K-Cinema: il cinema sudcoreano sbarca in Italia con 4 titoli imperdibili
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K-Cinema: il cinema sudcoreano sbarca in Italia con 4 titoli imperdibili

Dopo il trionfo di Parasite al Festival di Cannes, ecco 4 titoli imperdibili in arrivo nelle sale italiane nei prossimi mesi

K-Cinema: il cinema sudcoreano sbarca in Italia con 4 titoli imperdibili

Dopo il trionfo di Parasite al Festival di Cannes, ecco 4 titoli imperdibili in arrivo nelle sale italiane nei prossimi mesi

La Palma d’Oro a quel genio di Bong Joo-ho rappresenta, più che meritatamente, la punta dell’iceberg, ma il cinema sudcoreano vive ormai già da vent’anni una seconda e poderosa giovinezza. Vent’anni che il Far East Film Festival di Udine ha sempre documentato con grande amore – opere di Bong incluse, ovviamente! – edizione dopo edizione, distillandoli oggi nella brillante rassegna K-Cinema assieme alla Tucker Film. Un pacchetto di quattro titoli recentissimi che le migliori sale d’Italia ospiteranno a partire da luglio: Little Forest di Yim Soon-rye (2018), A Taxi Driver di Jang Hun (2017), The Gangster, The Cop, The Devil di Lee Won-tae (2019) e l’attesa anteprima di Burning – L’amore brucia di Lee Chang-dong (al cinema da settembre, sempre sotto il segno della Tucker Film).

Quattro titoli, quattro generi (nell’ordine: una commedia color pastello, un blockbuster d’impegno civile, un action “vecchia scuola”, un torbido mystery thriller) e una sola tag-line: Il fascino (in)discreto della Corea del Sud. Quattro titoli che fanno capire meglio il trionfo di Parasite di Bong Joo-ho, così giusto e anche così necessario, agli spettatori che non frequentano abitualmente il cinema del 38° parallelo. Quattro diverse punte dell’iceberg, insomma, a testimoniare il meglio delle produzioni recenti e l’incredibile ricchezza creativa di un’industria che ha raggiunto il quinto posto del box office mondiale. Cinema popolare di enorme qualità: suona come un ossimoro, per noi occidentali, e invece è semplicemente Corea del Sud!

Ma andiamo ad osservare, più da vicino, i singoli capitoli della rassegna…

LITTLE FOREST

Tratto da un manga giapponese, ma adattato allo stile narrativo sudcoreano, Little Forest racconta (anzi: dipinge) con sorprendente delicatezza la storia di una fuga e di una rinascita. La fuga e la rinascita della giovane Hye-won, in crisi professionale e sentimentale, che abbandona la frenesia della metropoli per imparare la lentezza della vita rurale. I codici e i segreti dell’essenzialità. Little Forest è uno sperduto villaggio dove le radici (emotive) dell’infanzia corrispondo alle radici (fisiche) della terra. Little Forest è una piccola cucina dove i nudi frutti dell’orto diventano golose ricette conviviali. Abbiamo bisogno di tanto altro, per essere felici?

A TAXI DRIVER

La mente corre a De Niro e Scorsese, certo, ma questa non è la New York degli anni ‘70: è la Seoul degli anni ‘80. Jang Hoon ci fa salire su un taxi e ci (ri)porta nel buio di Gwangju, dove sta per esplodere la grande rivolta popolare contro la dittatura di Chun Doo-hwan. Dieci giorni di lotta, dieci giorni di feroce repressione. Il 18 maggio 1980 rappresenta ancora una ferita aperta, nel cuore della Corea del Sud, e i dodici milioni di spettatori che hanno applaudito A Taxi Driver lo dimostrano. Blockbuster o inno civile? Un inno civile che parla il linguaggio del blockbuster, affidandosi – tra lacrime, risate, azione – al gigantesco Song Kang-ho: il pupillo di Bong Joon-ho da Memories of Murder a Parasite.

THE GANGSTER, THE COP, THE DEVIL

Le vie dell’action-thriller sono infinite, o quasi, e il cinema sudcoreano le sa percorrere a occhi chiusi. Dal punto di vista delle strutture narrative e, naturalmente, dal punto di vista stilistico. Pensiamo a The Chaser. Pensiamo a The Man from Nowhere. Pensiamo ai tanti cult che gli appassionati conoscono a memoria. The Gangster, The Cop, The Devil, però, non si accontenta e moltiplica tutto per tre: l’elemento crime, l’elemento poliziesco, l’elemento noir. Più che l’ennesima variazione sul tema, un appassionante – e divertente! – virtuosismo pop. La storia di un’alleanza spericolata tra uno sbirro e un bandito, impegnati a costruire una tregua per neutralizzare un serial killer. Chi sono i buoni e chi sono i cattivi?

BURNING – L’AMORE BRUCIA

Come Little Forest, anche Burning deriva da uno spostamento fra Giappone e Corea del Sud: il Giappone di Murakami, autore del racconto alla base del film (Granai incendiati), e la Corea del Sud di Lee Chang-dong, regista del memorabile Poetry (Tucker Film – 2011), che ha saputo trasformare quelle brevi pagine in un massiccio “romanzo cinematografico”. Un potentissimo dramma dell’anima che osserva la sintassi del mistery-thriller, scavando dentro le inquietudini e le ombre di uno strano triangolo (amoroso?). Ieri e oggi, ricchezza e povertà, dovere e piacere: tutto è doppio, tutto può doppiamente ingannare gli occhi e il cuore… Per Barack Obama, icona stessa dell’Occidente contemporaneo, il miglior titolo del 2018.

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