Non stupisce che il Justice League del 2017 avesse (e continui ad avere) ben pochi fan al suo attivo, ma a quanto pare il gradimento era ai minimi storici anche tra le persone direttamente coinvolte nel progetto.
In questo caso parliamo, nello specifico, dello sceneggiatore Chris Terrio, che ha ammesso in una nuova, recente intervista di aver espresso all’epoca la volontà di vedere rimosso il proprio nome dai credits del cinecomic DC firmato da Joss Whedon.
Terrio l’ha raccontato ai microfoni di Vanity Fair, spiegando che Whedon e i vertici della Warner Bros. avevano pesantemente rimaneggiato lo script portato a termine da lui insieme a Zack Snyder: «Ero a Los Angeles a lavorare a Star Wars: L’ascesa di Skywalker quando vidi il montaggio di Whedon. Lavoravo con J.J. Abrams, ho guidato fino allo studio, mi sono seduto e ho visto il film un paio di settimane prima che uscisse al cinema. Ho chiamato subito il mio avvocato e gli ho detto: “Voglio che il mio nome venga tolto dal film” e lui ha telefonato alla Warner Bros. dicendogli che voleva venisse rimosso».
A quanto pare, però, era ormai troppo tardi. La copia finale era stata completata e gli esercenti ne erano già entrati in possesso, per cui Terrio, che non ha più visto da allora la versione di Whedon, ha dovuto tirare i remi in barca e fare dietrofront anche per evitare slittamenti, danni d’immagine e una querelle su più larga scala.
«Sono stato zitto e non ho più detto nulla da allora, ma quel film non rappresenta il mio lavoro… – dice Terrio sfogandosi – La pubblicità negativa avrebbe causato danni agli attori e alle persone che ci avevano lavorato, ma sono ora straordinariamente felice che Zack Snyder’s Justice League sia ora il titolo più in alto della mia pagina IMDB. La versione del 2017 fu un atto di vandalismo. Forse Zack è troppo elegante per dirlo, ma io non mi faccio problemi. Tutto ciò che rimaneva era solo lo scheletro del dinosauro, lo scheletro di quella che era stata un’enorme, imponente bestia: un film di 4 ore, massimalista, melodrammatico, folle ma folle in senso buono».
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Foto: MovieStillsDB
Fonte: Vanity Fair
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