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Interstellar, ecco cosa sarebbe successo davvero se Cooper non avesse salvato l’umanità

E se il personaggio di Matthew McConaughey non fosse riuscito ad attraversare il buco nero? Ecco la spiegazione del "piano B" per salvare il mondo

Interstellar, ecco cosa sarebbe successo davvero se Cooper non avesse salvato l’umanità

E se il personaggio di Matthew McConaughey non fosse riuscito ad attraversare il buco nero? Ecco la spiegazione del "piano B" per salvare il mondo

Interstellar

Nonostante la sua risoluzione convoluta e complessa da seguire, com’è tipico di Christopher Nolan, non c’è dubbio che il finale di Interstellar sia, tutto sommato, un lieto fine: non solo Cooper riesce a salvare l’umanità, ma si ricongiunge anche, sebbene un po’ in extremis, con la figlia Murph ormai centenaria.

L’impresa prevede che il personaggio attraversi un buco nero, ritrovandosi in un tesseract a cinque dimensioni. Qui, Cooper si rende conto di poter comunicare attraverso lo spazio e il tempo e manda un messaggio alla figlia contenente i dati della singolarità del buco nero, utili a risolvere l’equazione per portare l’umanità fuori della Terra, ormai devastata dalle carestie e dal cambiamento climatico. 

Ma cosa sarebbe successo se invece Cooper avesse fallito la missione? 

Come certamente ricorderete, il piano iniziale del professor John Brand, colui che invia Cooper nello spazio, era quello di risolvere l’equazione relativa alla gravità per poter trovare una nuova casa per la specie umana. Ma nel corso del film, viene rivelato che Brand ha in realtà rinunciato al progetto, ritenendolo impossibile, e avviato invece un piano B in cui vengono coinvolti a loro insaputa il protagonista, sua figlia Amelia Brand e gli altri membri dell’equipaggio. La missione prevede la creazione di una nuova colonia umana altrove, e nel finale di Interstellar vediamo proprio Amelia nell’atto di stabilirsi sul terzo pianeta dell’esplorazione e portare a termine il desiderio del padre. 

Ma in cosa consiste esattamente il piano B e come potrebbe Amelia, da sola, creare una colonia umana? Le modalità vengono raccontate nel dettaglio soltanto nel romanzo ufficiale del film, scritto da Greg Keyes e pubblicato nel 2014. Qui, viene spiegato che l’Endurance contiene cinquemila ovuli fecondati, conservati tramite criogenesi. Grazie ai dispositivi presenti a bordo, l’equipaggio avrebbe messo in incubazione i primi dieci esseri umani di sesso femminile, che poi avrebbero fatto da surrogati per le successive generazioni, garantendo una crescita esponenziale e una colonia di centinaia di persone in appena trent’anni (e preservando allo stesso tempo la diversità genetica).

Perciò, se alla fine di Interstellar siete rimasti sconcertati dal destino del personaggio di Anne Hathaway, costretta a “fare da mamma” da sola a tutti quei figli, state tranquilli: ci avrebbe pensato la tecnologia. Anzi, nel romanzo viene specificato che, dopo gli eventi del film, Cooper riesce effettivamente a raggiungerla per darle una mano con la nuova missione: la storia si conclude proprio con i due che si preparano a “diventare genitori”, mentre Amelia fa notare che il processo sarà per il protagonista molto doloroso, avendo appena perso la vera figlia Murph.

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