Sono passati cinque anni, eppure alcuni fan ancora non si danno pace: il finale di Lost è stato per la maggior parte dei seguaci deludente, ma la serie è rimasta un fenomeno collettivo senza precedenti, pari solo alla Breaking Bad-Mania.
Adesso, il magazine Esquire ha intervistato i due autori, Damon Lindelof e Carlton Cuse, invitandoli a un excursus nella lavorazione, nello sviluppo e nella percezione del loro show, e dal lungo dialogo sono emersi punti interessanti sul finale (che sembra sia stato piuttosto liberatorio) e su ciò di cui si sono pentiti.
«Abbiamo intitolato l’ultimo episodio The End perché volevamo assicurarci che non ci fosse ambiguità sul fatto che era tutto finito; abbiamo ucciso tutti i personaggi principali, oltre a mostrare cosa gli è accaduto dopo la morte. Oltre non potevamo andare!» ha dichiarato Lindelof, e Cuse gli ha fatto eco: «Abbiamo pensato alla reincarnazione, ma sarebbe stato eccessivo. Magari la includerà il reboot».
Alla domanda successiva di Esquire «Vi siete mai sentiti messi con le spalle al muro?», Cuse risponde: «Penso che molte volte ci siamo messi noi stessi spalle al muro. E Damon era solito dire: “Be’, ora scavalcheremo il muro”. Era la parte divertente della narrazione, creare sfide per noi stessi. Le uniche volte in cui si sentivamo intrappolati era quando facevamo cose di cui ci siamo pentiti, come la storia di Nikki e Paulo. Quello è l’esempio di una storia di cui, dopo averla iniziata, ci siamo pentiti. O, su scala minore, quando raccontammo di Jack in Thailandia e di come ottenne quei tatuaggi. Abbiamo davvero il rimorso di aver pensato che fosse un flashback che valeva la pena mostrare. Quella vicenda divenne strumentale nel convincere la ABC che avevamo bisogno di chiudere lo show. Penso che la scena in cui Jack fa volare l’aquilone sulla spiaggia faccia rabbrividire. Non è stato uno dei nostri momenti migliori, anzi il peggior episodio di Lost: utilizzammo i veri tattoo di Matthew Fox, ecco fino a che punto i flashback ci avevano fatti disperare!»
Lindelof ammette: «Abbiamo realizzato 121 ore di Lost, probabilmente soltanto 15 o 20 di esse sono state scadenti e pessime. Sarebbe bello fare finta che quegli episodi non siano mai esistiti, ma amo il fatto che stiamo tuttora parlando di Nikki e Paulo. A volte l’errore, ciò che non ha funzionato, è una cosa che diventa parte dell’eredità di uno show come il nostro».
Fonte: Esquire
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