«Il Parkinson? Un problema come un altro, per questo ci scherzo su»: Michael J. Fox parla del suo nuovo show tv
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«Il Parkinson? Un problema come un altro, per questo ci scherzo su»: Michael J. Fox parla del suo nuovo show tv

Intitolato semplicemente The Michael J. Fox Show, uscirà il 26 settembre su NBC e sarà ispirato alla vita dell'attore

«Il Parkinson? Un problema come un altro, per questo ci scherzo su»: Michael J. Fox parla del suo nuovo show tv

Intitolato semplicemente The Michael J. Fox Show, uscirà il 26 settembre su NBC e sarà ispirato alla vita dell'attore

Ispirato alla sua vita ma «con qualche dettaglio cambiato per proteggere la privacy dei miei figli». Ironico, ma «senza scadere nello humor macabro che spesso hanno i malati terminali, e che fa orrore a chi sta loro intorno». Soprattutto, un ritorno a tempo pieno al lavoro televisivo, «anche perché i miei figli volevano che me ne uscissi un po’ di casa». L’ammirazione, il rispetto e anche l’affetto che Michael J. Fox suscita ogni volta che affronta a muso duro la sua malattia non hanno confini. Vi avevamo già segnalato The Michael J. Fox Show (NBC) come una delle nuove serie da tenere d’occhio per la prossima stagione; oggi, Collider pubblica una lunga intervista all’attore, in piena promozione della sua sit-com, nella quale si affrontano con leggerezza ma senza tracce di superficialità temi “scomodi” come il morbo di Parkinson e il modo in cui malattie e disabilità vengono presentate in televisione. Qui sotto vi riportiamo gli stralci più interessanti dell’intervista:

Sul perché Fox ha deciso di ritornare al lavoro: «Mia moglie e i miei figli mi volevano fuori di casa – perché mi vogliono bene e vogliono che io sia felice, non per altro! Nello show parlo anche di loro, anche se ovviamente ho cambiato i nomi per ragioni di privacy. Ma loro riconosceranno tante piccole cose… Non sono stati loro a convincermi a tornare al lavoro. Ero io che volevo farlo: è quel che amo fare e quel che ho fatto per tutta la mia vita. Così mi sono detto: “Perché no?”, e mi sono accorto che non c’era ragione per non farlo. E così è nato lo show».

Sulla scelta di parlare liberamente del Parkinson nella serie: «No, non mi sono consultato con la comunità dei malati di Parkinson, non cerco mai consigli altrui quando mi sento creativo. Ovviamente parlo molto della malattia. Per come la vedo io, a volte è frustrante, ma altre volte è divertente, e voglio che anche gli altri la vedano così. Alla fine abbiamo tutti un peso da portare, abbiamo tutti il nostro Parkinson, e spero che la gente, vedendo come riesco a scherzare su un problema così serio, sia in grado di dire: “Ehi, dovrei imparare a ridere anch’io dei miei problemi”».

Sulla percezione che gli altri hanno della sua malattia: «Quando il Parkinson compare nella serie, è parte integrante della vita della mia famiglia, come nella realtà. La maggior parte delle volte, il problema di avere una disabilità è come gli altri se la immaginano: hanno una proiezione mentale di come dev’essere la tua esperienza e ti trattano secondo quello standard. Quando magari la mia vera esperienza è completamente diversa. Non trovo nulla di orribile nel Parkinson, certo è qualcosa con cui devo fare i conti, ma è la mia vita e alla fine non ci posso fare nulla. E la mia vita è tutto tranne che orribile».

Sulla possibilità di Ritorno al futuro 4: «Sì, certo, io però non sarei più Marty ma Doc! A parte gli scherzi, non ho più l’età per girare una serie di 22 episodi e poi passare l’estate sul set di un film. Non è questione di Parkinson, è che sono vecchio».

Fonte: Collider

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