Nonostante se ne sia già parlato in lungo e in largo, la notizia è ancora freschissima: Johnny Depp è stato ufficialmente tagliato fuori dal franchise di Animali Fantastici, dove prestava il volto al villain Gellert Grindelwald, personaggio che avremmo dovuto rivedere, con il suo volto, anche nel terzo capitolo in arrivo il 15 luglio 2022.
Le ragioni dietro al suo licenziamento sono piuttosto semplici. L’attore ha appena perso la sua battaglia in tribunale contro il tabloid The Sun, denunciato dall’interprete per diffamazione a causa di un articolo in cui veniva chiamato “wife beater”, ovvero picchiatore di mogli. In sostanza, visionando tutte le prove fornite sia dalla difesa che dall’accusa, la Corte inglese ha stabilito che l’uso di tale appellativo fosse legittimo, in quanto coerente con la realtà dei fatti: Depp ha davvero picchiato Amber Heard.
In pratica, finché si è trattato di “semplici” accuse, la major ha cercato di non sbilanciarsi troppo sulla vicenda, riconfermando l’attore per il terzo capitolo di Animali Fantastici nella speranza che le cose non si complicassero e la saga non ne risentisse a livello di immagine. Ma con una conferma di tali accuse proveniente da una sentenza in tribunale, beh, le cose sono notevolmente cambiate.
C’è però un piccolo retroscena che forse non tutti conoscono.
Come riporta Variety in un recente articolo, da quando la società Time Warner – che possiede Warner Bros. – si è fusa con il gruppo AT&T venendo rinominata WarnerMedia, diverse cose sono cambiate all’interno dell’amministrazione. In particolar modo sembra che il nuovo CEO Jason Kilar e il capo dello Studio Ann Sarnoff si siano mostrati molto più intransigenti nei confronti di vicende come quella di cui si è reso protagonista Depp. In sostanza, l’asticella della tolleranza verso un certo tipo di controversie si è notevolmente abbassata, e pare che il clima di tensione riguardo il caso dell’attore fosse sempre più alto.
La sconfitta in tribunale, dunque, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, permettendo alla Warner di avere tutte le carte in regola per licenziare l’interprete con delle valide motivazioni.
Foto: Getty (Thomas Niedermueller)
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