Il cineasta italiano Roberto Minervini, ormai stabilmente attivo negli Stati Uniti, torna a Cannes, nella sezione Un Certain Regard, con I dannati, altra tappa della sua personalissima esplorazione dell’immaginario statunitense. Nel film siamo nell’inverno del 1862, nel pieno della guerra di Secessione, quando una compagnia di volontari dell’esercito degli Stati Uniti viene inviata a presidiare le terre inesplorate dell’Ovest. La missione travolge un pugno di uomini in armi, svelando loro il senso ultimo del proprio viaggio verso la frontiera.
«Il titolo precede il film, rispecchiava l’idea di base e il fatto che voleva essere un film sulla guerra – ha spiegato Minervini alla stampa italiana a Cannes questa mattina -. Avrei potuto chiamarlo I condannati, ma avrei perso il riferimento alla dannazione eterna, al giudizio dall’alto verso il basso. Tutti i personaggi hanno una disillusione, una spiritualità che proviene dal trascendere l’uomo e dal chiedersi le ragioni di questa guerra».
Una dimensione, quella metafisica, che ha investito lo stesso Minervini in prima persona nel corso della sua crescita: «Quest’idea di trascendenza riflette il mio percorso, anche personale di giovane ragazzo nelle Marche, in cui si scontravano due modi di vedere il mondo, un po’ alla Don Camillo e Peppone. Mi ritrovavo con un nonno che non voleva che non andassi in Chiesa mentre io volevo fare il chierichetto».
«Le armi e le uniformi le abbiamo fornite noi, mentre nel conflitto bellico la vera tragedia è il body counting, il non avere un nome e il non parlarne mai – precisa -. Il film è quello in cui ho scritto meno, a livello di appunti, ma anche quello in cui ho fatto più ricerca storica. Da un’idea di base dovevo spaziare liberamente e avevo bisogno di alleati che scrivessero il film con me, per cui ho creato delle dinamiche da cui poter scrivere la storia passo dopo passo. Molte scelte sono state fatte sul momento, in base alla voglia dei soldati di stare insieme o non stare più insieme».
I dannati è, nelle parole dello stesso Minervini, una sfida per lui nuova, visto che dopo molti film nati in quello spazio ibrido che è il “documentario di creazione” ha voluto realizzare “un film di finzione, storico, in costume, senza sacrificare il realismo, l’immediatezza e l’intimità dei miei lavori precedenti”. Per Minervini il cinema è insomma come sempre una questione di metodo, ricerca, dialogo col reale: «Cerco di cogliere qualcosa di vivo e pulsante dal fare film, l’idea iniziale era ridurre la battaglia a un prima e un dopo. Abbiamo piazzato un campo militare permanente al centro del racconto, dove sapevo che ci sarebbe stato uno scontro. Abbiamo anche usato delle lenti vintage e fotografiche adoperate e scoperte a suo tempo da Zack Snyder».
Sull’America di oggi invece non è affatto ottimista: «Non vivo più nel Texas ma a New York, che non è America nel vero senso della parola. La Corte Suprema è diventata un organo politico di parte, già sappiamo come andrà a finire il processo Trump e che si concluderà con un nulla di fatto. Lo scenario è preoccupante e potenzialmente apocalittico: i movimenti per il ritorno della legge sovrana, la divisione binaria tra i generi, il ritorno, a livello federale, alla pena di morte… Ci sono dei parallelismi col periodo storico che portò alla guerra di Secessione e il nuovo governo di Trump tenderà verosimilmente a riportare a galla paradigmi molto legati al passato».
Riguardo i war movie Minervini, che ha realizzato un film storico e in costume con budget comunque contenuto e sotto i due milioni di euro, specifica di aver sempre avuto un rapporto dissonante col genere: «Non ne ho mai capito le sovrastrutture morali, la rappresentazione tossica e muscolare che si vede nei film di guerra. La Guerra di Secessione, con la divisione Nord-Sud e la statalizzazione del cristianesimo, è molto collegato all’America di questi anni. Ormai negli Stati Uniti non si assiste più a politiche bipartisan, c’è sempre una sensazione di scontro costante ed è qualcosa che spaventa molto il cittadino».
I dannati, una produzione Okta film e Pulpa Film con Rai Cinema, in co-produzione con Michigan Films e in associazione Stregonia e Moonduckling Films, sarà nelle sale da domani, 16 maggio, in contemporanea col passaggio sulla Croisette, e il regista stesso lo accompagnerà in giro per l’Italia.
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