Conto alla rovescia terminato. Dal 21 marzo 2024 è su Netflix una delle serie più attese dell’anno: Il problema dei 3 corpi, adattamento del romanzo di fantascienza scritto nel 2006 dall’autore cinese Liu Cixin, una saga che ha illustri estimatori e la cui complessità le ha fatto guadagnare la pericolosa etichetta di “inadattabile”. Hanno tentato di rimuoverla due autori decisamente noti al panorama televisivo come David Benioff e D. B. Weiss, show-runner del Trono di Spade, assieme ad Alexander Woo, ma il risultato della loro operazione è ancora difficile da calcolare. Il che rende la serie perfettamente a tema.
Il problema dei 3 corpi è un racconto cosiddetto hard sci-fi. Nel primo romanzo intitolato Memoria del passato della Terra, viene raccontato di come l’umanità sia segretamente entrata in contatto con una civiltà aliena che abita in un sistema composto da tre stelle simili al Sole, i cui movimenti imprevedibili causano tuttavia enorme instabilità. L’adattamento Netflix si muove tra passato e presente, seguendo da un lato la storia dell’astrofisica cinese che per prima si è messa in contatto con gli alieni e dall’altro le vicende nel presente di cinque scienziati che vivono sulla propria pelle le conseguenze di quegli accadimenti.
Sono stati condensati (e occidentalizzati) molti dei personaggi, ma il cuore narrativo e tematico è rimasto lo stesso: al centro ci sono infatti suggestioni che dall’incontro con civiltà extra-terrestri puntano verso una riflessione antropocentrica o misantropa a seconda del punto di vista, sfiorano temi come il libero arbitrio, la coscienza e la responsabilità collettiva nei confronti della propria specie e del mondo che stiamo abitando – con inevitabili bacchettamenti morali sui danni del cambiamento climatico causato dall’uomo. Non è però una serie eccessivamente filosofeggiante, come è diventata a lungo andare Westworld per esempio: Il problema dei 3 corpi cerca di tenere in equilibrio la volontà di dare peso e spessore narrativo al racconto all’esigenza di offrire un prodotto d’intrattenimento che cerchi di ricalcare lo standard produttivo della piattaforma ma anche che – al contempo – se ne distacchi il più possibile.
In questo, la nuova serie è in linea con il suo contenuto: così come è scientificamente impossibile calcolare l’evoluzione futura di un sistema a tre corpi in astrodinamica, al momento è altrettanto complicato capire quale sarà l’impatto dello show per la piattaforma. Si avverte chiaramente che dietro a Il problema dei 3 corpi c’è un’intenzione produttiva diversa, la voglia di buttarsi su un genere (l’hard sci-fi) che finora non ha dato particolarmente fortune al gigante dello streaming, soprattutto rispetto a quanto sta facendo nello stesso campo la concorrente AppleTV+. Dark ha colpito nel segno ma ha diviso, allora ecco un prodotto dall’appeal fortemente internazionale, con valori produttivi massicci ma comunque avvolti dalla coperta Netflix (nel bene o nel male).
Il problema dei 3 corpi è infatti una serie stimolante, che semina indizi e spunti di interesse con la promessa (mantenuta a volte in modo fin troppo affrettato) di portare il pubblico paziente da qualche parte. Richiede attenzione ma non troppa, perché la base scientifica c’è ma a volte sembra lasciare il campo alla magia un tanto al chilo. L’intero comparto tecnico (regia, fotografia, effetti speciali) è un gradino sopra la media delle produzioni televisive, ma non troppo ricercato da staccarsi completamente dal resto del catalogo. È un titolo che può vantare il meglio dei prodotti Netflix (la rapida capacità di cattura lo spettatore) e insieme i suoi peggiori difetti (la fastidiosa patina narrativa e fotografica tipica delle produzioni della N rossa).
Il reale impatto, quindi, è difficile da valutare ma la sensazione è che la nuova serie possa in qualche modo rappresentare una soluzione più che un problema per Netflix. Se gli autori riusciranno a gestire questo delicato gioco di equilibri precari, allora il pubblico avrà una serie che non potrà probabilmente essere la nuova Lost, ma che difenderà bene la categoria e avvicinerà chi guarda al ciclo di romanzi originale. Ma questo è uno scenario che solo l’algoritmo Netflix può riuscire calcolare…
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Foto: Netflix
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