Adele (Sara Serraiocco) è una ragazza speciale. Libera da freni inibitori, indossa solo un pigiama rosa con le orecchie da coniglio, non si separa mai da un gatto immaginario e colora il suo mondo di Post-it, dove scrive tutto quello che le passa per la testa. Cinico e ipocondriaco, Aldo (Alessandro Haber) è invece un attore di teatro che, appoggiato da Carla (Isabella Ferrari) – sua agente, amica e occasionale compagna di letto – si trova alla vigilia della sua ultima grande opportunità nel mondo del cinema.
L’improvvisa morte della mamma di Adele sconvolge i piani di Aldo che scopre solo ora di essere il papà della ragazza. Con il compito di dirle la verità e l’intento di liberarsene, Aldo parte con Adele risalendo dalla Puglia su una vecchia cabrio per affrontare un viaggio dalla meta incerta: una nonna scorbutica, una zia avida, un fidanzato misterioso. Accomunati dalla solitudine e dal bisogno d’amore, i due si scopriranno poco a poco, inaspettatamente, un padre e una figlia.
Recita così la sinossi di In viaggio con Adele, esordio alla regia di Alessandro Capitani che arriva in sala da domani, giovedì 18 ottobre: un toccante viaggio sull’incontro-scontro di due solitudini che si ritrovano l’una accanto all’altra, in un percorso in cui la fragilità emotiva di Adele, i suoi eccessi color rosa pastello e la sua indomabile schizofrenia diventano l’ultima àncora di salvezza possibile e una definitiva, travolgente speranza di vita per il represso Aldo.
Il film è stato scelto come pre-apertura della 13esima edizione della Festa del cinema di Roma che apre i battenti domani. «Un’opera che non ha paura dei sentimenti, con un approccio umanista e intelligente che non giudica i personaggi, anche quando aspri, ma ne racconta contraddizioni, debolezze, aneliti», ha detto in apertura di conferenza stampa il direttore artistico della Festa Antonio Monda definendo l’esordio alla regia di Alessandro Capitani, che aveva già stupito con i suoi premiatissimi corti La legge di Jennifer e Bellissima, vincitori ai Nastri d’argento e ai David di Donatello.
«Oggi viviamo in una società in cui quello che ci arriva siamo abituati a prenderlo sulle spalle e ad affrontarlo in maniera talmente veloce da non capire nemmeno cosa c’è dietro – dice dal canto suo Capitani, raccontando il film alla stampa – Al personaggio di Alessandro Haber arriva la notizia di una figlia improvvisa e non sa bene come prenderla. Adele invece si definisce neurodiversa, che vuol dire tutto e non vuol dire nulla, è un termine stranissimo. Lui è spaventato, vuole capire, tutti noi oggi tentiamo sempre di capire e catalogare. Poi però il viaggio si trasforma in un legame di sangue, nella scoperta dell’amore, nel volersi bene. Mi serviva un paesaggio respingente come quello foggiano, adatto a due protagonisti che lo attraversassero senza mai fermarsi.»
Gli fa eco lo sceneggiatore Nicola Guaglianone, che come sempre snocciola gustosi aneddoti a profusione: «Il personaggio di Alessandro Haber ha paura. Di essere padre, di andare oltre i pregiudizi che rendono la sua vita piatta. Io tanti anni fa avevo scritto un cortometraggio, ma il produttore mi disse che servivano dei nomi famosi per produrlo. Ho cercato allora sulle Pagine Gialle e l’unico nome grosso che ho trovato è stato quello di Alessandro Haber! L’ho chiamato e lui mi ha richiamato subito. Poi il progetto è stato accantonato, ma Alessandro ha ritrovato delle scartoffie in causa sua rimettendo ordine – si trattava di uno dei tre capitoli di un film a episodi, dal titolo Cattive condotte – e abbiamo deciso di farci un film. In viaggio con Adele è nato così.»
A stupire più di tutti però, nonostante l’interpretazione di Haber sia anch’essa vibrante e piena di sfumature, è sicuramente l’Adele di Sara Serraiocco, una ragazza indifesa e disarmata, spregiudicata e straziata. Un vero uragano di vita, speranza, illusioni, tormenti. «Per interpretare Adele ho fatto introspezione psicologica e studiato il dialetto pugliese, il foggiano in particolare, con un coach, ma volevo soprattutto che il pubblico si emozionasse e restituire la verità del personaggio. Per me è stato un onore lavorare con Haber, che oltre a essere un grande attore è un vero artista e mi ha dato moltissimo. Il personaggio era già scritto bene in sceneggiatura, ma sul set mi ha arricchito molto anche la presenza di Isabella Ferrari. Per quanto avessimo poche scene insieme è stata come una mamma per me.»
«A differenza di Aldo Leoni, che è un attore come me, io faccio anche cinema oltre al teatro e canto pure, certe volte. Ho degli sfoghi, insomma – dice invece Haber a proposito del suo ruolo di finzione – Il mio Aldo vuole fare un film da protagonista per la prima volta, è ipocondriaco, anaffettivo, non beve, non fuma, ha mille fisime, per trent’anni ha vissuto senza sapere di avere una figlia. I diversi vanno ascoltati e coccolati e, in questa via crucis con Adele, Aldo perlomeno inizia a capire che c’è una vita oltre la sua solitudine.»
«Non vuole ammetterlo, ma comincia a cedere, lentamente – aggiunge l’attore – Cede al suo sogno per iniziare un altro sogno, una trasformazione nel segno dell’amore. Ci sarebbe un altro film da raccontare, prima del primo ciak, durato quattro anni, in cui hanno cercato di scalzarmi e sbattermi porte in faccia. Ho investito tanto su questo film, a livello personale. Tramite Giovanni Veronesi, che è un mio amico fraterno, mi sono avvicinato al progetto. Sara invece diventerà una grandissima attrice, gliel’ho detto più volte, forse lo è già. Lo penso ma soprattutto lo sento, ho un fiuto incredibile per queste cose dopo tanti anni di esperienza…».
«Alessandro è Alessandro, è un’enormità, un grandissimo attore – conclude Isabella Ferrari – Lavorare con lui può essere disturbante, perché è sempre lui, a 360°. L’ho anche subito nella vita, Alessandro, ma sempre in senso positivo, in virtù del suo carattere. Forse il mio personaggio è un’anima disperata anche lei e avrebbe voluto un figlio con Alessandro, da qualche parte, in qualche modo. Invece lo ingabbia in dei paletti, per poi alla fine liberarlo…».
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