A tutti noi verrebbe da pensare che il film horror più costoso mai realizzato sia anche decisamente spaventoso. Ebbene, si tratta esattamente dell’opposto: la pellicola in questione, che ha potuto contare su un budget di circa 190 milioni di dollari, non è minimamente riuscito a sfruttare questa disponibilità economica per creare una vera esperienza di terrore.
Nonostante il grande successo al botteghino, oltre all’impressionante budget di partenza, World War Z del 2013, con Brad Pitt come protagonista, non è riuscito a lasciare un segno nel genere horror, assestandosi nella mente degli spettatori più come film d’azione che un autentico horror sugli zombie.
I grandi budget, infatti, possono rappresentare una sfida per le pellicole dell’orrore: se da un lato permettono di realizzare effetti speciali di alta qualità e sequenze visivamente spettacolari, dall’altro richiedono un grande ritorno al botteghino, spingendo spesso i produttori a ridurre gli elementi più disturbanti per attrarre un pubblico più ampio.
Questo compromesso si è rivelato particolarmente evidente in World War Z: nonostante il film abbia incassato 540 milioni di dollari a livello globale, non si è assicurato un sequel o un franchise, segno che qualcosa nella formula non abbia funzionato. Effettivamente la storia, che segue il personaggio di Brad Pitt, un investigatore delle Nazioni Unite che cerca di salvare il mondo da un’apocalisse zombie, è ricca di scene d’azione ad alta tensione, ma manca di veri momenti al cardiopalma. L’eroe di Pitt non appare mai realmente in pericolo, e il rating PG-13, pensato per attrarre un pubblico più ampio, limita la presenza di scene raccapriccianti o veramente angoscianti. Di conseguenza, World War Z appare più come un thriller di ampio respiro che come un autentico horror sugli zombie.
Il film ha anche avuto la sfortuna di essere preceduto da opere che hanno ridefinito il sottogenere zombie. Pellicole come 28 giorni dopo di Danny Boyle e il suo sequel 28 settimane dopo hanno saputo sfruttare il tema dell’apocalisse zombie per creare atmosfere di terrore palpabile, qualcosa che World War Z, effettivamente, non è riuscito a replicare. Anche il remake di Dawn of the Dead di Zack Snyder del 2004 ha dimostrato come un’apocalisse zombie possa essere raccontata con un tono cupo e spaventoso, creando un forte contrasto con l’approccio più leggero e spettacolare di World War Z.
Un altro aspetto problematico di World War Z è stato il suo tono: come anticipavamo, nonostante la presenza di zombie, si è rivelato più un prodotto d’azione che un’opera horror. Il personaggio di Brad Pitt, un ex consulente delle Nazioni Unite ben equipaggiato e altamente addestrato, non sembra mai realmente in pericolo, il che può funzionare in un classico film d’azione, ma non in un horror, dove il senso di vulnerabilità e la paura sono essenziali per coinvolgere lo spettatore. La trama, che avrebbe potuto offrire un’esperienza di terrore globale, si è invece trasformata in un’avventura ad alto budget, priva del pathos e della suspense necessari per essere considerata un vero racconto orrorifico.
Questo distacco dalla tradizione horror si riflette anche nel finale del film, che risulta sorprendentemente ottimista per un’opera di questo genere. Invece di lasciare lo spettatore con un senso di inquietudine e terrore, World War Z opta per una conclusione che, sebbene spettacolare, risulta in contrasto con le aspettative di un pubblico appassionato di horror. Questo mix di elementi ha portato il film a essere percepito come una grande produzione hollywoodiana, ma priva dell’anima che caratterizza i migliori film horror. Nonostante il successo commerciale, World War Z resta un esempio di come un grande budget non garantisca necessariamente un grande film, soprattutto quando si tratta di horror.
Sapevate che World War Z è il film horror più costoso mai realizzato? Fatecelo sapere nei commenti!
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Fonte: ScreenRant
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