Un messaggio per i clienti, all’ingresso della sala, precisa che la strumentazione è pienamente e correttamente funzionante. Si giustificano così gli esercenti di alcuni multiplex di New York con il pubblico di Interstellar, il film di Christopher Nolan che, tra le tante polemiche, ha dovuto “tollerare” anche quella al sound mix, secondo molti squilibrato durante alcuni dialoghi poco udibili, a favore delle musiche.
Un tale misunderstanding ha costretto il regista, intervistato dal The Hollywood Reporter a prendere provvedimenti, motivando quello che alle orecchie di tutti è stato percepito come un errore, una sua precisa scelta estetica. «Mi ha sempre appassionato un approccio al sonoro impressionista e inusuale, specie per un film mainstream come sarebbe stato Interstellar» esordisce Nolan «ho voluto che proprio in questo caso si lasciasse spazio ad una sperimentazione avventurosa e creativa. Non sono d’accordo con quanti affermano che in un film si raggiunge il pubblico attraverso una storia semplice, dialoghi chiari ed emozioni trasparenti. Io cerco di raggiungere questi obiettivi stratificando i vari elementi a modo mio, modulando immagini e parole. Amo quei registi che usano il suono in modo audace e avventuroso».
Il lavoro dietro Interstellar è infatti molto complesso e ha richiesto l’intervento di diverse figure: non solo dunque la colonna sonora del compositore Hans Zimmer, stretto collaboratore del regista, ma anche il lavoro dei tecnici del suono Gary Rizzo e Gregg Landaker, oltre che del sound designer Richard King. «Abbiamo fatto un lavoro considerevole, ma attento: ci sono momenti particolari nel film in cui ho deciso di usare il dialogo come un effetto sonoro, talvolta amalgamandolo al di sotto di altri suoni per enfatizzare meglio rumori ambientali più forti. Uno di questi momenti, per esempio, è quando Matthew McConaughey attraversa sul camion i campi di grano: in quella scena il rumore è estremamente forte, quasi spaventoso. Io stesso ero dietro il camion mentre giravamo ed è stato facendone esperienza diretta che ho pensato che questo potesse essere un elemento da ricreare per lo spettatore, per fargli rivivere il caos di quella circostanza. Credo che questo, per Hollywood non sia affatto convenzionale».
Sul fatto che questo effetto al cinema non sia stato percepito come avrebbe voluto, Nolan risponde: «Generalmente vedo i film in sei-sette sale diverse, mi piace andare dove vanno gli spettatori. Lo faccio da anni, perchè, dopo tutto, il mio mestiere è comunicare con un’audience. Con Interstellar le sale hanno fatto un lavoro incredibile rispetto alle mie intenzioni iniziali e il pubblico è stato colto alla sprovvista da effetti sonori così sperimentali».
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Fonte: The Hollywood Reporter
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