Alla terza edizione del Best Movie Comics and Games non poteva mancare l’Arena Comics, dove si alterneranno tanti grandi ospiti nel corso di questa due giorni milanese dedicata al cinema, alle serie tv, ai videogiochi, ai cosplay e ovviamente anche ai fumetti. Tra i panel in programma, anche quello con alcuni ospiti d’eccezione: al Best Movie Comics and Games sono arrivati I 400 Calci, la redazione della rivista di “cinema da combattimento” guidata da Nanni Cobretti e presente in loco con alcune celebri firme come Casanova Wong Kar-wai, Xena Rowlands, George Rohmer, Quantum Tarantino e Jean-Claude Van Gogh. Il tema del giorno? Le alternative sane al cinema dei supereroi.
Il primo punto da chiarire è stato proprio questo: i cinecomic sono in crisi? Sì, secondo i numeri sciorinati durante i panel da George Rohmer, ma tutti sono stati d’accordo che qualcosa nell’MCU (ma non solo) si è rotto. «C’è stato un momento in cui il cinema di supereroi è diventato così grande da essere una discussione di dominio pubblico – ha detto Casanova -. Anche noi, come primi consumatori, siamo arrivati a un momento di stanca ed è una situazione strana». Secondo il capo redattore Nanni Cobretti, si è arrivati a questo punto dopo l’uscita di Guardiani della Galassia, il primo film di James Gunn: «Un film con personaggi sconosciuti, è stato il momento in cui la Marvel ha pensato di poter fare qualsiasi cosa col loro marchio».
Per il critico cinematografico e “leader supremo” (cit.) dei 400 Calci, c’è un difetto congenito nei film Marvel (presi ad esempio massimo dei cinecomic): «Tendono a essere tutti uguali come tono e atmosfera, questo ha portato a far uscire tre volte l’anno film identici, con varianti di gusto, come quando prendi patatine diverse ma alla fine sempre quelle sono». Dopo Avengers: Endgame, ha aggiunto, si è perso il focus ma non si poteva invertire la rotta: «Avevano altri dodici progetti già pronti a uscire, una casa di produzione normale non si sarebbe mai trovata in questa situazione. C’è stata una valanga di disastri». La perdita di focus, per George Rohmer, è dovuta inoltre ad un limite del cinema rispetto ai fumetti: «Su carta non invecchiano, i personaggi possono essere reinventati. Al cinema la gente si è affezionata agli interpreti, cambiandoli non è automatico che continuino a seguirli». Più che parlare di superhero fatigue, per lui dovremmo invece definirla franchise fatigue: «Hollywood si è convinta di poter andare avanti in eterno, ma qualcosa si è spaccato».
Sullo stesso tema si è espresso anche Quantum Tarantino, lanciandosi in un’analisi cine-economica: «Il limite dei cinecomic è connaturato al sistema economico del capitalismo, la convinzione che se una cosa fa soldi continuerà a farli e andrà sempre meglio. La prima fase Marvel era fatta da fumettisti, come Joss Whedon. Quando a dettare sono stati loro ma gli azionisti e hanno visto del guadagno, sono iniziati i problemi, specie quando non questi non hanno nulla da dire né sui fumetti né sul cinema». Dello stesso avviso anche Xena Rowlands, grande esperta di serialità: «Vale anche per le serie tv, perché non lo sono davvero. Sono pezzi di cose messe insieme: Moon Knight non è una serie e neppure un film spezzettato, ma un racconto che traghetta storyline». Infine, anche per Jean Claude Van Gogh si è perso di vista l’obiettivo: «Hanno inserito il Multiverso dopo Endgame in maniera sfilacciata, prima come serie tv, senza alcun impatto, perdendo il filo conduttore della storia. Poi hanno avuto anche la sfiga di aver puntato su Jonathan Majors…».
Ma quali sono quindi le alternative sane al cinema di cinecomic? Al Best Movie Comics and Games i 400 Calci hanno dato la loro risposta. C’è chi, come lo stesso Jean Claude, punta verso il MonsterVerse in senso ampio: «Film come Godzilla x Kong o Minus One, Shin Ultraman… Sono alternative ricche di film coerenti, per seguire storie non collegate ma divertirsi lo stesso». Xena Rowlands ha rilanciato invece con “l’action musical” alla John Wick: «Ci piacciono i film di supereroi per il senso di meraviglia che ci danno. Marvel e DC questo senso l’ha consumato, quelli di John Wick e che puntano sull’azione fisica e scene spettacolari, restituiscono quella sensazione».
«L’alternativa è cercare blockbuster, non per forza i film ambientati nel tinello, che abbiano idee visive che non ti aspetti, come la saga di Dune o Furiosa» ha detto invece George Rohmer. Quantum Tarantino invece ha voluto puntualizzare: «Suggerisco di cambiare approccio, il problema è che hanno raccolto un successo tale che il pubblico gli attribuisce più importanza di quanto ne abbiano realmente. Sono film per bambini, non mi aspetto mi spieghino la vita. Guardiamo i cinecomic, ma smettiamola di parlarne come fossero la più importante del mondo…»
Per finire, il fondatore dei 400 Calci Nanni Cobretti esce fuori dal cinema popolare a stelle e strisce con la sua alternativa: «Vi porto dove Hollywood sta iniziando a rubare le idee: a Bollywood. In India hanno un approccio al franchise diverso, hanno il cop o lo spy universe. Questa è un’idea pratica di gestire le cose, partono da scene epiche e spettacolari fatte con molte meno soldi ma con più creatività. A livello di scene d’azione, hanno le migliori idee e Hollywood se ne sta accorgendo». Siete d’accordo?
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