Al Sundance Film Festival 2025 è stato presentato En Memoria, un cortometraggio di 11 minuti che riprende il concept di uno degli episodi più inquietanti di Black Mirror, Crocodile, portandolo a un livello ancora più disturbante e attuale. Questa breve produzione spagnola amplifica il senso di angoscia insito nella puntata della serie distopica britannica, rendendo ancora più spaventose le implicazioni della tecnologia sulla memoria e sull’identità.
Parte della quarta stagione di Black Mirror, uscita su Netflix nel 2017, Crocodile racconta la storia di Mia (Andrea Riseborough) donna di successo che, per nascondere un omicidio commesso anni prima, si trova costretta a eliminare chiunque possa smascherarla. Il tutto avviene in un mondo in cui la tecnologia Recaller permette di esplorare i ricordi delle persone, rendendo ogni testimonianza inequivocabile. L’elemento più inquietante della storia è proprio la modalità con cui la memoria diventava uno strumento di indagine e controllo, sfociando in un’escalation di violenza e paranoia.
En Memoria riprende e rielabora questo concetto, spostando il focus dal tema del crimine alla realtà socio-economica. Il cortometraggio segue Luna, una madre single che deve affrontare un’agente incaricata di riscuotere un debito studentesco: questa utilizza un dispositivo chiamato Nuralynx, simile al Recaller, per esplorare i suoi ricordi legati agli anni dell’università. Poiché Luna non ha mai ripagato il prestito, la sua memoria viene cancellata, privandola di tutta la sua formazione accademica. Questo atto non è solo una punizione economica, ma una vera e propria forma di annientamento personale: Luna non solo perde il suo titolo di studio, ma anche la conoscenza e l’esperienza che l’hanno formata come individuo.
L’intera vicenda è filtrata dagli occhi di sua figlia Sol, che assiste impotente alla procedura. Il legame tra madre e figlia viene così spezzato da una tecnologia che non si limita a punire finanziariamente, ma cancella l’identità stessa delle persone. Nonostante questo, Luna conserva inconsciamente frammenti della sua vita passata: ricorda il suo amore per Miyoshi, la madre di Sol, e il desiderio di completare l’abito per la quinceañera della figlia. Questi dettagli emergono nel finale, quando Sol, distrutta dal dolore, distrugge il vestito incompleto, simbolo del trauma subito.
Tuttavia, Luna la consola con parole che riflettono un messaggio di speranza: la comunità latina ha sempre trovato la forza di rialzarsi nonostante le difficoltà. Il significato dei loro nomi – Sole e Luna – diventa un simbolo di resilienza, suggerendo che, nonostante la perdita di ricordi, l’amore e l’identità sopravvivono.
Il cortometraggio lascia molti interrogativi aperti: Luna riuscirà mai a recuperare i suoi ricordi? Questa società distopica potrà mai ribellarsi a un sistema così oppressivo? Il film introduce tematiche che potrebbero essere esplorate ulteriormente in un lungometraggio o in una serie TV, ampliando il discorso sul controllo della memoria e sul potere delle oligarchie economiche.
Insomma, in soli 11 minuti En Memoria si afferma come un’opera potente e attuale, capace di trasformare un tema già inquietante in Black Mirror in una riflessione ancora più profonda sulla disuguaglianza e sulla privazione dell’identità. Presentato al Sundance Film Festival 2025, il corto dimostra ancora una volta come la fantascienza possa raccontare la realtà in modo disturbante e toccante, proprio come ha sempre fatto la celebre serie creata da Charlie Brooker.
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Fonte: CBR
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