La Terra di Mezzo, il continente situato in Arda dove si svolgono gli eventi de Il Signore degli Anelli può vantare una storia incredibilmente lunga. Al termine de Il Ritorno del re, terzo capitolo della trilogia cinematografica, la storia era ormai giunta all’anno 3.021 della Terza Era, poco più di tre millenni dopo che Isildur ebbe la prontezza di tagliare il dito con l’Unico Anello dalla mano di Sauron. Eppure, in tutto questo arco di tempo, senza contare le due ere precedenti, la stato della tecnologia presente nella Terra di Mezzo sembra non avanzare mai.
Facendo un rapido confronto, tra la caduta dell’Impero romano d’Occidente e l’invenzione del primo smartphone sono passati solo 1.531 anni. Eppure, in tutto questo lasso di tempo, la Terra di Mezzo sembra essere rimasta bloccata in una cultura di chiaro stampo medievale dai contorni fantasy. Tale scelta creativa è indubbiamente da ricercare nella fascinazione che J.R.R. Tolkien nutriva verso il Medioevo e verso i poemi epici come Beowulf e le storie del ciclo arturiano, che hanno spinto il Professore a desiderare di creare un mondo vivo e vibrante che ne condividesse alcune caratteristiche.
Tuttavia, com’è noto, sul piano narrativo Tolkien non ha mai lasciato nulla al caso, e i motivi del mancato progredimento tecnologico della Terra di Mezzo possono essere ricercati nelle specifiche abilità che contraddistinguono le varie razze che la abitano, oltre che in alcuni catastrofici eventi che hanno letteralmente rimodellato il mondo di Arda.
In molti casi, l’esistenza della magia nella Terra di Mezzo ha reso la tecnologia inutile. Secondo quanto scritto ne Il Silmarillion, gli elfi erano immuni a tutte le malattie e guarivano naturalmente dalle ferite molto più rapidamente degli uomini, fattore che ha teoricamente reso inutile la ricerca medica. Nei libri, Aragorn, che ha imparato l’arte della guarigione dagli Elfi di Gran Burrone con i quali è cresciuto, è stato in grado di guarire Faramir, Éowyn e Merry dalle ferite semplicemente imponendo le mani su di loro e applicando foglie di athelas, pianta dalle grandi proprietà curative, sulla loro pelle.
Vilya, l’Anello del Potere posseduto da Elrond, incrementava ulteriormente le sue capacità di guarigione, oltre a prevenire anche il decadimento di Gran Burrone. Invece, diversamente dagli elfi, i nani potevano invece ammalarsi – anche se ancora meno comunemente degli uomini – ed erano inoltre più resistenti ai danni fisici degli elfi. Gli elfi inoltre non avrebbero necessitato nemmeno dello sviluppo di una specifica tecnologia agricola, dal momento che il loro grano originario di Valinor era particolarmente rigoglioso.
Le credenze delle varie civiltà della Terra di Mezzo hanno giocato un ruolo molto importante nella loro mancanza di progresso tecnologico. Gli elfi rispettavano profondamente la natura e non erano propensi a creare macchinari che potessero in qualche modo danneggiare l’ambiente. Inoltre, essendo immortali, raramente si trovavano nella condizione di dover fare qualcosa di fretta, trovando un grande appagamento nei loro mestieri.
A differenza degli Elfi, gli hobbit invece apprezzavano certamente la comodità, ma il loro “rifiuto” per la tecnologia era maggiormente legato al loro essere ostinatamente abitudinari e diffidenti verso i cambiamenti. Altre culture come quelle dei Nani e della popolazione umana dei Rohirrim si vantavano invece di perpetrare le tradizioni dei loro antenati, rimanendo così legati in maniera indissolubile ai loro stili di vita.
Ne Il Signore degli Anelli l’avanzamento tecnologico, e con esso l’industrializzazione, è legato a doppio filo con le volontà di dominio dei suoi villain, Sauron e Saruman, i quali hanno distrutto le foreste della Terra di Mezzo e inquinato l’aria per rifornire i loro eserciti con grandi quantità di armi e utensili, dando vita ad una vera e proprio industria metallurgica. Dulcis in fundo, apprendiamo inoltre come Saruman sia arrivato ad ottenere anche la polvere da sparo, fino a quel momento sconosciuta nella Terra di Mezzo. Tali fattori rendono inoltre più che evidenti le opinioni di J.R.R. Tolkien sulla moderna industrializzazione e la sempre più invasiva presenza della tecnologia nelle vite degli esseri umani.
C’è tuttavia una causa più profonda che può aiutare a spiegare la stagnazione tecnologica della Terra di Mezzo. Come sappiamo, nel mondo reale le guerre danno grande impulso al progredire tecnologico, anche se alcuni conflitti verificatisi nella Terra di Mezzo nella Seconda e Prima Era si sono invece rivelati così devastanti da aver fatto letteralmente retrocedere più volte le conoscenze tecnologiche precedentemente acquisite.
All’apice del suo potere, il regno isolano di Númenor era una delle nazioni tecnologicamente più avanzate dell’intero legendarium di Tolkien. Tuttavia, dopo che i Númenóreani si fecero irretire da Sauron intraprendendo una (mai iniziata) guerra contro Valinor per obbligare i Valar a concedergli l’Immortalità, l’isola venne inabissata per volere di Eru Ilúvatar, entità suprema creatrice del mondo paragonabile al Dio cristiano, il quale punì così la loro arroganza. I superstiti fedeli ai Valar si stabilirono nella Terra di Mezzo dando vita al regno di Arnor. Questo ereditò gran parte dello splendore di Númenor, ma venne portato alla rovina dal Re Stregone durante la sanguinosa guerra contro il regno di Angmar.
Con la scomparsa di Númenor prima e di Arnor nella Terza Era, le conoscenze tecnologiche delle due grandi civiltà andarono quindi progressivamente perdute. Prima ancora, nel corso della Prima Era della Terra di Mezzo, ebbe invece luogo la devastante Guerra d’Ira. Questa segnò la definitiva sconfitta di Morgoth e decise il fato dei Silmaril, causò però tali sconvolgimenti che il Beleriand ne fu completamente distrutto e sprofondò nel Grande Mare, modificando così per sempre la geografia della Terra di Mezzo.
Una efficace testimonianza della perdita delle conoscenze tramandate arriva da Glóin quando, durante il concilio di Elrond, racconta l’impatto causato dalla guerra contro il drago Smaug, che ha cancellato generazioni di nani. Glóin spiega infatti come il suo popolo non possa attualmente competere con la maestria dei loro padri, dal momento che molti segreti della loro arte sono andati persi, e che verosimilmente a causa dell’avvento del drago non potranno più eguagliare la qualità delle loro creazioni.
Un tema importante de Il Signore degli Anelli è anche la condizione di declino in cui versano i vari popoli della Terra di Mezzo. Con gli Elfi destinati ad abbandonarla per tornare a Valinor, la magia avrebbe presto o tardi abbandonato il continente in favore dell’avvento dell’era degli uomini. Tolkien del resto ha sempre inteso il suo legendarium come una storia mitologica antecedente al nostro mondo, che, sulla falsariga di quanto avvenuto dopo la fine della Guerra dell’Anello, avrebbe visto il dominio degli uomini e quindi della tecnologia e della sua rinnovata importanza.
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Foto: Warner Bros. Pictures
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