Leggere il curriculum da sceneggiatore di David Goyer fa un certo effetto. E non solo per gli ultimi due titoli – ovvero il più importante cinecomic del 2012 (Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno) e il più atteso in arrivo nel 2013 (Man of Steel) – ma anche per la presenza di alcuni cult movie che fanno ormai da tempo parte della videoteca ideale di moltissimi appassionati di action, fumetti e science fiction, come Dark City, la trilogia di Blade e Batman Begins. Senza considerare che, al di là degli esiti definitivi, la migliore idea per un serial “post-Lost” resta la sua (Flashfoward). Per questo la sua presenza al RomaFictionFest è un’occasione particolarmente ghiotta per fare il punto sui suoi progetti presenti e futuri, tra cui non va dimenticato il nuovo serial Da Vinci’s Demons, ragione primaria della sua presenza qui.
Ecco allora la cronaca dell’incontro che si è tenuto al Festival, moderato da Mario Sesti.
Come si è trovato ad avere a che fare con questi mondi, quello del cinema e quello della televisione, così diversi fra loro, e quale è il segreto del suo stile lavorativo?
Quando ero un bambino mi sono ritrovato a leggere molti fumetti e alcuni dei miei insegnanti dissero a mia madre che dovevo continuare sulla strada della scrittura, la implorarono letteralmente di non farmi diventare un poliziotto, anche se era quello che volevo fare da bambino! Fu così che frequentai una scuola di cinema a Los Angeles, e sono stato molto fortunato: ho venduto la mia prima sceneggiatura a 21 anni, quindi tecnicamente non ho mai avuto un vero lavoro!
La storia di Da Vinci’s Demons si svolge intorno ai 30 anni di Leonardo, che è il momento in cui paradossalmente non c’è una documentazione scritta di ciò che gli accade. Ha scelto questa epoca, relativamente meno nota della vita di Leonardo, per scatenare la sua creatività?
Ci sono dei vuoti nella sua storia e alcuni sono fra i 32, 33 anni, per la durata di quattro cinque anni in tutto: non ci sono rapporti o dati delle sue attività in quel periodo. Come creatore e sceneggiatore quando trovi questi vuoti per te è oro! Dopo la sua morte alcune delle pagine – circa 700 – del suo diario non sono mai state trovate. Da quelle che abbiamo sappiamo che ha progettato molte armi, figuriamoci nelle pagine mancanti…
La sua versione di Da Vinci sarà dunque una via di mezzo fra Borges, Indiana Jones e Sherlock Holmes?
Sì, e ci aggiungerei anche un po’ di Tony Stark, Iron Man. Era un genio, tormentato, si capisce dai suoi diari, beveva troppo, forse fumava oppio, e finiva sempre nei guai per dire senza mezzi termini quello che pensava. Inoltre era un ingegnere, uno scienziato e vorrebbe essere ricordato come tale. Nello show c’è mistero e cospirazione oltre a questi aspetti centrali della vita di Leonardo.
Circolavano spoiler sulla possibilità di viaggi del tempo all’interno della serie, ma si è sempre guardato bene di rispondere a riguardo…
Nei primi episodi il personaggio che fa da narratore dice “La storia è una bugia a cui credo” perché la storia è scritta da chi vince, e il tempo è come un fiume, circolare, quindi credo nei diversi aspetti temporali. L’idea centrale è che gli eventi si ripetano sempre nel corso della storia. Quindi più che di viaggi nel tempo parlerei di una fluidità del tempo stesso. Se siamo fortunati a realizzare bene la circolarità, la scena finale dell’ultimo episodio sarà parte di quella iniziale nel pilot.
L’ispirazione fondamentale era quella di prendere atto che Leonardo era una sorta di supereroe per le sue doti. Che cos’altro dobbiamo aspettarci in questi termini? Soprattutto i supereroi che lei ha scritto hanno in sé una parte di conflitto che porta all’autodistruzione…
Il mio Leonardo è un tipo votato all’autodistruzione. Alla fine del primo episodio si capirà che si troverà al centro del conflitto fra Firenze e Roma, ma è un conflitto che in realtà si rivela molto più grande di quello che immagina. Leonardo diventa una delle figure chiavi in esso.
Il più grande successo editoriale degli ultimi anni è Il Codice Da Vinci: c’è affinità tra la sua opera e quella di Dan Brown?
Solo se si pensa a una ricerca sulla storia del Codice usato da Da Vinci e quello delle società segrete. La cosa interessante è che la verità che circonda Da Vinci è così complessa che non si può capire, sono sorpreso che qualcuno non abbia scritto qualcosa del genere su di lui prima.
Lei è molto bravo a fare due cose: creare storie fantastiche e completamente originali, ricche di aspetti fantasy o sovrannaturali, oppure adattare storie altrui, specialmente dai fumetti, e reinventarle in maniera altrettanto originale. Sappiamo che sta lavorando a un nuovo grande progetto su un supereroe della DC Comics, e vorremmo sapere quali sono le sfumature del personaggio che porterà fuori dal fumetto?
Stiamo parlando dell’Uomo d’Acciaio, vero? Il lavoro che abbiamo fatto è stato cercare di portare lo stesso naturalismo della trilogia di Batman con Christopher Nolan, trattare il personaggio come se non fosse stato preso da un fumetto. Il nostro è sempre stato un approccio realistico, cerchiamo sempre di immaginare queste storie come se potessero accadere nello stesso mondo in cui viviamo, lo abbiamo fatto con Batman e ho adattato lo stesso principio a Superman.
Il personaggio di Leonardo nel footage mostrato appare molto attuale, giovane, e con uno stile moderno e con attitudine molto cotemporanee, che studio avete fatto a riguardo?
Da Vinci è una delle persone che ha inventato il futuro, così lontano dalla sua epoca, per quello ho deciso di renderlo più moderno rispetto all’epoca in cui viveva. Ogni volta che lavoro su una scrittura cerco di approfondire quali problematiche siano in corso nel mondo, e cerco di ricollegarmici, in modo da rendere il più attuale possibile il mio progetto, nonostante il periodo storico che vado a trattare.