Jeanne du Barry apre Cannes tra le polemiche e l’insoddisfazione di un’ampia fetta della critica internazionale, d’altra parte la sua regista, Maïwenn, non è mai stata una “favorita” dei cinefili. Per di più la prima uscita festivaliera importante di Johnny Depp dopo il processo per violenze domestiche che l’ha opposto all’ex moglie Amber Heard (e da cui è uscito vincitore) porta con sé i prevedibili strascichi e un’indignazione malcelata da parte dei media americani. Ma pure da una delle giurate, Brie Larson, che dice in conferenza stampa che non sa se vorrà vedere il film (è comunque fuori concorso, quindi poco male).
Tornando in territorio critico, Maïwenn attraverso la storia della cortigiana che diventa la favorita di Re Luigi XV suscitando ogni genere di invidia, racconta un pezzo del proprio passato, gli anni in cui, ancora teenager, era la compagna del “Re” dell’industria cinematografica francese Luc Besson, e si sentiva costantemente giudicata e disprezzata. Il film è quindi una specie di autobiografia sentimentale oltre che una forma di rivalsa, e pecca senz’altro di un certo narcisismo, d’altra parte all’autrice e protagonista interessa poco sia il quadro storico (siamo al decisivo declino della monarchia, l’ultimo Re che morirà nel suo letto prima della Rivoluzione Francese) che quello sociale, con l’infanzia di Jeanne e la sua vita parigina che sono liquidate in poco più di venti minuti. A interessarle è il lato privato della corte, il rapporto doloroso con la famiglia del Re (le cui figlie, come ha notato un collega, sono agghindate come le sorellastre di Cenerentola), quello con la futura regina Maria Antonietta, e in generale questa disperata necessità di accettazione in un ambiente ostile.
Ma appunto Jeanne Du Barry è sopra ogni altra cosa una confessione privata e una storia d’amore, e in questo senso, seppure Johnny Depp sembri un po’ impacciato nell’uso del francese e abbia una manciata di battute in tutto, l’ostacolo della lingua gli fa gioco nel dare al suo Luigi XV la dovuta ieraticità, come se davvero fosse l’incarnazione del busto che compare sulle monete, e una certa rigidità che ben si sposa con l’esuberanza scomposta dell’amante. L’alchimia tra i due è fantastica e anima il film, assieme a una messa in scena ricca (venti milioni di budget) e perfino inventiva (certo, non aspettatevi Marie Antoinette di Sofia Coppola), e a qualche lampo di appropriata ironia che qua e là strappa una sonora risata.
Il film verrà distribuito in Italia da Notioriuos e se come dramma storico non è certo destinato a fare la storia, ha una sincerità un po’ spavalda e una vena romantica che ne fanno una ispirata, divertente e a tratti anche commovente commedia in costume.
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