JJ Abrams al lavoro sui film tratti da Half-Life e Portal
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JJ Abrams al lavoro sui film tratti da Half-Life e Portal

Oltre a Episodio VII e al nuovo capitolo di Star Trek, il regista americano ha altri due progetti in ballo, che se dovessero diventare realtà farebbero la gioia di tutti i videogiocatori del mondo

JJ Abrams al lavoro sui film tratti da Half-Life e Portal

Oltre a Episodio VII e al nuovo capitolo di Star Trek, il regista americano ha altri due progetti in ballo, che se dovessero diventare realtà farebbero la gioia di tutti i videogiocatori del mondo

Evidentemente, avere per le mani Star Trek e Star Wars contemporaneamente non è sufficiente a soddisfare la sete di cinema di JJ Abrams. È notizia di ieri, infatti, che il regista americano e nuovo padrone incontrastato della sci-fi mondiale ha messo in cantiere un altro doppio progetto per il cinema, che se dovesse essere portato a compimento con successo – e ce lo auguriamo davvero di cuore – potrebbe segnare un nuovo inizio nel contrastato rapporto tra cinema e videogiochi.

Le premesse, prima: Abrams ha di recente avuto una conversazione con Gabe Newell, sviluppatore e fondatore di Valve, la software house responsabile (tra le altre cose) della creazione di Steam, ovvero il miglior servizio di distribuzione digitale di intrattenimento elettronico (= posto in cui si scaricano i videogiochi) esistente al mondo. L’incontro è avvenuto nell’ambito dell’annuale D.I.C.E. Summit, dove D.I.C.E. è acronimo di Design, Innovate, Communicate, Entertain: un po’ come i più noti TED, si tratta di eventi pubblici durante i quali eminenti rappresentanti dell’universo videoludico (e persone che con i videogiochi non hanno direttamente a che fare, ma vorrebbero) discutono di tutto quel che pertiene a questo ambito artistico. Abrams e Newell, in particolare, hanno discusso riguardo a “Storytelling Across Platforms: Who Benefits Most, the Audience or the Player?“: il regista ha mostrato alcune sequenze dei giochi più famosi di Valve ragionando sul ruolo attivo del giocatore nella creazione della narrazione, e al contrario Newell ha esaminato le opere di Abrams per riflettere sulla funzione dello spettatore e del filmmaker nello storytelling.

Ma soprattutto, i due hanno svelato qualcosa che entusiasmerà sia i fan delle opere di Abrams, sia i videogiocatori affezionati ai prodotti Valve: «Stiamo ragionando se sia possibile creare un videogioco insieme a Valve» ha detto Abrams, al che Newell ha replicato «d’altra parte io e JJ abbiamo anche cominciato i lavori per i film tratti da Half-Life e Portal». I due franchise più famosi e amati di Valve, dunque, arriveranno presto o tardi al cinema; e non si tratta di una frase di circostanza buttata lì, visto che Abrams stesso ha confermato che il progetto «è concreto; almeno quanto può essere concreto un film di Hollywood oggigiorno». Come dire, una volta trovati i soldi nessuno ci fermerà.

Per quanto possa sembrare eretica ai fan più incalliti di Valve, l’idea è parecchio stuzzicante. Per chi invece non conosce le due saghe, un breve riassunto: Half-Life e il suo sequel Half-Life 2 sono FPS (sparatutto in prima persona) che oscillano tra sci-fi e horror puro, e nei quali la componente “spara a tutto quello che si muove” è importante almeno quanto la storia e l’universo in cui si svolgono le storie. Ambientati in un futuro distopico, tra i corridoi della multinazionale Black Mesa (il primo capitolo) e di un’immaginaria città dell’Est Europa chiamata City 17 (il secondo); protagonista di entrambi i titoli è Gordon Freeman, ingegnere costretto dalle circostanze a reinventarsi killer di alieni (per farvi un’idea di cosa stiamo dicendo, cliccate qui). I due capitoli di Portal, invece, si svolgono (quasi) interamente tra gli scintillanti corridoi della Aperture Science Inc., (fittizio) istituto di ricerca di Michigan, Ohio il cui unico interesse, a sentir loro, è la Scienza. Qui il giocatore impersona Chell, “cavia” in una serie di esperimenti condotti da una crudele e sarcastica intelligenza artificiale chiamata GLaDOS (Genetic Lifeform and Disk Operating System); ogni stanza è un puzzle da risolvere usando una semplice meccanica, quella dei portali, più facile da vedere che da spiegare a parole. Stanza dopo stanza, Portal costringe il giocatore non solo a riflettere su come risolvere il corrente enigma, ma anche a riflettere su una serie di temi come il libero arbitrio, la ricerca senza controllo, la propria identità e l’importanza delle torte nella vita di tutti i giorni.

Prima di chiudere, prendiamoci qualche riga per riflettere e speculare. I più ottimisti avranno già intravisto soprattutto in Portal il potenziale per un’opera incredibile: non necessariamente ripetendo pedissequamente la storia dei giochi, ma sfruttandone l’ambientazione e i personaggi (nota a margine: GLaDOS, o meglio la sua inconfondibile voce, arriverà al cinema anche in Pacific Rim, su personale richiesta di Guillermo del Toro) per raccontare una vicenda originale; magari, perché no, esplorando meglio le origini di Aperture Science, a cui già Portal 2 gettava un primo sguardo – grazie anche a una faccia da cinema come JK Simmons, che nel gioco dava voce e personalità al fondatore dell’istituto Cave Johnson. Oltretutto, lo stile elegante e patinato (i detrattori dicono “fighetto”) di Abrams potrebbe brillare tra i corridoi e gli asettici stanzoni della Aperture Science. Più difficile immaginare il regista alle prese con l’invasione aliena di Half-Life, nonostante la sua impronta sul monster movie Cloverfield: il legame fortissimo della trama dei giochi con Gordon Freeman – vero motore degli eventi dove invece la Chell di Portal è solo un “accidente” a cui salvare la vita – fa tra l’altro pensare che ci potrebbe essere la necessità, eretica secondo i fan, di dare una voce e una personalità al personaggio; una scelta che potrebbe lasciare tutti insoddisfatti: dopo aver giocato a due interi giochi con un protagonista silenzioso, sul quale ciascuno poteva proiettare la propria personalità, il rischio di sentirsi traditi da una scelta di sceneggiatura fuori luogo è alto. Le parole di stima di Abrams per Newell («L’uomo che ha creato i miei videogiochi preferiti») e la grande intesa tra i due, comunque, ci tranquillizzano almeno in parte. Speriamo solo di poter un giorno non (troppo) lontano affermare che, come canta GLaDOS nella canzone che conclude il primo capitolo di Portal e che vi lasciamo qui sotto come regalo, «this was a triumph».

Fonte: Wired

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