A tre mesi esatti dall’uscita nelle sale italiane, il 18 aprile, la Universal ha presentato stamattina a Roma un assaggio di Battleship, il film prodotto e diretto da Peter Berg (Hancock) che s’ispira a uno dei giochi più noti e amati al mondo, la battaglia navale. Nato dalla collaborazione tra Hasbro e Universal, che insieme hanno realizzato anche Transformers, il film racconta la storia di un attacco alieno su scala mondiale e degli sforzi compiuti dagli uomini – e soprattutto dal corpo di marina degli Stati Uniti – per fronteggiarlo. Interpretato da Taylor Kitsch (tra poco in sala anche con John Carter) e Brooklyn Decker, rispettivamente nei panni dell’ufficiale Alex Hooper e della fidanzata Sam, il film vede impegnati anche Alexander Skarsgard, volto noto di True Blood qui nei panni del fratello di Alex, Liam Neeson nel ruolo dell’Ammiraglio Shane (nonché severo padre di Sam), e la pop star Rihanna al suo debutto cinematografico nelle vesti di una sottoufficiale.
Best Movie ha fatto due chiacchiere sul film con il regista Peter Berg:
BM: Com’è nata l’idea di Battleship?
Peter Berg: L’obiettivo era inventare una storia che fosse coinvolgente per tutti allo stesso modo. Un film d’azione che intrattenesse la gente davanti a una bella ciotola di pop corn. Non volevamo realizzare un thriller politico con una nazione contro l’altra quindi l’idea vincente è stata dare agli spettatori un nemico comune che non appartenesse a nessun popolo ma che venisse dallo spazio per impadronirsi della Terra.
BM: Più o meno come in Transformers?
PB: No. Abbiamo lo stesso pubblico di riferimento e anche noi puntiamo a suscitare esperienze globali nello spettatore, ma le storie sono differenti. Lì gli alieni sono giganteschi robot non sono umanoidi. Per Battleship ho voluto degli extraterrestri simili a noi nelle dimensioni e nell’aspetto. Esclusi i Thug, i più temibili tra gli alieni, per il resto si tratta di creature realistiche e alla nostra portata, qualcuno con cui combattere anche ad armi pari.
BM: Come si realizza un film da un gioco in scatola?
PB: È stato fondamentale parlare con gli sviluppatori del gioco che ci hanno svelato una delle chiavi del successo della battaglia navale: la possibilità di attaccare l’avversario alla cieca. Questo muoversi al buio trasforma ogni giocatore nello stesso tempo in cacciatore e preda. La tensione che ne scaturisce è la vera molla che fa progredire il gioco.
BM: Lei è un attore ancora prima che un regista. Quanto ha contato questo nella scelta degli interpreti?
PB: Mi piace l’idea di scoprire nuovi attori. Taylor Kitsch è molto bello e a differenza di altri suoi colleghi ha un gran senso dell’umorismo e non si compiace mai. È come un mix tra Nicolas Cage e Brad Pitt. Brooklyn Decker invece è un’esordiente molto in gamba: l’abbiamo scelta perché volevamo la più eccitante ragazza sulla piazza.
BM: E Rihanna?
PB: È stata incredibilmente professionale. Ci teneva a far bene e non ha mai avuto atteggiamenti da star nonostante sia famosissima in mezzo mondo ormai. All’inizio delle riprese è venuta da me e mi ha detto: «Non trattarmi mai in modo speciale e non mandarmi a casa se non sei contento di come ho recitato». Mi ha davvero colpito: è determinata e capace e non si prende una pausa da quando aveva 14 anni. È totalmente dedicata alla sua carriera.
BM: In un’intervista al giornale tedesco Spiegel, James Cameron ha bollato Battleship come la dimostrazione della crisi di idee che affligge Hollywood. Cosa si sente di rispondere?
PB: È difficile capire che gli passasse per la testa quando ha detto quelle cose, comunque ci ho già fatto il callo. So che serpeggia un certo scetticismo sul progetto ma non l’hanno ancora visto. Posso solo dire a Cameron che, al contrario di quanto pensa, il mio film è molto creativo: abbiamo realizzato tutto dal niente. Non c’era un romanzo, una storia di partenza, né un fumetto o dei personaggi di riferimento da cui trarre spunti. Abbiamo creato tutto dal niente. Alla faccia della crisi delle idee.
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Ecco la photogallery del film:
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