Parte proprio stamattina l’inaugurazione di Harry Potter: The Exhibition (qui la nostra recensione e il nostro reportage fotografico), presso la Fabbrica del Vapore di Milano. A fare da ambasciatori all’apertura dei battenti della mostra sono presenti James e Oliver Phelps, ovvero i gemelli Fred e George Weasley della saga. Anche se non sono tra i protagonisti, i due fratelli occupano un posto speciale nel cuore dei fan per la loro simpatia e goliardia. Tra le scene più belle dei film li ricordiamo quando abbandonano Hogwarts, dopo aver organizzato il più bello scherzo mai visto ai danni della terribile Dolores Umbridge.
Da vicino ti rendi conto di quanto siano davvero alti, 1, 91 per l’esattezza. Entrambi eleganti e curati, ma con uno stile informale, sono in apparenza più pacati dei loro corrispettivi sul grande schermo. Colpisce la loro umiltà, la loro instancabile pazienza nel rispondere da anni a quelle che probabilmente sono le stesse domande, senza l’ombra di un fastidio, ma anzi ribadendo costantemente quanto siano stati fortunati. E confermando quanto il set di Harry Potter sia stata un’occasione formativa eccellente per tutti i ragazzi che abbiano avuto la fortuna di parteciparvi all’epoca. Ecco cosa ci hanno raccontato.
Come mai secondo voi, dopo tutto questo tempo, sette libri, otto film, parchi a tema e quant’altro, il successo della saga continua? Qual è la sua forza?
James: «Non è possibile dare una risposta univoca. Innanzitutto, ci sono molti elementi dei romanzi in cui le persone si identificano. Quelli che erano adolescenti quando la saga ha avuto inizio ora sono genitori e faranno conoscere e amare i libri e i film di Harry Potter ai loro figli. Si tende a definire questa come una saga per bambini, ma sono in disaccordo. Conosco fan che vanno dai 4 agli 80 anni. È un mondo incredibile e quando ti lasci guidare dall’immaginazione, puoi davvero credere che dietro a un muro ci sia l’ingresso per un mondo magico».
Avete avuto l’onore di lavorare con registi importanti come Chris Columbus, Mike Newell, Alfonso Cuaròn e David Yates. Con quale di loro vi siete trovati meglio?
James: «Non saprei sceglierne uno solo. Sono stati tutti molto disponibili con noi».
Oliver: «Direi Chris (Columbus, ndr): è stato lui a sceglierci, a farci l’audizione e il nostro primo giorno sul set ci ha tranquillizzati perché eravamo spaventatissimi!».
Oltre a questi registi avete lavorato accanto a grandi attori come Gary Oldman, Maggie Smith, Michael Gambon, Alan Rickman, Helena Bonham Carter… Come vi ha influenzato lavorare con loro?
James: «Innanzitutto va detto che sono sempre stati tutti simpatici e alla mano. Non eravamo separati noi da una parte e loro dall’altra. Osservandoli, abbiamo capito come lavorare sui nostri personaggi anche quando non eravamo in scena. E nello stesso tempo a entrare e uscire dai personaggi, facendo altro durante. Mi ricordo che mentre Gambon (Albus Silente, ndr) stava girando una scena piuttosto intensa del Principe Mezzosangue, quella in cui Silente muore… Ooops, Spoiler… Stava girando proprio quella scena così cruciale quando vedendoci, ci venne incontro e ci chiese cosa avremmo fatto nel week end. Noi stavamo preparando il copione di “Peter and The Wolf”, che lui ovviamente conosceva benissimo; beh, se sei Michael Gambon hai fatto tutto! E così divenne il nostro insegnante di recitazione per quel giorno. E poi tornò a girare la sua scena come se niente fosse».
Sono trascorsi dieci anni dalla fine della saga ed è probabile che per tutti rimarrete per sempre Fred e George Weasley? Come la vivete? A volte vi dà fastidio?
Oliver: «Beh, ci sono cose peggiori per cui essere ricordati. Fred e George, poi, sono i buoni della situazione, i simpaticoni a cui le persone si affezionano subito ed è bello vedere come le persone reagiscono ai nostri personaggi».
Vi è mai capitato, invece, che i fan avessero delle reazioni negative nei vostri confronti? Tom Felton, ad esempio, racconta che soprattutto i bambini gli dicessero “Ti odio”. Vi è mai successo qualcosa del genere?
James: «Ci è successo proprio con Tom. Ci trovavamo insieme in un pub, quando un ragazzo ci ha detto che avrebbe voluto offrire da bere a noi due, poi si è voltato verso Tom e gli ha detto: “A te no, perché sei orribile”. Tom non se l’è presa, perché diceva di esserci abituato».
Qual’è il vostro peggior ricordo di tutti quegli anni sul set?
James: «Dover tingersi le sopracciglia. Decisamente!»
Fa così male?
James: «Non puoi muoverti mentre le tingono. Eravamo abituati a tingerci i capelli, ma farlo con le sopracciglia era noiosissimo».
Oliver: «Una volta mi hanno lasciato per così tanto tempo il decolorante su un sopracciglio che non si vedeva più! Nel periodo successivo me lo sono dovuto praticamente disegnare».
Come è stato lavorare insieme ogni giorno?
Oliver: «Per me era normale, era strano il contrario. Quando nell’ultimo film giravo senza James (a causa della morte di Fred, ndr), mi sembrava strano perché non ci ero abituato».
Qual è, esclusi Fred e George, il vostro personaggio preferito?
Oliver: «Gilderoy Allock! Grazie all’incredibile performance di Kenneth Branagh. Passi tutto il tempo a pensare che sia un idiota e intanto lui riesce a mantenere nascosto il suo segreto».
James: «Dobby. Beh, perché è Dobby».
J.K. Rowling parlava con gli attori del futuro dei personaggi, come ha fatto con Alan Rickman. Vi ha mai parlato del futuro dei gemelli?
James: «Non esattamente. In realtà ci ha lasciati liberi di crescere insieme a loro, ma chiaramente eravamo fortunati ad avere i suoi libri come base. Bastano quelli per scoprire tutte le sfumature e i dettagli dei personaggi. Ma non ci mai regalato nessuno spoiler. Scoprivamo il destino di Fred e George leggendo i libri…».
Oliver: «Anche se però era strano vederla girare per il set, guardare James (alias Fred) intensamente e fare questo (fa il gesto di tagliarsi la gola con il dito, ndr)».
James: «Dici che avrei dovuto intuire qualcosa?».
James, cosa hai provato quando hai scoperto che saresti morto in I doni della morte?
James: «Ero shockato per il fatto di essere shockato. Fino a quel momento non avevo realizzato quanto fossi attaccato al mio personaggio».
Siete dei grandi tifosi di calcio, nel mondo magico potreste essere dei giocatori di Quidditch. O vi piacerebbe un altro mestiere?
James: «Mi piacerebbe essere un cronista sportivo di Quidditch, ma in stile commentatori di calcio spagnoli o messicani.. quelli che urlano “GOOOOOOOOOOOOAL” ».
Oliver: «A me piacerebbe essere proprietario di una squadra di Quidditch. O anche essere un attore del mondo magico. Chissà come funziona…».
Forse fanno i film sui babbani…
Oliver: «Esatto! Chissà che cose incredibili ne uscirebbero…».
Siete rimasti in contatto con gli altri membri del casi?
James: «Sì. Sono come gli amici che ti fai all’università… anche se ti vedi di meno, il legame resta. La settimana scorsa mi sono visto con l’attore che faceva Lee Jordan, che è tutt’ora il mio migliore amico».
Qual è la vostra parte preferita della mostra?
Oliver: «Tutta la parte dedicata a noi gemelli, i Tiri Vispi, non tanto perché ci riguardano, ma perché rievocano tanti bei ricordi».
Avete mai avuto insegnanti come Dolores Umbridge?
Oliver: «In un certo senso… Avevamo un’insegnante che non era così tremenda, ma che non voleva che recitassimo nei film di Harry Potter. Ci diceva continuamente quanto fosse sbagliato e che l’unica cosa importante nella vita è l’istruzione scolastica».
James: «E, d’altra parte, ce n’erano altri che invece ci incoraggiavano a fare entrambe le cose. Ci sarà sempre chi cercherà di scoraggiarti e chi invece di supportarti, per cui l’importante è che tu segua le tue passioni».
Come è stata la vostra audizione (a cui andarono bigiando la scuola, ndr)?
James: «Enorme! C’erano due audizioni, una a Londra e una a Leeds, dove siamo andati noi. Bisognava prendere il numero e mettersi in coda. Erano al numero 10 e noi eravamo il 500 e così abbiamo notato che tutti i gemelli erano vestiti uguali e noi no. Così siamo subito andati a comprarci due magliette identiche. Quando ci siamo messi in fila davanti a noi c’era un’altra coppia di gemelli poi scelta come nostre controfigure per i primi due film, che è entrata nella stanza a destra mentre noi siamo andati nella stanza a sinistra, che per caso era la stanza con i produttori, il cast e la Rowling. Ci siamo spesso chiesti: “E se fossimo entrati nell’altra stanza, saremmo qua adesso?”. Ci hanno chiamati il giorno dopo per dirci che la parte era nostra. Siamo tornati a scuola con i capelli rossi dopo le vacanze estive e i nostri compagni ci chiedevano se non stessimo prendendo la faccenda troppo sul serio».
Harry Potter è un franchise in continua espansione. Arriveranno altri cinque film dedicati ad Animali Fantastici e chissà cosa si inventerà la Rowling… Come immaginate il futuro di questo mondo?
Oliver: «J.K. Rowling e la Warner n Harry Potter non hanno mai improvvisato, è stato tutto pensato e curato nei minimi dettagli. E dalla saga sono derivati tutti i parchi a tema, gli show teatrali, le mostre… Questa cura ha fatto sì che milioni di fan si aggregassero e finché ci sarà questa attenzione per i fan penso che questo mondo continuerà ad appassionare le persone ancora per lungo tempo».
Che cosa farete in questi giorni a Milano?
Oliver: «Oltre agli impegni con i fan e a gustarci il cibo italiano, io e James da tifosi quali siamo, stasera andremo a San Siro a vedere l’Inter. Non vediamo l’ora».
James e Oliver ci hanno fatto l’onore di autografare e farsi fotografare con lo speciale Harry Potter 20 anni, che è attualmente in edicola allegato a Best Movie di Maggio. Qui sotto la cover. Non perdetevelo!
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