Com’era prevedibile, nel giorno del debutto ha suscitato molta curiosità la nuova docuserie Il giovane Berlusconi, che si è piazzata subito al primo posto delle serie Tv più viste della settimana su Netflix.
Lo show racconta in tre episodi l’ascesa e le vicende imprenditoriali e poi politiche di questa figura – che, nel bene e nel male, ha fatto la storia dell’Italia -, grazie alle testimonianze di alcuni dei suoi più stretti collaboratori, arricchite da materiale di repertorio, in parte inedito o raro. La narrazione parte dai primi investimenti nell’edilizia, con la creazione della new town Milano 2 e passa per il grande business della televisione privata, per approdare al famoso momento della “discesa in campo” e delle elezioni politiche del ’94.
Ne emerge un ritratto sfaccettato, ricco di storie mai raccontate prima, in cui si svelano i retroscena dei suoi grandi successi, le felici intuizioni grazie alle quali Berlusconi ha saputo costruire la sua immagine di imprenditore di successo di fronte al pubblico italiano.
Ecco ad esempio alcuni momenti chiave che la serie Il giovane Berlusconi ripercorre.
I primi investimenti nel business dell’edilizia
«La prima operazione edilizia di Berlusconi avviene in uno dei posti più sfigati del mondo, Brugherio, un posto dove c’è la nebbia per dieci mesi all’anno. Berlusconi acquistò dei terreni e sulla carta vendette una quantità incredibile di appartamenti, con un trucco. C’era una legge in Italia che obbligava gli enti di previdenza ad acquistare un tot di immobili da destinare come riserva per quei fondi previdenziali. […] Grazie a questa cosa, ha fatto comprare questi due palazzi che erano ancora sulla carta e poi sono stati edificati proprio da quell’ente pubblico e da quel presidente». [Gigi Moncalvo (Giornalista caporedattore Canale 5/Fininvest 1981-1993)]
La minaccia dei Puffi
«Io dovevo erodere la programmazione della Rai, e lo strumento essenziale per erodere la programmazione della rete maggioritaria era la contro-programmazione, cioè fare il contrario di ciò che faceva la Rai per rubare ascolto. Ecco poi l’invenzione dei Puffi contro il telegiornale, perché i Puffi erano indirizzati ai bambini. I bambini fanno fatica a mangiare, dissi, e finalmente coi Puffi le mamme possono, in qualche modo, essere sollevate dal compito di imboccarli. Fu un successo clamoroso, anche perché i Puffi erano bellissimi». [Carlo Freccero, Direttore palinsesto Canale 5 1980-1983]
La pubblicità come motore di crescita
«Abbiamo trasformato la réclame in uno dei fattori di produzione delle aziende. Cioè, io ti convinco che più pubblicità vuol dire più vendite, più vendite più lavoro, più lavoro quindi poi più consumo, più consumo e il circolo virtuoso che continua a correre e che produce ricchezza». [Marcello Dell’Utri, Amministratore delegato di Publitalia ’80 1982-1995]
Lo sport come collante sociale
«Aveva intuito quale grandissimo strumento di comunicazione e di presenza presso il pubblico, presso la gente, fosse essere presidente di una squadra importante, che aveva una grande storia come il Milan. Anche se, in quel momento, la storia del Milan era piuttosto grigia.». [Vittorio Dotti, Avvocato “Gruppo Berlusconi” 1980-1994]
La televisione al servizio della comunicazione politica
«La TV durante la campagna elettorale assume un’altra valenza. Diventa il fantasma di Berlusconi. È come se, in qualche modo facesse apparire chi era l’artefice di tutti questi sogni e desideri che stai vivendo o hai vissuto. Ed è Berlusconi, l’uomo che vi ama, che ti ama. Tu che guardi e hai guardato ore e ore la mia televisione; ora trasformo il mio Paese come ho trasformato la mia televisione. Lo faccio diventare un’azienda che funziona. Questo è il sogno berlusconiano, è un sipario strappato». [Carlo Freccero]
I tre episodi di Il giovane Berlusconi sono disponibili su Netflix.
Foto: © Archivio Pino Granata
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