Inside Out e il suo splendido sequel hanno rivoluzionato il modo in cui gli psicologi, gli educatori e i genitori aiutano i bambini a comprendere e comunicare le loro emozioni. L’approccio del film Disney Pixar, che raffigura le emozioni come personaggi alla guida di un “pannello di controllo” nella testa di una ragazzina di nome Riley, ha infatti fornito un linguaggio comune e una visualizzazione concreta di concetti astratti.
Olivia Carter, consulente scolastica, ha osservato come il film abbia facilitato le conversazioni sull’emotività dei bambini e ragazzi: «Ho le figurine di ogni emozione, così gli studenti possono mostrarmi chi è al pannello di controllo». Anche David A. Langer, presidente dell’American Board of Clinical Child and Adolescent Psychology, sfrutta il concept del film nella sue terapie: «L’arte di ‘Inside Out’ ci aiuta esplicitamente a capire i nostri mondi interni».
In particolare, Inside Out 2 – qui la nostra recensione – ha introdotto Ansia, emozione sempre più comune negli adolescenti di oggi. Regine Galanti, psicologa, ha sottolineato l’importanza di normalizzare queste esperienze: «Quasi ogni giorno c’è uno studente che sta lottando o che ha un attacco di panico».
Pete Docter, direttore creativo della Pixar, ha spiegato che l’idea iniziale era quella di animare le emozioni in modo divertente e chiaro. Alla fine, ha creato personaggi come Gioia, Rabbia, Tristezza, Paura e Disgusto. Meg LeFauve, co-sceneggiatrice, ha notato come il film abbia cambiato la percezione delle emozioni scomode: «Mi hanno insegnato a non essere gelosa. Ma la gelosia e l’invidia ti dicono quello che vuoi».
Lisa Damour, psicologa e consulente per il secondo film, ha evidenziato come Inside Out 2 insegni che l’ansia può essere protettiva e utile: «Il fatto che l’ansia possa essere protettiva, che sia utile e abbia buone intenzioni, anche se di tanto in tanto va in tilt, è una lezione fondamentale impartita dal sequel».
I registi hanno cercato di mantenere il film divertente, pur riconoscendo l’importanza della scienza dietro le emozioni. Dave Holstein, uno degli sceneggiatori, ha dichiarato a questo proposito: «Ogni dolore ha bisogno di un nome». Una scena chiave mostra Riley che, dopo un attacco di panico, si riprende grazie alla percezione dei dettagli intorno a lei, un’illustrazione di tecniche terapeutiche reali.
L’impatto di Inside Out va però oltre la semplice visione del film: gli psicologi hanno adottato l’uso di pupazzi, giochi e attività basati sui personaggi del film per aiutare i bambini a esprimere e gestire le loro emozioni. Nelle scuole, insegnanti e consulenti scolastici hanno integrato le lezioni del film nei loro programmi di apprendimento socio-emotivo. La mostra itinerante “Emozioni in gioco”, sviluppata dal Children’s Museum di Pittsburgh in collaborazione con la Pixar, è un esempio di come il film abbia influenzato le risorse educative disponibili per i bambini e le loro famiglie.
Olivia Carter, consulente scolastica nazionale dell’anno per il suo lavoro in una scuola media di Cape Girardeau, Mo., ha evidenziato come Inside Out abbia fornito un linguaggio condiviso e un’iconografia visiva che rende concreti i concetti astratti: «Come ‘Mister Rogers’, ‘Sesame Street’ e ‘Daniel Tiger’s Neighborhood’, offre un punto di riferimento comune per le famiglie».
Un altro aspetto importante del successo di Inside Out è stato il modo in cui ha reso accessibili e comprensibili le emozioni complesse non solo ai bambini, ma anche agli adulti. Il film ha facilitato conversazioni intergenerazionali sulle emozioni, permettendo ai genitori di avvicinarsi ai loro figli in modo empatico e comprensivo: le citazioni e le scene del film sono diventate strumenti quotidiani nelle mani di genitori e educatori per affrontare situazioni emotive difficili.
L’idea di rappresentare le emozioni come personaggi con tratti distintivi ha permesso ai bambini di riconoscere e nominare le loro emozioni, un passo cruciale per la regolazione emotiva. La “ruota delle emozioni” dello psicologo Robert Plutchik, utilizzata nel processo di sviluppo del film, ha offerto una guida visiva su come le diverse emozioni si interconnettono e si influenzano reciprocamente.
Infine, la consapevolezza che il film ha portato riguardo all’importanza di riconoscere e validare tutte le emozioni, comprese quelle scomode, ha avuto un effetto duraturo. Lisa Damour ha affermato: «Il disagio psicologico, di per sé, non è motivo di preoccupazione. Quello che ci interessa di più è la qualità della sua gestione».
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Fonte: New York Times
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