I Simpson, secondo i creatori questo episodio avrebbe fatto fallire per sempre la serie tv
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I Simpson, secondo i creatori questo episodio avrebbe fatto fallire per sempre la serie tv

Anche in quella che è stata considerata l'età d'oro della serie, non sono mancate le critiche feroci...

I Simpson, secondo i creatori questo episodio avrebbe fatto fallire per sempre la serie tv

Anche in quella che è stata considerata l'età d'oro della serie, non sono mancate le critiche feroci...

Da oltre tre decenni, I Simpson sono una colonna portante della televisione: hanno intrattenuto svariate generazioni di spettatori, diventando rapidamente un vero e proprio fenomeno culturale. Tuttavia, il dibattito su quale possa essere considerata effettivamente l'”età d’oro” della serie tv continua ad accendere discussioni: molti fan indicano il lasso di tempo compreso tra il primo episodio, una toccante storia natalizia di sfortuna e redenzione, e la fine degli anni ’90 come l’apice della serie. Questo periodo, ha regalato agli spettatori episodi iconici e battute memorabili, conditi da una satira tagliente che ha segnato l’immaginario collettivo.

Secondo Al Jean, storico produttore e membro del team sin dal primo episodio, quell’epoca non è stata però priva di momenti difficili. In un’intervista con The Guardian, ha rievocato il timore di un possibile fallimento con l’episodio Homer alla battuta della terza stagione. Durante la lettura del copione, l’atmosfera in sala era gelida, senza alcuna risata. Jean e il co-showrunner Mike Reiss, preoccupati per la reazione negativa, si guardarono sconsolati, convinti che quell’episodio potesse mettere fine alla serie.

«Essendo stato lì durante l’“età d’oro”, posso dire che all’epoca non sembrava affatto così... C’è un episodio della terza stagione che mi torna sempre in mente: “Homer at the Bat”. Abbiamo fatto due letture del copione; quella era la seconda, ed è stata accolta nel silenzio più totale. È stata la peggior lettura di sempre. Mike Reiss [il co-showrunner di Jean] e io ci siamo guardati come per dire: “verremo licenziati».

Jean ha anche sottolineato come le critiche non siano mai mancate, nemmeno nel periodo di massimo splendore dello show:

«Fin dall’inizio, ci prendevamo già in giro per il nostro successo. Nella seconda stagione avevamo fatto una battuta sulle magliette dei Simpson. Alcuni dicono che “Lisa è diventata troppo prolissa e cerebrale” — e questo succede nell’episodio di Natale [quando risponde in modo eloquente alle offese della zia verso Homer]. Quindi, suppongo che avessimo già fatto il salto dello squalo nel terzo atto del primissimo episodio!»

Anche John Vitti, autore di episodi celebri come Mr. Spazzaneve, Il promontorio della paura e Il supplente di Lisa, ha ammesso che i fan iniziarono a lamentarsi già dalla seconda stagione, sostenendo che lo show non fosse più all’altezza delle aspettative. Nonostante ciò, Vitti ha riconosciuto che alcune di queste critiche erano fondate, specialmente riguardo alla semplificazione eccessiva di alcuni personaggi nel tentativo di ottenere risate più immediate.

Questo fenomeno, noto come “Flanderizzazione“, è diventato un problema riconosciuto dagli stessi autori: personaggi come Ned Flanders, inizialmente ideati come persone comuni con tratti distintivi, si sono trasformati in caricature esasperate, suscitando malcontento tra i fan, in particolare quelli cristiani, che percepivano Flanders come una parodia della religiosità:

«Nel corso degli anni, i cristiani si sono rivoltati contro Ned Flanders, ritenendo che fosse diventato una parodia. È vero che è stato reso più cristiano — ma non era questa l’intenzione. L’intento originale è ben espresso nell’episodio di Natale del 1989: è un bravo ragazzo. Pensa di essere amico di Homer. È molto felice della sua vita… Ed è positivo che Flanders non si renda mai conto di far impazzire Homer o di divertirsi a farlo, perché per un autore di commedie sarebbe una cosa troppo semplice da fare. [Ma] nella ricerca di risate più forti, c’è troppo dei Simpson perché questo non sia mai accaduto. Ed è stata una vera rivelazione, ma quando Homer ha iniziato a diventare più cattivo, i nostri fan — inclusi quelli di Internet, che magari non assoceresti a essere così attenti ai personaggi — quegli spettatori non odiano Homer, odiano te. È una lezione importante da ricordare come sceneggiatore».

Oggi, con Matt Selman come showrunner, molti fan vedono un ritorno alla qualità che aveva reso la serie un’icona: episodi più recenti cercano di bilanciare la comicità con una narrazione più profonda, offrendo ai fan momenti che richiamano la scrittura brillante dell’era classica. Tuttavia, una parte del pubblico resta legata a quella “età dell’oro”, sottolineando l’importanza dell’animazione disegnata a mano e della satira acuta sulla famiglia americana, elementi che hanno definito lo spirito originale dello show.

Nonostante i cambiamenti e le critiche, I Simpson continuano a rimanere un punto di riferimento nella storia della televisione. Con 36 stagioni e centinaia di episodi, lo show ha costruito un’eredità di risate, riflessioni e personaggi indimenticabili.

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Fonte: The Guardian

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