#ilmiocinema a Venezia 72: la recensione di Anomalisa di Claudio Di Biagio
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#ilmiocinema a Venezia 72: la recensione di Anomalisa di Claudio Di Biagio

Charlie Kaufman realizza un film in stop-motion capolavoro che lo consacra autore universale

#ilmiocinema a Venezia 72: la recensione di Anomalisa di Claudio Di Biagio

Charlie Kaufman realizza un film in stop-motion capolavoro che lo consacra autore universale

Ho visto il film più bello di questo festival e sono stato convinto di questo dal primo momento in cui è iniziata la proiezione.

Anomalisa” di Charlie Kaufman, uno dei migliori autori del cinema contemporaneo, è un capolavoro, è il capolavoro che nessuno si aspettava in un festival come quello di Venezia. Una pellicola in stop-motion che racconta una storia normale e realistica, una sceneggiatura profonda per un’idea di base potente e semplice.

Raccontarvi questo film è davvero difficile, sarò breve e conciso, non posso permettermi di spoilerarvi niente: il regista ci rende partecipi di un racconto mentale preciso e specifico da lui generato, siamo dentro ad una storia di sentimenti e amore, siamo nella storia del Signor Stone, un uomo di mezza età che viaggia spesso per i suoi convegni e che vive un forte stato di depressione. Stone incontra qualcosa sulla sua strada e per un attimo le cose cambieranno radicalmente.

Cosa rende questo film un capolavoro? Una serie di motivi, in effetti. Primo su tutti lo stile: questo film poteva essere rappresentato in mille modi, scegliere di rappresentarlo in stop-motion è stato un colpo di genio, i personaggi e le vicende hanno una vita diversa in questo modo, ci sono delle sequenze che godono di un ritmo e di un dettaglio non raggiungibili senza questa tecnica, siamo davanti ad una scelta che potenzialmente poteva impoverire e invece arricchisce in un modo incredibile.

Secondo motivo: la scena di sesso. C’è una scena di sesso, non voglio spoilerarvi nulla, ma questa scena è forse una delle più naturali rappresentate in un film (non solo in stop-motion). C’è tutto: l’imbarazzo della prima volta, la voglia, l’eccitazione, i corpi umani, veri, che si toccano, c’è il senso del racconto e la dolcezza delle sensazioni che provano gli attori. Per tutta la scena non si può far altro che sperare non finisca mai, non è fastidioso vedere i corpi nudi, anzi, sembrerebbe osservare una versione onirica di noi stessi in quella situazione.

Ecco il terzo motivo: Kaufman rappresenta la nostra realtà con un tratto onirico e deciso, arriva a ciò che più è difficile nel cinema, arriva a rendere il film e la storia plausibile, questo è il suo più grande merito.

Davvero dovrei dire tantissime cose su questo film ma purtroppo devo fermarmi perché è una pellicola da godere senza sapere quasi niente. Altra nota positiva, da uno che sta cercando di mettere in piedi uno stop-motion, è il peso nel film. Si sente nella camminata dei protagonisti, si sente quando si siedono, quando un corpo tocca un altro, il peso dei corpi c’è e non è mai stato rappresentato in questo modo in un film di questo genere. Cosa comporta un processo del genere? Se doni peso ai corpi di uno stop-motion io credo a quei corpi, sento la pesantezza, la difficoltà mentale o la serenità dei gesti positivi, se doni peso ai corpi, doni realismo alla storia.

Anomalisa” è qualcosa che il cinema dovrà ricordare per sempre, è un punto fermo nel genere e consacra Kaufman come autore universale. Cercatelo, trovatelo, probabilmente non lo vedrete presto in Italia a meno che non vinca il Leone D’oro e lo spero fortemente. Io ho goduto per tutta la durata della pellicola e ho pianto, mi sono emozionato, ho riso, ero con I protagonisti, ero là: quel piccolo mondo ricostruito in scala entrava perfettamente nel mio cervello.

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