Il grugno di Pumbaa vi sembra familiare? Provate a scrutare oltre la magia della CGI e forse riuscirete a riconoscere le espressioni di Seth Rogen. Attore, produttore, regista e sceneggiatore, Rogen non è nuovo al mondo dell’animazione. Il suo nome appare tra i doppiatori di Shrek Terzo, Kung Fu Panda 2 e 3, Mostri contro alieni, I Simpson e Sausage Party – Vita segreta di una salsiccia; ma a livello internazionale è sicuramente più famoso per le sue commedie scorrette. Ha diretto il controverso The Interview, ha prodotto e interpretato, tra gli altri, film come 40 anni vergine, Molto Incinta, Strafumati, Cattivi vicini e Facciamola finita solo per citarne alcuni. Mentre con il suo volto – quello in carne e ossa – lo ritroveremo prossimamente al cinema accanto a Charlize Theron in Non succede… ma se succede, nel live action di Jon Favreau interpreta “virtualmente” il facocero più famoso della Disney. La storia la conoscete già: Pumbaa (che nella vesione italiana avrà la voce di Simone Mori) è buono, gentile e protettivo nei confronti di Timon, che spesso si appropria delle sue idee geniali. Nella savana è famoso per le sue flatulenze, ragione per cui è sempre stato evitato da tutti. Seth Rogen ci racconta come è stato entrare nella pelle – decisamente puzzolente – di questo simpatico amico di Simba.
Quando hai saputo che Jon Favreau stava lavorando a Il re leone, cos’hai pensato?
«Che sicuramente mi avrebbe offerto una parte, visto che lo conosco da vent’anni! Se non mi avesse chiamato, credo che mi sarei davvero incazzato. Come tutti gli attori, ho avuto dubbi su molti ruoli che ho interpretato, mi capita spesso di dubitare di essere la persona giusta per quel ruolo, ma ho sempre saputo che sarei stato l’unico a fare benissimo Pumbaa (ride, NdR)».
Come hai conosciuto Jon?
«Abbiamo amici in comune, la comunità dei comici a Los Angeles è una cerchia ristretta. Per me è sempre stato un mito, sono cresciuto guardando film come Swingers e Made – Due imbroglioni a New York, oltre a essere molto divertenti hanno anche dei dialoghi scorrevoli, e anche se parlano sempre e parecchio, le conversazioni sono molto naturali. Anche i dialoghi di questo film ricordano molto quel tipo di tono, anche se tecnologicamente è molto più complesso».
Che tecnologia avete utilizzato per le riprese?
«È cambiata molto negli ultimi anni, abbiamo fatto varie sessioni durante tutta la durata del film. Jon ha preferito non usare i marcatori della motion capture tradizionale, per non interferire con la performance degli attori. Di base ero in una stanza attrezzata con centinaia di telecamere che hanno raccolto tutti i miei movimenti e le mie espressioni facciali, che poi sono state processate con un software che combina tutti i dati e li applica al tuo avatar virtuale. È un processo che puoi vedere in tempo reale, in modo da fare tutti cambiamenti necessari. Sei libero di muoverti come vuoi, il primo giorno abbiamo seguito il copione, mentre poi Jon ci ha chiesto di improvvisare. Gli animatori scelgono le espressioni che sono riuscite meglio al fine di dare a questi animali dei movimenti organici, umanizzati, più naturali e fluidi».
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Photo by Kwaku Alston © courtesy of Walt Disney Enterprises
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