«L’ha ucciso l’idiozia di Hollywood». Con queste parole Alberto Barbera, il direttore della Mostra del cinema di Venezia, ha commentato la morte, a 77 anni, di Michael Cimino, a cui era legato da una profonda amicizia. Una frase forte, ma che ben racconta la parabola del regista: i cinque Oscar vinti con Il cacciatore gli avevano dato il credito necessario per lavorare in autonomia, ma la carta bianca concessagli per I cancelli del cielo si è accartocciata in una produzione a dir poco tormentata, costosissima (il budget di 7 milioni di dollari iniziale si è poi alzato a 44 milioni) e culminata in uno dei flop più fragorosi di sempre, che per poco non ha portato la casa di distribuzione United Artists al fallimento.
L’insuccesso di quel film, capace di regalare splendidi frammenti ma con eccessi di regia e sceneggiatura evidenti, ha condizionato irrimediabilmente il percorso di Cimino, e infatti in pochi si ricordano i suoi successivi cinque lavori. Uno di questi è L’anno del dragone, un crime colpevolmente sottovalutato, che insieme a Il cacciatore è disponibile sul catalogo Infinity. Due titoli che vi consigliamo di recuperare, se non altro per capire che tipo di artista fosse Cimino. Ve ne parliamo in breve, per chi non li conoscesse:
Il cacciatore è il suo capolavoro e racconta di tre minatori della Pennsylvania – Michael (Robert De Niro), Nick (Christopher Walken) e Steven (John Savage) – che vengono chiamati a combattere in Vietnam, dove finiscono prigionieri e vengono sadicamente torturati (la scena della roulette russa, cruenta e molto discussa, è il simbolo del film). Riescono a fuggire, ma tornare alla vita di prima è impossibile. Un’opera coraggiosa che, nonostante fosse incentrata su un tema sempre scomodo in patria come la perdita dell’innocenza americana in guerra, è riuscita a diventare un successo commerciale grazie a immagini indelebili e alle grandi performance dei protagonisti.
L’anno del dragone, girato cinque anni dopo il fallimento mai perdonato di Cancelli del cielo, vede invece protagonista un ispirato Mickey Rourke nei panni di un commissario di polizia di New York che si trasferisce a Chinatown e ingaggia una guerra contro il giovane boss di una potente famiglia mafiosa cinese. Sceneggiato da Oliver Stone, è un film d’azione violento, teso e convulso, costruito su un iperrealismo che spinge al massimo lo stile di Cimino, da cui si sprigionano sequenze furibonde e disperate, con duelli all’ultimo sangue.
Oltre questi due film chiave,vi consigliamo di recuperare anche Verso il sole, il suo ultimo film a Hollywood: un giovane criminale di Los Angeles, malato di cancro, sequestra un oncologo (Woody Harrelson) e lo costringe a un viaggio verso il sudovest, alla ricerca di un lago “sacro” di montagna. Action thriller metropolitano che si intreccia con la commedia e il road movie verso le radici mitiche degli Stati Uniti. Osservate come migliora nella seconda parte, aumenta il ritmo e prende quota. Ne rimarrete sorpresi.
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