Quante volte, negli ultimi anni, abbiamo sentito parlare del rapporto sempre più stretto tra videogiochi e cinema? Fino a oggi, però, si è trattato di una relazione che vedeva un settore succedaneo dell’altro, con film tratti da videogame e viceversa. Per quanti professionisti del cinema scelti tra sceneggiatori e scrittori siano stati impiegati nella lavorazione di un videogioco, infatti, il loro coinvolgimento è stato limitato a migliorare la narrazione degli eventi (lo sorytelling) e l’empatia dei giocatori verso i personaggi, mentre la trasmissione di emozioni come paura, angoscia o adrenalina è sempre stata affidata alle meccaniche tradizionali dei videogame, lasciando sostanzialmente intatti gli elementi di base che differenziano i due prodotti.
Da questo mercoledì, però, le cose potrebbero cambiare radicalmente grazie a Heavy Rain, titolo prodotto da Quantic Dream e pubblicato da Sony in esclusiva per PlayStation 3, che si è guadagnato l’interesse e il plauso di registi del calibro di Terry Gillian che lo ha addirittura definito «né film, né gioco. Semplicemente qualcosa che prima non esisteva» e Mathieu Kassovitz.
Nato dalla creatività dello sviluppatore italo-francese David De Gruttola, in arte David Cage, Heavy Rain abbandona le classiche ambientazioni di fantasia dei videogame per concentrarsi sulla realtà, catapultando il giocatore/spettatore nei sobborghi di Philadelphia, battuti da una pioggia violenta, dove agisce un terribile serial killer di bambini.
«Dopo aver finito Heavy Rain, mi è stato subito chiaro che il termine videogame non era più adatto. Ora bisogna trovarne uno nuovo», ha dichiarato Kassovitz, fotografando chiaramente le doti del gioco che, oltre a vantare un comparto tecnico formidabile, fa pensare a un film interattivo che ridefinisce le dinamiche dello storytelling videoludico.
La storia prende infatti pieghe imprevedibili a seconda delle scelte che vengono effettuate, riplasmandosi e ricomponendosi persino alla morte dei personaggi principali, consentendo un gran numero di variazioni del tessuto narrativo e portando a finali diversi, generati dalle scelte di ogni giocatore che via via si troverà a vivere le esistenze di quattro personaggi, tutti, a vario titolo, sulle tracce del terribile assassino dell’Origami. Un padre che ha già perso un figlio e lotta con tutte le sue forze per non perdere il secondo, un criminologo dell’FBI che indaga sul caso, un investigatore privato con qualche problema di tossicodipendenza e una coraggiosa giornalista. La novità è grande ma giunge da Quantic Dream, il team di Cage, responsabile dei videogiochi più anomali, innovativi e ricchi di commistioni cinematografiche visti negli ultimi dieci anni. Il primo fu l’avventura fantascientifica Omikron: The Nomad Soul, pubblicata su PC e console Dreamcast, che vide la partecipazione di David Bowie su più fronti: game design, colonna sonora e persino con un cameo nei panni di un personaggio non giocante. Sei anni dopo, nel 2005, fu la volta di Farenheit, per Xbox, Xbox 360, PC e PS2, considerato da molti tra gli esempi più riusciti e inquietanti di film interattivo.
«Mi sono sempre sentito un alieno in questa industria», ha dichiarato in una recente intervista a Repubblica Cage, «Il che da un lato è anche una cosa buona, significa che quel che faccio è originale, ma allo stesso tempo mi ha spinto a domandarmi se le mie idee avessero un senso».
Ma per Phil Harrison, boss di Sony Computer Entertainment fino al 2008, la creatività di Cage è sempre stata preziosa, tanto da appoggiare e finanziare la nascita di Heavy Rain fin dall’inizio, quando lo stesso game designer ormai pensava di tornare allo sviluppo di videogame più tradizionali.
Nell’imminenza del lancio Sony ha diffuso un trailer che non mostra nulla del gioco, ma vede la partecipazione di noti attori come Samuel L. Jackson o di registi come Peter Bogdanovic intervistati sul tema dell’amore.
Il trailer di Heavy Rain:
Il trailer How far do you go for love con i registi e gli attori:
Il trailer The Casting: