Si finisce sempre lì, a perdersi in quegli occhi azzurri da pupo siciliano e nel sorriso sornione che sfodera sia che ti strappi la testa o che salvi un gattino: parliamo del maggiore dei fratelli succhiasangue di The Vampire Diaries, interpretato da Ian Somerhalder, antieroe incontrastato della serie. Prima di approdare al ruolo, l’attore è stato niente meno che lo sfortunato Boone di Lost (sfortunato soprattutto a durare una stagione sola nel serial cult per antomasia). Ma nella sua carriera televisiva annovera anche Tell Me You Love Me, dove sfoggiava il fisico asciutto che non si esime dallo sbandierare davanti alla bella collega (ed ex fidanzata) Nina Dobrev in The Vampire Diaries. Ian è un ragazzo strano: incredibilmente alla mano, adora la compagnia delle fan, si è fatto tatuare la scritta “hic et nunc” (cioè “qui e ora”, in latino), è un animalista votato alla filantropia, ed è garbato e ipersensibile, tanto che recitare la parte dell’ambivalente Damon, villain con il senso del sacrificio, spesso – a quanto dice – lo fa piangere. Troppo bello per essere vero? Difficilmente lo coglieremo mentre strangola una fanciulla in un vicolo buio come farebbe il suo personaggio (soprattutto nella quinta stagione di The Vampire Diaries, ora in onda su Mya, dove ne ha passate di tutti i colori per colpa dell’ambiziosa Katherine): per cui sì, crediamo sia vero.
Finora cosa ti è piaciuto di più di questa quinta stagione?
«La moltiplicazione dei doppelgänger è molto divertente. Anche a me piacerebbe averne e potermi sdoppiare perché, come dice Paul Wesley (l’interprete di Stefan, ndr), si prova una sensazione di rinnovamento a interpretare un altro personaggio in una serie a cui ormai si lavora da anni. Bisogna ammettere che quando uno show supera un certo numero di episodi le situazioni tendono a ripetersi, mentre con questo espediente narrativo molte relazioni prendono una piega nuova».
Cos’altro ti piace delle ultime puntate?
«Il fatto che si stia facendo lo sforzo di conferire alla serie una fotografia più eloquente: all’inizio era così scura che dovevi strizzare gli occhi per intravedere le espressioni sui volti dei personaggi, mentre adesso cerchiamo di dare forma alle storie tenendo quel look buio e intimo degli inizi, ma in un modo che sia più limpido». […]
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(Foto: Larry Busacca ©Getty Images Etertainment)
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