Il silenzio degli innocenti, una scena eliminata avrebbe cambiato per sempre il personaggio di Hannibal Lecter
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Il silenzio degli innocenti, una scena eliminata avrebbe cambiato per sempre il personaggio di Hannibal Lecter

Alla fine, ha prevalso il desiderio di mantenere intatta l’aura di mistero e pericolosità che avvolge il serial killer

Il silenzio degli innocenti, una scena eliminata avrebbe cambiato per sempre il personaggio di Hannibal Lecter

Alla fine, ha prevalso il desiderio di mantenere intatta l’aura di mistero e pericolosità che avvolge il serial killer

A quasi 35 anni dalla sua uscita, Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme rimane uno dei capolavori assoluti del cinema, un thriller psicologico che ha lasciato un segno indelebile nella storia del genere. Oltre a essere stato – ad oggi – l’ultimo film ad aggiudicarsi cinque premi Oscar nelle categorie principali – Miglior Film, Regia, Attore, Attrice e Sceneggiatura Originale – ha consacrato Anthony Hopkins nel ruolo iconico di Hannibal Lecter, uno dei villain più affascinanti e inquietanti mai apparsi sul grande schermo.

La performance dell’interprete britannico è caratterizzata da un equilibrio perfetto tra intelligenza glaciale e minaccia costante, che ha reso il serial killer cannibale nato dalla penna di Thomas Harris un personaggio enigmatico e imprevedibile. Tuttavia, il ritratto che il pubblico conosce avrebbe potuto essere molto diverso se Demme avesse mantenuto una scena chiave poi tagliata dal montaggio finale. Questo momento, in cui Lecter si lascia andare a un monologo emotivamente intenso, avrebbe cambiato radicalmente la percezione del suo personaggio, rendendolo più umano e, in un certo senso, più vulnerabile.

Nella versione definitiva del film, Lecter mantiene un’aura di mistero e ambiguità morale, fornendo a Clarice Starling (Jodie Foster) indizi sul serial killer Buffalo Bill con un misto di sfida intellettuale e sottile manipolazione. Tuttavia, in una scena girata ma mai inserita nel montaggio finale, il personaggio rivela un lato insolitamente empatico.

Nel monologo, Lecter fornisce a Clarice un’analisi psicologica dettagliata di Buffalo Bill, spiegando come il killer non sia nato mostro, ma lo sia diventato a causa di anni di abusi e traumi infantili. Durante questa confessione, il tono di Hopkins cambia radicalmente: la voce si incrina, gli occhi si riempiono di lacrime e il volto, inizialmente immerso nell’ombra, si illumina gradualmente, riflettendo un’inaspettata intensità emotiva. Il discorso si conclude con Lecter che sottolinea il disperato desiderio di Buffalo Bill di rinascere, un bisogno che egli stesso sembra comprendere profondamente.

Sebbene questa sequenza fosse straordinaria dal punto di vista recitativo – tanto che Demme, subito dopo averla girata, esclamò entusiasta «Taglia e stampa, è stata superba!» – il regista decise di non includerla nel film. Il motivo principale risiede nell’ipotetico rischio di umanizzare troppo il serial killer, facendo emergere un’eccessiva empatia nei suoi confronti.

Uno degli elementi chiave della narrazione è il legame ambiguo tra Clarice e Lecter: sebbene tra i due si instauri una sorta di rispetto reciproco, il film non deve far dimenticare che Lecter è un cannibale spietato, capace di atti di violenza estrema. Mostrare un lato così emotivo del personaggio avrebbe potuto spostare il baricentro emotivo della storia, inducendo il pubblico a provare troppa compassione per lui, anziché per Clarice, che resta la vera protagonista della vicenda.

La decisione di tagliare la scena ha contribuito a mantenere intatta l’aura di mistero e pericolosità che avvolge Lecter. Nel finale del film, il personaggio si conferma nella sua doppia natura: dopo aver aiutato Clarice a catturare Buffalo Bill, fugge dal carcere compiendo un’efferata strage e scompare tra la folla, lasciando il pubblico con un senso di inquietudine e imprevedibilità.

Cosa ne pensate? Eravate a conoscenza di questo retroscena? Fatecelo sapere, come sempre, nei commenti!

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Fonte: MovieWeb

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