Io sono leggenda: intervista a Norman Reedus
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Io sono leggenda: intervista a Norman Reedus

Ha un occhio di titanio, è un giramondo e in The Walking Dead è l'unico che se la cava sempre. Faccia a faccia con l'interprete di Daryl Dixon, cuore ribelle del serial sugli zombie che ha cambiato la tv

Io sono leggenda: intervista a Norman Reedus

Ha un occhio di titanio, è un giramondo e in The Walking Dead è l'unico che se la cava sempre. Faccia a faccia con l'interprete di Daryl Dixon, cuore ribelle del serial sugli zombie che ha cambiato la tv

Intoccabile. Nel microcosmo di The Walking Dead nessuno è al sicuro… a parte Daryl Dixon. Nella serie cult ispirata ai fumetti horror di Robert Kirkman, dove il mondo è invaso dagli zombie (i vaganti), l’ex vicesceriffo Rick e pochi sopravvissuti affrontano torme di morti viventi famelici, e spesso anche i favoriti del pubblico ci lasciano le penne, solo il sudista Dixon (il 45enne ex modello Norman Reedus) sembra godere dell’immunità.

Daryl, antieroe centauro (e ottima bambinaia, con la pargola di Rick è meglio di Mary Poppins), è il personaggio più amato della serie, merito di un’evoluzione basata sulla redenzione: da bellicoso outsider a serafico guardiano della comunità. Il gruppo, dopo l’assedio nella prima parte della quarta stagione, è diviso; ne conosceremo le conseguenze dal 10 febbraio (su Fox). Reedus, pittore cyborg – ha l’orbita dell’occhio sinistro in titanio in seguito a un incidente – deve molta della sua popolarità ai tweet in cui si immortala con i pupazzetti di Daryl e i video in cui lo burla (vedi lo spoof del tragicomico training con la balestra).

Secondo Glen Mazzara (showrunner dello show, ndr) Daryl non può essere eliminato perché nessun produttore vorrebbe rischiare di alienarsi il pubblico, ma Norman scherza sulla cosa: «Quando questa voce ha cominciato a girare, ho pensato subito che, prima o poi, sarebbe arrivato qualcuno disposto a sacrificarmi solo per cogliere la provocazione… Daryl è un caso particolare perché non esiste il suo analogo nel fumetto. Altri attori sapevano che i loro personaggi sarebbero morti, ma quando la serie si discosta dall’originale, nessuno sa mai cosa accadrà finché non lo legge nel copione. Perché – intendiamoci – mica ti avvisano mentre stai imparando le tue battute. Magari scopri che un vagante ti azzanna una caviglia».

Perché Daryl è così amato dal pubblico?
«Perché compie il percorso opposto rispetto agli altri: la sua umanità, il senso di comunità e l’esigenza di proteggerla li ha imparati dopo la pandemia, mentre Rick, Carol e gli altri subiscono un processo di disumanizzazione che li costringe a prendere decisioni prima impensabili. Ha imparato a integrarsi nella comunità, non è più un razzista outsider e ribelle, non è diventato come Merle e adesso che il fratello è fuori dai giochi è libero di essere chi vuole».

Quanto c’è di te in Daryl?
«A entrambi piacciono le motociclette, ma quando la cavalca lui sembra più figo. Se dovessi affrontare io un’invasione di zombie probabilmente mi tapperei in casa, anzi, in un hotel di lusso. Mi infilerei nel pigiama e aspetterei. Ho scoperto che sono meno coraggioso di quanto credessi. In compenso mio figlio è l’idolo della scuola, perché suo papà è Daryl».

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