Beh, ragazzi, che puntata. Quasi la vedi a occhio la stagione che accelera verso il fatidico episodio 9, segnato a inchiostro rosso sul calendario, a suon di cadaveri eccellenti.
Lord Baileys in modalità James Bond, Daenerys che finalmente cede a Daario il Piacione, Better Call Bronn che indossa l’abito buono e chiude la sua agenzia di pronto intervento, il Mastino e Arya che la piantano con quelle schermaglie a cui ormai non crede più nessuno, e soprattutto: Vipera Rossa on fire.
Voto generale preventivo: 9.
Vi devo però delle scuse: come anticipato, il Festival di Cannes ci ha fatto accumulare un po’ di ritardo. Ma sono tornato, è domenica notte, ed eccoci qua. Inoltre, per non ammorbarvi con due puntate delle rubrica in pochi giorni, ho fatto richiesta (con un sms un po’ vago) alla HBO di sospendere il serial per una settimana.
Vabè, cominciamo.
Titoli di testa e subito in scena i fuoriclasse. Tyrion si è giocato per il secondo processo di fila il jolly del duello dei Pokemon, e francamente mi sembra una scorciatoia un po’ facile, una specie di baco legislativo nel codice penale di Westeros. È la cosa più ovvia del mondo (tanto più che poi non è il folletto a dover combattere), eppure ogni volta che si appella a questo cavillo sono tutti molto colpiti. Dai, sù.
Comunque, prima di mandare Jaime a chiamare Bronn, Tyrion fa a tempo a dirgli “Puoi uccidere un re, perdere la mano, scoparti tua sorella, ma sarai sempre il figlio prediletto”, il che è effettivamente divertente ma non carinissimo considerato che il fratello è l’unico che non lo tratta come se gli puzzassero i piedi. Jaime non se la prende, ragazzo d’oro.
Voto alla “soluzione Pokemon” per tutti i processi in cui è inguaiato Tyrion: 3.
Cersei intanto ha scelto il suo, di Pokemon, e qui gli autori sfoderano una di quelle sottigliezze per cui li amiamo tanto: per far vedere che la Montagna è più grossa e incazzata che mai, gli fanno sventrare della gente a caso.
Voto alle comparse pagate una posa solo per farsi sventrare: 7 (di incoraggiamento). La strada per la fama è lunga e accidentata.
Qui arriva un quadretto sublime. Un tizio sta morendo dissanguato, non si sa chi sia né chi l’abbia pugnalato, e se ne sta seduto in attesa della fine. Il dialogo che segue è né più né meno che “essere o non essere” con Arya al posto di Amleto, ma riveduto e corretto con gran classe.
Poi arriva un tizio che prova ad uccidere il Mastino facendogli un succhiotto. Restiamo tutti basiti: il mastino medesimo, Arya ed io che mi domando quale fosse esattamente la sua strategia.
Voto agli improvvisi momenti di incoscienza degli autori: 4.
Intanto a Castel Black si disserta di tattiche militari, in attesa dell’imminente arrivo dell’esercito di Mance. Le posizioni sono fondamentalmente due.
1) Jon Snow: riempiamo il corridoio di cianfrusaglie.
2) Sir Alliser: no, limitiamoci a chiudere la porta, ma bene.
1) Jon Snow: poi i giganti la aprono.
Passa comunque la linea 2.
Voto alle capacità persuasive di Jon Snow: 1.
A questo punto: scena cult n.1.
Bronn è un mercenario, un mercenario fedele, un mercenario intelligente, un mercenario coraggioso, ma pur sempre un mercenario. E zio George R Punto non bara: Bronn non combatterà per il nano. Il commiato tra lui e Tyrion, il modo in cui i due si spiegano l’uno all’altro, e poi si stringono la mano senza rancore, è straordinario e commovente: egoismo che contiene una misteriosa bellezza, figlia dell’onestà. Amicizia senza condizioni.
Voto: senza voto, solo applausi.
Intanto a Meereen. Dario ci riprova con Khaleesi: ancora fiori, come nella puntata 1, ma stavolta non sono velenosi (vedi che a volte basta poco). E soprattutto indossa una specie di papillon fermato con una spilla da balia e un lucchetto per biciclette. Stavolta Daenerys cede. Sarà che i fiori non rischiano di ucciderla? Sarà il papillon? Fatto sta.
Voto al fatto che tutto avviene fuori scena: 5.
Nella scena successiva scopriamo che Melisandre tieni i sali da bagno vicino ai filtri magici, ai veleni e ai trucchi da prestigiatrice (“con questa ci faccio il fumo blu, con questa il fumo nero”, spiega a un Klingon). E io che pensavo di avere le mensole incasinate perché tengo i rasoi nel bicchiere del dentifricio.
Voto al caos nel bagno di Melisandre: 8.
Salto a piè pari il momento “anche i Mastini hanno un cuore”, che non è così male, ma in una puntata simile si può trascurare, altrimenti facciamo le due. Ma salto ancor più rapidamente la scena del tortino ai rognoni, che serve solo a farci sapere / che ora Brienne sa / che le due ragazze Stark sono entrambe vive.
Voto alle sequenze che forniscono informazioni ma fondamentalmente che palle: 1.
Chiusura con le scene cult 2 e 3.
Oberyn, che da tre puntate sembrava avere abbandonato i propositi di vendetta, fa visita a Tyrion nella sua prigione, e ricorda la sua prima volta a Castel Granito. È un incontro notturno, grave, illuminato dalla paura del nano e dal segreto di Vipera Rossa.
“Durante il viaggio da Dorne tutti parlavano di una sola cosa, il figlio mostruoso di Tywin Lannister. La testa grande due volte il suo corpo, la coda che gli scendeva tra le gambe, gli artigli, un occhio rosso, i genitali sia di uomo che di donna”.
Poi ricorda Cersei restia ed ansiosa assieme di mostrargli la creatura.
Ci sono molte cose che mi spiazzano in questa scena. Scoprire Oberyn molto più grande di Tyrion, pensare a un tempo in cui il folletto era un bambino, e attorno a lui già i Lannister si coprivano di disprezzo. L’intimità improvvisa, figlia dell’intelligenza e del senso morale fra i due. Il modo in cui si riconoscono.
“Dissi a Cersei: ‘Quello non e’ un mostro. E’ solo un bambino’.”
E poi le lacrime di Tyrion e il patto.
“Farò giustizia contro tutti quelli che mi hanno fatto un torto. E tutti quelli che mi hanno fatto un torto sono qui.”
Le culture in cui la deformità è associata per destino di nascita alla colpa, sono tutt’altro che un’invenzione. E in questi tre minuti se ne fa piazza pulita.
Voto: 10.
Dell’ultima scena hanno anche già fatto il poster, eccolo qua.
Comincia con il piccolo Paul McCartney che distrugge il castello di neve di Sansa e si prende (godo) uno sberlone. Qui Sansa capisce di averla fatta un po’ grossa ma arriva Lord Baileys a rassicurarla: “Lascia che di zia Lysa me ne preoccupi io.”
Se ne preoccupa talmente bene che cinque minuti dopo Sansa sta penzolando nel vuoto. Anche perché i due si mettono a pomiciare in mezzo al chiostro, non esattamente il posto più segreto del castello.
Prima del bacio, Baileys se ne esce con un “Chiamami Petyr” che azzera in un secondo tutte le sottigliezze della scena precedente, ridando al serial quei connotati da romanzo d’appendice che non puoi non amare.
Comunque, Baileys usa le sue armi persuasive per salvare Sansa dalla furia della zia, abbassando di un’ottava il tono della voce: “Lysa, tesoro, luce della mia vita, mettila giù“. L’ottava in meno sortisce l’effetto sperato, e Petyr si può giocare la seconda frase a effetto del pomeriggio, prima di lanciare la fidanzata nel burrone.
Lisa dagli occhi blu, senza la testa la stessa non sei più.
Voto: 10 bis.
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