Non si può certo negare che quella appena conclusasi sia stata la stagione che ha definitivamente consacrato Il Trono di Spade a serie fantasy più seguita di sempre, coinvolgendo e appassionando tutto il mondo, con milioni di spettatori che hanno assistito con il fiato sospeso ad un mirabolante caleidoscopio di torture, omicidi, sesso esplicito e carneficine per dieci gloriosissime settimane.
Mentre i lettori della saga originale sogghignavano sapendo quali terribili sventure si sarebbero abbattute sui protagonisti dello show, il resto dell’audience si barcamenava tra spoiler e congetture, in un fiorire esponenziale di gif animate, meme, reazioni su youtube e forum di supporto. Nonostante l’eclatante decapitazione di Ned Stark nel nono episodio della prima stagione, forse molti fan della serie targata HBO non avevano ancora realizzato (o si erano dimenticati) di avere a che fare con George R.R. Martin, il più grande troll della storia della letteratura. Il sogno nel cassetto dell’autore di Cronache del ghiaccio e del fuoco è infatti chiaramente quello di rovinare la vita di lettori e telespettatori, noncurante dei fenomeni d’isteria di massa e degli ingorghi telematici a cui sottopone la Polizia Postale con il turbine di sangue e sfighe che imperversano nel mondo da lui creato: Westeros, terremoto&tragedia.
La sua scure sadica si è abbattuta sulla terza stagione lasciando una scia di lacrime come non se ne vedevano dalla morte di Mufasa in Il Re Leone, al grido di “Uccidi uno Stark, risparmia qualcuno che meritava di morire sul serio!”, senza lesinare in perfide suocere, creepy mothers, orrende mutilazioni e probabilmente una ricompensa milionaria dalle industrie di fazzoletti.
Ecco dunque i 5 aspetti che ci faranno ricordare per sempre (con terrore) la terza stagione di Il Trono di Spade.
Il Trono di Spade – Special Edition: la guida di Best Movie alla serie fenomeno (Leggi qui un estratto dell’articolo pubblicato sulla guida)
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