Dopo il successo al Festival di Cannes, arriva il 4 luglio nei nostri cinema Horizon: An American Saga, primo capitolo di una grandiosa serie cinematografica Western, diretta, prodotta e interpretata da Kevin Costner. E, dopo l’addio alla serie Yellowstone, il leggendario protagonista di Balla coi Lupi torna al suo genere d’elezione per tracciare un epico racconto del Selvaggio West, incentrato su una immagine più cruda, vera e autentica del periodo della Guerra di Secessione, lontanissimo dalla classica dicotomia che separa buoni e cattivi nello scontro tra i Nativi americani e i nuovi coloni, giunti in America dall’Europa per costruire il loro Nuovo Mondo.
Lo stesso Kevin Costner, affiancato da tutti gli interpreti del nutrito cast di questo western corale, ha quindi presentato il primo capitolo della saga in conferenza stampa internazionale. Il secondo capitolo di Horizon: An American Saga è atteso invece per il 15 agosto, mentre lo stesso regista e protagonista ha qui confermato che il terzo film sia già in lavorazione. Ma ecco come descrive lo spirito di Horizon.
Kevin Costner: «Credo che i film ci diano sempre la possibilità di immedesimarci. Forse non siamo poi così diversi. Forse non condividiamo la stessa lingua o le stesse abitudini, ma se pensiamo all’America, non è poi così vecchia se paragonata al resto del mondo. Fino a 400 anni fa non esistevano notizie dell’America, e le persone stavano benissimo lo stesso. Sono stati gli europei e le persone del resto del mondo che hanno creato l’America».
«Queste persone hanno attraversato l’Atlantico pensando che lì ci fosse una promessa. Una terra così grande che avrebbero potuto trovarvi tutto quello che in Europa non avevano. In un certo senso era per loro come il Giardino dell’Eden. Quello che non avevano realizzato, era che lì c’erano già delle persone e una cultura fiorente, con 15.000 anni di Storia. Queste due idee entrarono in conflitto e da qui comincia la storia di Horizon».
«Quando sto girando una storia, non intendo fermarmi finché non è finita. Quando la guardo, cerco di capire di cosa si tratta. E in questo caso si trattava davvero di un viaggio. Non era semplicemente la trama per un film, ma per 4 film. La mia idea è credere nella storia. Nella mia mente l’unico modo perché abbia successo è che sia completa. Sai, è un po’ come quando a scuola ti davano le matite colorate, ognuno di noi faceva un disegno e ciascuno era diverso. Allo stesso modo qui abbiamo diversi registi».
«A Cannes sono andato armato con le mie 7 ragazze, le mie colleghe e le mie figlie, principalmente per quanto le donne hanno contribuito al Western americano. Normalmente non le identifichiamo con questo genere. Ma nel nostro caso, non solo la trama passa attraverso le donne, ma la storia stessa non sarebbe possibile senza di loro».
Abby Lee, modella, attrice e interprete di uno dei più affascinanti personaggi femminili di Horizon, certo è d’accordo con lui: «La donna che interpreto è stata praticamente costretta a diventare una prostituta perché, se non eri sposata con un uomo, in altre parole, se non eri proprietà di un uomo, non avevi diritti. Non avevi libertà né l’opportunità di essere indipendente, avere dei sogni, ma nonostante questo il mio personaggio brucia di desiderio, vigore e passione, in un periodo storico dove tutto questo non era consentito».
«Ho avuto il privilegio di lavorare con Kevin non solo come regista ma anche come attore, la maggior parte delle mie scene sono con lui. E la cosa che trovo più affascinante è come lui sia diverso in questi due ruoli. Come regista è molto appassionato e ha una grandissima energia. Va in giro sul set a cavallo per dare indicazioni alle persone. La sua leadership è forte, e questo è molto importante perché su un set di questa grandezza non ci sono solo gli attori e le comparse. Ci sono asini che tirano calci, il clima che magari è impazzito ma lui ha talmente tanta energia che sa tenere il morale alto tutti i giorni».
«Come attore invece è rilassato e gentile. Non hai la sensazione di girare la scena con qualcuno che sta recitando, davanti ai tuoi occhi c’è solo un uomo che sta comunicando con te. Lo trovo davvero un magnifico modo di lavorare».
Nel cast del film, tra gli Apache spiccano quindi i grandissimi attori Owen Crowshoe e Tatanka Means, il quale sottolinea l’importanza per tutti gli Indigeni e i Nativi americani di vedersi rappresentati sul grande schermo: «Sono grato a Kevin per averci scelto perché ormai molti ruoli vengono assegnati a persone che si dichiarano genericamente di discendenza indigena. Così perdiamo ruoli importanti per la nostra carriera. Per me è stata una benedizione trovarmi a interpretare un Apache, lavorare a stretto contatto con persone Apache, Aurelia, la nostra coach per imparare il dialetto delle White Mountain, perché siamo tutti Nativi».
«Quando vediamo la nostra gente rappresentata sul grande schermo vogliamo questo genere di autenticità. Vogliamo sentire la nostra lingua parlata correttamente e non massacrata. Questo per noi è ragione di orgoglio. E non parlo solo degli Apache ma di tutti gli Indigeni Nativi Americani».
Kevin Costner: «Per me l’autenticità era l’unica strada per avere un buon film. Non puoi avere un Western senza la storia degli Indigeni. Abbiamo portato il caos nel loro modo di vivere e non si sono mai ripresi. Sono consapevole di questo, come delle incredibili risorse delle persone che hanno attraversato il paese per costruirsi una nuova vita. Ma era una lotta impari e questo non era giusto. Non intendo certo riscrivere la Storia, ma non si può raccontare il West senza coinvolgere i Nativi».
Nel cast di questo film corale troviamo poi Sienna Miller, Sam Worthington, Jena Malone, Ella Hunt, Tim Guinee, Danny Huston, Colin Cunningham, Scott Haze, Tom Payne, Michael Rooker, Will Patton, Douglas Smith, Luke Wilson, Isabelle Fuhrman e Jamie Campbell Bower (il terrificante villain di Stranger Things, anche qui impegnato nel ruolo del più odioso dei cattivi).
E voi cosa ne pensate? Siete ansiosi di vedere al cinema il primo capitolo di Horizon: An American Saga? Fateci conoscere le vostre opinioni, come sempre, nei commenti.
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