento ancora non confermata. Ma il bello deve ancora finire.
Abbandonato il progetto degli 883, con i suoi guadagni Mauro Repetto sa esattamente cosa vuole fare: volare in America, sfondare nel mondo del cinema, ma soprattutto conquistare il cuore di una modella diciassettenne che ha visto solo sulle pagine di una rivista di moda, Brandi Quinones. Arriva così a Miami, riesce perfino a conoscere alcune sue celebri amiche e colleghe top model: Beverly Peele, Cynthia Bailey e Tyra Banks. Ma alla fine, Brandi non l’incontrerà mai, continuando comunque a sognare le sequenze di quel film da lui scritto e diretto, interpretato dalla sua Musa. Ed è qui che la storia si fa decisamente più oscura. Il ragazzo infatti vola a New York e finisce raggirato da un sedicente avvocato, che riuscirà a sottrargli ben 20.000 dollari con la promessa di un cortometraggio che ovviamente non vedrà mai la luce. Mauro Repetto cerca anche di produrre un album Hip Hop, ma anche qui finisce in balia di personaggi poco raccomandabili, tra cui un produttore accusato dalla moglie di percosse e anche questo miraggio sfuma. Repetto ha finito i soldi, torna a Pavia dalla sua famiglia, distrutto ma non del tutto sconfitto. E incredibilmente, riparte di slancio, senza perdere l’ingenuità e quel pizzico di follia che lo rendono irresistibile.
Per accontentare i suoi genitori torna all’Università e riesce a laurearsi in Lettere. Nel frattempo, nel 1995 pubblica il suo album solista ZuccheroFilatoNero, il quale contiene anche il singolo Brandi’s Smile. Purtoppo però, il disco è un disastro sia in termini di pubblico che di critica. Tramite sua madre, Repetto legge così un annuncio di lavoro per Disneyland Paris. Qui, inizia una nuova vita, si esibisce travestito da cowboy e taglia totalmente i ponti col passato. Uno dei dirigenti del Parco Giochi ha fatto però l’Erasmus a Pavia e riconosce in lui quel biondino che aveva ottenuto un successo clamoroso tra il ’92 e il ’94. Si chiede cosa potrebbe fare con il suo talento, e così l’ex biondino diventa un apprezzato manager delle industrie Disney. Sposa una designer francese e oggi hanno due figli. E in tempi più recenti, Repetto riscopre una gran voglia di raccontare il suo punto di vista: attraverso spettacoli teatrali, interviste, talk show e l’autobiografia scritta con Massimo Cotto, Non ho ucciso l’uomo ragno. Gli 883 e la ricerca della felicità.
Chissà che tutto questo non diventi la seconda stagione della serie. O forse Repetto ha ancora altre assurde storie da raccontare, dai balletti per il Festivalbar ispirati alle coreografie di Janet Jackson all’amicizia con Max Pezzali, che non si è mai davvero rotta. E ora, anche se si incontrano solo sporadicamente, come in occasione dei concerti alla Stadio di San Siro nel 2022 o del singolo che hanno registrato nel 2012 con J-Ax, Sempre noi, Pezzali e Repetto si dicono ancora in perfetta sintonia. Una sola, assurda mente capace di sognare in grande, come ai tempi delle cassette registrate in cantinetta.
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